Arte 3.0: come fare esperienza dell’arte oggi
Qualche tempo fa, con l’articolo di Beatrice Cittadini della stessa città ma in un’epoca diversa, vi avevamo raccontato la prima esperienza di conduzione di un laboratorio didattico realizzato dai ragazzi del I anno di Didattica dell’Arte per i Musei.
Per voi lettori, che molto probabilmente mai avrete partecipato ad un laboratorio didattico stando dalla nostra parte, forse non vorrà dire molto, ma per noi, educatori, soprattutto in ambito accademico, l’esperienza degli altri può essere di grande arricchimento.
Fra chi di noi si conosce un po’ meglio, o semplicemente si incontra più spesso per i corridoi, è normale passare qualche minuto a chiacchierare e confrontarsi sulla nostra esperienza e ciò che abbiamo visto e fatto durante la settimana (ma anche nell’ultimo mese!). In particolare, è estremamente importante il confronto, soprattutto quando il tema sono i laboratori: non aver partecipato non vuol per forza dire non potersi arricchire di esperienza da un racconto.
È soprattutto per questo, per arricchire noi e anche chi ci legge, che vogliamo condividere le nostre esperienze con voi, sperando di farvi interessare a quella che è la nostra vita, la nostra routine, ma soprattutto far riflettere sull’importanza che la divulgazione artistica, a tutte le età, assume.
Laboratorio con gli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado
Sono Federica, e con le mie compagne del terzo anno (nonché alcune del primo anno del biennio) di Didattica dell’arte per i Musei, venerdì 17 marzo 2017, ci siamo trovate nuovamente presso la scuola Santa Paola Elisabetta Cerioli di Orzinuovi (provincia di Brescia), per sperimentare un percorso simile a quello già svolto da Beatrice e i suoi compagni, questa volta, però, con le classi della terza media.
L’opera scelta è la stessa, L’offerta di Orzinuovi a Maria Vergine con i Santi protettori orceani Bartolomeo e Giorgio, di P. M. Bagnatore, molto diverso invece è stato l’approccio utilizzato.
Parlo di sperimentare perché, anche se per noi la conduzione di un laboratorio didattico non è più cosa nuova, il metodo lo è stato!
Il proposito che ci siamo posti in questi anni con il Prof. Angelo Vigo (Docente del corso di Pedagogia e didattica dell’arte), nell’ambito del progetto pilota Accademia dei Bambini, è quello di far fare esperienza dell’arte. In quest’ottica, il mese scorso, abbiamo utilizzato un metodo che cercasse di scardinare la concezione classica del laboratorio didattico, per arrivare ad un’analisi e rielaborazione in chiave espressiva dell’opera.
Perché parliamo di Arte 3.0?
Ciò che abbiamo chiesto ai ragazzi è stato di realizzare un’installazione ispirata all’opera.
L’idea era quella di riprodurre in scala reale e tridimensionale le sensazioni, date dall’analisi e conoscenza dell’opera. Per fare questo gli studenti sono stati divisi in tre diversi gruppi: uno si dedicava al componimento di testi, poesie; il secondo alla rielaborazione e creazione di tre dei personaggi presenti nel dipinto (San Bartolomeo, San Giorgio e il cavaliere), mentre l’ultimo si è dedicato alla registrazione di gesti ed espressioni, tramite l’utilizzo di una trentina di tablet, che integrassero la scena del dipinto.
Ciò che è stato creato è, dunque, un discorso collettivo, realizzato con strumenti che non presentano novità per i ragazzi (dispongono tutti di un tablet per le attività didattiche), ma che vengono utilizzati con una nuova accezione: quella di strumenti per l’arte.
Per noi ragazzi di Didattica, questa esperienza ha rappresentato una sfida: l’utilizzo di materiali non convenzionali avrebbe potuto portare gli studenti a vedere il laboratorio come superficiale, poco professionale, oppure coinvolgerli, affascinarli e stuzzicare le loro menti nel processo creativo, proprio grazie all’utilizzo non convenzionale di un mezzo convenzionale.
Per nostra fortuna la risposta è stata più che positiva, e questo abbiamo potuto notarlo soprattutto dal risultato finale. Dopo le prime difficoltà, per timidezza piuttosto che insicurezza, nella registrazione dei video, i ragazzi hanno saputo cogliere il significato della nostra proposta: sono stati in grado di elaborare dei filmati propri, creativi in quanto provenienti dalla loro esperienza e rielaborazione, e non più creati solo tramite l’indicazione dell’educatore.
La curiosità e la ricerca rimangono la base dell’esperienza
In conclusione, posso dire che questa esperienza sia stata utile per noi come per i ragazzi, sia per il laboratorio didattico in sé, sia per le dinamiche che ci ha portati a dover sperimentare.
Da parte nostra e del nostro pubblico, c’è stata una forte componente di ricerca e quindi elaborazione in corso d’opera. Abbiamo rischiato insieme a loro (certo non senza un’adeguata preparazione!) e capito insieme cosa si poteva fare. Quando si fa un laboratorio, se si vuole fare esperienza dell’arte, non siamo solo noi a dover insegnare, ma, piuttosto, dobbiamo essere in grado di cogliere gