È vietato il lavoro ai non addetti all’ingresso (seconda parte)
Cinque ex Studentesse di didattica si raccontano
Ci eravamo lasciati con le storie di Claudia e Alice. In questo articolo altre tre voci raccontano il loro percorso in Accademia, quello che stanno facendo ad oggi e le aspirazioni per il futuro.
Quindi lascio la parola a loro.
Michela Zambelli
Perché hai scelto di frequentare l’Accademia e cosa ti ha spinto a continuare il tuo percorso di studi con il biennio in Comunicazione e Didattica dell’Arte?
Dopo il diploma in Grafica pubblicitaria non è stato per niente facile scegliere quale professione intraprendere. Il corso di studi di Didattica dell’Arte per i Musei è stata la meta giusta perché mi ha dato un’ ”infarinatura” generale sulle professioni museali e sulle differenti modalità per vivere l’esperienza dell’arte. Nel triennio ho apprezzato l’opportunità di avere tanti strumenti a disposizione che mi hanno permesso di “leggere” le opere d’arte e, al tempo stesso, conoscere più modalità per valorizzare e comunicare una realtà museale. Ho poi scelto il biennio specialistico in Comunicazione e Didattica dell’Arte per un discorso evolutivo, rivolto ad una fruizione dell’arte più articolata e diffusa: abbiamo organizzato eventi e conferenze, affrontato tematiche legate al mercato e al sistema dell’arte contemporaneo, conosciuto gli artisti, condotto interviste e riordinato archivi.
L’Accademia SantaGiulia rende operativi (soprattutto con attività pensate e realizzate dallo stesso studente) e consente di prender consapevolezza delle proprie attitudini. È inoltre importante sottolineare che il gruppo dell’indirizzo di studi è composto dal numero giusto di ragazzi al fine di consentire ai professori l’organizzazione di iniziative che vedano la partecipazione di tutti. I docenti conoscono i singoli studenti, portano avanti progetti insieme a loro e sono professionisti disponibili a crescere con loro.
Cosa stai facendo nell’ambito del tuo percorso di studi e come ci sei arrivata?
Gli stage sono stati fondamentali per indicarmi la strada da percorrere (la Collezione Paolo VI – arte contemporanea di Concesio il primo anno, il secondo l’Archivio di Stato di Brescia e il terzo la Biblioteca Queriniana di Brescia), ma anche la formazione grafica è stata utile perché mi ha permesso di accedere alle realtà culturali grazie alle competenze tecnologiche acquisite. Nel 2017, proprio grazie alla realizzazione degli eBook delle mostre, sono entrata a fare parte degli operatori della Collezione Paolo VI di Concesio.
Attualmente lavoro alla Collezione Paolo VI come operatrice didattica, responsabile della promozione, affianco il Social media manager; da due anni lavoro per ArteconNoi una società di guide turistiche che si occupa di arte, cultura e turismo principalmente nel bresciano; elaboro per loro percorsi tematici all’interno delle mostre organizzate a Palazzo Martinengo-Cesaresco di Brescia. Inoltro da poco ho aperto Partita Iva e sono diventata Coordinatrice dei servizi educativi del Sistema Museale di Valle Trompia.
Ad oggi, quanto credi sia stato determinante questo percorso per quello che stai facendo? Ci sono state materie o professori che hanno avuto un ruolo determinante nella tua formazione?
L’Accademia è stata una continua scoperta: ogni corso sono ha attribuito un valore aggiunto agli studi che ho deciso di intraprendere (caratterizzati dalla presenza e dal sostegno costante dei professori). Fin da subito mi sono legata alla Prof.ssa Camilla Gualina, mia relatrice del triennio e, tuttora, mio punto di riferimento per il confronto e la crescita professionale; sempre nel triennio ho avuto inoltre la fortuna di incontrare il Prof. Angelo Vigo, professionista entusiasta, motivatore e continuo stimolo di riflessione; il Prof. Paolo Sacchini è stato invece un “maestro” che mi ha accompagnata passo dopo passo nel mondo del lavoro con grande professionalità e amicizia; nel biennio il Prof. Vinz Beschi mi ha fatta tornare bambina grazie al suo magico mondo animato, mentre il Prof. Alessandro Mancassola mi ha indirizzata verso nuove mete con grande tenacia e coraggio.
Sostanzialmente, ciascun professore ha lasciato in me una scintilla, che spero avrò modo di accendere durante il mio cammino.
Quali sono i tuoi progetti o le aspirazioni per il futuro?
Dato che per la tesi specialistica ho presentato il progetto “Correnti: un evento di arte pubblica come strumento di valorizzazione culturale e partecipazione comunitaria” mi piacerebbe portare avanti questa ricerca incentrata sull’arte pubblica e sulla promozione dei centri culturali.
Attualmente, è cresciuta in me la consapevolezza che un teatro, una biblioteca, un museo non sono solo distributori o vetrine per prodotti culturali, ma centri di aggregazione e proposta; l’obiettivo è dunque quello di far vivere ai visitatori un’esperienza che vada al di là della semplice fruizione per lavorare parallelamente sul recupero della memoria e dell’identità locale, attivando così processi di inclusione e coinvolgimento degli abitanti.
Valeria Magnoli
Perché hai scelto di frequentare l’Accademia e cosa ti ha spinto a continuare il tuo percorso di studi con il biennio in Comunicazione e Didattica dell’Arte?
Ero al terzo anno in Accademia e capivo già che quello che avevo ricevuto non era abbastanza ma anzi ero pronta per ricevere qualcos’altro.
Il mio anno è stato un anno particolare non era ancora ben chiaro se sarebbe nato il biennio e anche se si percepiva nell’aria non sapevamo bene come sarebbe stato, che professori avremmo avuto e soprattutto c’era un po’ la paura di ritrovarsi a fare le stesse cose che avevamo già fatto nel triennio. Fermo restando che l’Accademia SantaGiulia sarebbe rimasta la prima scelta, non nego di essermi guardata incontro. Era la prima perché l’Accademia è strutturata in maniera tale che sia il singolo ad essere valorizzato, e quindi era un peccato non continuare.
Nella prima lezione del terzo anno il professor Paolo Sacchini ci aveva fatto riflettere sul fatto che nelle realtà più piccole c’è la possibilità di fare di più rispetto ad altri contesti. Essendo noi in poche, ed essendo la realtà culturale bresciana ancora un po’ acerba e da plasmare dal punto di vista della didattica e degli eventi, posso dire che dopo due anni dalla mia laurea magistrale ho fatto delle esperienze importanti, e che sono nate tutte dal trampolino di lancio che è stata l’Accademia.
Cosa stai facendo nell’ambito del tuo percorso di studi e come ci sei arrivata?
Io credo fortemente che il nostro percorso non sia solamente un percorso legato al mondo dell’arte ma sia un percorso formativo che mi ha dato la possibilità di diventare una persona molto pratica, rispetto quindi a tante altre persone, posso dire di lavorare ancora nell’ambito dell’arte, ma di poter utilizzare anche altre competenze che ho acquisito e metterle in pratica in diverse realtà lavorative.
Fin da quando ero in Accademia lavoravo nei musei come guida e come operatrice didattica, in particolare modo alla collezione Paolo VI a Concesio (BS) e poi al Musil di Rodendo Saiano e di San Bartolomeo, legami questi, che cerco di tenere ancora stretti, nonostante abbia preso altre strade.
Tra questa c’è Carme, dove più che ricoprire un ruolo di curatrice, ho il ruolo istituzionale di segretario, mansione di responsabilità che però mi da molte soddisfazioni. Un’altra strada importante è quella all’interno della Cooperativa Foppa, ho infatti la fortuna di essere stata studentessa “rompiscatole” e di passare molto tempo negli uffici della direzione per propormi, per fare, perché ero una persona molto curiosa. Sono stata così conosciuta dalla direzione e coinvolta in lavori che pensavo di non poter mai fare. Adesso mi occupo della promozione del Centro Linguistico Culturale San Clemente, è una sfida quotidiana, che però mi dà molta adrenalina.
Ad oggi, quanto credi sia stato determinante questo percorso per quello che stai facendo? Ci sono state materie o professori che hanno avuto un ruolo determinante nella tua formazione?
Ho la fortuna di essere una persona che ha tanti amici e questo fa si che riesca a vedere le scelte che hanno fatto gli altri, e di conseguenza, vedere le mie di scelte. Nel nostro percorso ognuna di noi è stata catturata da docenti differenti, sicuramente ci sono docenti che mi hanno illuminato. Se nel triennio la figura chiave è stata quella del Professor Paolo Sacchini, nel biennio quello che mi ha scatenato di più è stato il professor Mancassola e il professor Domenico Quaranta con il progetto Chunk. Progetto grazie al quale abbiamo vissuto l’esperienza viva del creare qualcosa, per passare dal sogno alla realizzazione.
Quali sono i tuoi progetti o le aspirazioni per il futuro?
Per il futuro voglio imparare a fare bene un lavoro e lavorare, avere le mie responsabilità, avere una continuità importante, una progettualità da portare avanti. Ho Carme che voglio che prenda il volo e poi a breve avrò un piccolo spazio e vediamo cosa diventerà.
Federica Scolari
Perché hai scelto di frequentare l’Accademia e cosa ti ha spinto a continuare il tuo percorso di studi con il biennio in Comunicazione e Didattica dell’Arte?
Ho frequentato il liceo artistico a Cremona con indirizzo architettura e concluso questo percorso, per determinate ragioni ho deciso di non andare avanti subito, ma mi sono presa un anno sabbatico. Dopo la maturità ho scelto Didattica perché avevo incontrato l’Accademia ad un salone dello studente ancora in quarta superiore e mi aveva subito interessato. Per quanto riguarda il biennio, era appena nato e siamo state quindi le prime a frequentarlo. È stato un percorso di studi che mi è piaciuto, la nostra era una classe piccola dove siamo riuscite a lavorare bene sia fra di noi che con i professori. La scelta di continuare è stata dettata dal fatto che volevo in qualche modo concludere un percorso e acquisire più nozioni ed esperienze sul campo.
Cosa stai facendo nell’ambito del tuo percorso di studi e come ci sei arrivata?
Al momento sono insegnante di sostegno in una scuola media privata di Brescia, al mattino seguo un ragazzo mentre al pomeriggio faccio delle ore di tutoraggio a studenti sordi delle superiori. Per quanto riguarda il mio percorso di studi a Carme, oltre ad essere uno dei soci fondatori, ricopro il ruolo di responsabile della programmazione artistica dove coordino un gruppo di soci per la realizzazione delle mostre ci sono arrivata perché l’Associazione ha deciso di puntare sui giovani. Inoltre, collaboro occasionalmente con la galleria A+B di Dario Bonetta per il quale curo i testi di alcune mostre.
Ad oggi, quanto credi sia stato determinante questo percorso per quello che stai facendo? Ci sono state materie o professori che hanno avuto un ruolo determinante nella tua formazione?
Nel triennio mi sono laureata con il professor Angelo Vigo con una tesi sull’editoria infantile dove ho realizzato uno dei quattro volumi di una storia dell’arte per bambini, questo, mi ha portato poi alla pubblicazione di un secondo libro sulla figura di Christo che si chiama Il ponte magico, dove il professor Vigo è stato fondamentale. Sicuramente gli insegnamenti del professor Vigo per quanto riguarda la pedagogia, la didattica e l’operatività di un laboratorio sono stati importantissimi.
Anche il professor Paolo Sacchini, che con la sua precisione e minuzia è stato fondamentale per al conduzione di una visita guidata. Oggi sono precisamente quattro anni che mi sono laureata in triennale (17 febbraio), il 23 (febbraio) saranno invece due anni dalla specialistica. Ogni tanto ci penso e mi dico che ogni docente magari al momento non ti da subito quella nozione o quella capacità, ma nel corso degli anni la vai a ritirare fuori, a ripescare dal cassetto e risulta importate, non solo qui a Carme ma anche in qualsiasi altro progetto.
Quali sono i tuoi progetti o le aspirazioni per il futuro?
Le aspirazioni per il futuro sono sicuramente incrementare le ore dedicate al lavoro legato a quello che ho studiato, perché è ancora un campo molto difficile e quindi attualmente non sono indipendente economicamente.
Andare avanti con la curatela è sicuramente un progetto, mi piacerebbe molto organizzare una mostra solo di light art o comunque dedicata alle installazioni. Se ne avessi la possibilità farei uno stage all’estero o comunque vorrei andare a lavorare per una galleria all’estero, soprattutto nei Paesi Bassi e nord Europa. Continuare con il lavoro di curatela sia in maniera freelance ma anche aprire non una galleria ma piuttosto uno studio di ricerca.
Certo, sono tutti grandi sogni, ma con il tempo chissà…
In conclusione
ATTENZIONE ATTENZIONE
È vietato l’ingresso ai non addetti al lavoro
È vietato il lavoro ai non addetti all’ingresso…
Così inizia una “poesia” di Bruno Munari, artista e designer, che per chi fa Didattica Museale è diventato fonte di ispirazione e nome che… esce ormai dalle orecchie. 😉
Questo è un testo semplicissimo dove l’autore compie degli impercettibili stravolgimenti, gioca con le parole, crea delle frasi di volta in volta sempre nuove e sempre diverse dalla precedente. Sono frasi che aprono un mondo di interpretazioni e collegamenti, come alcuni libri, corsi o professori e come le storie e le esperienze che sono state raccontate.
Perché, se non sarà chiaro cosa vuol dire “È levato di dosso il divieto del tetto”, la cosa certa, ed è visibile dalle storie che avete letto, è che per chi ha voglia di imparare e mettersi in gioco non ci sarà mai la scritta: “È vietato l’ingresso agli addetti al lavoro”.
Beatrice Da Lan
Didattica dell’Arte per i Musei #teamdidattica
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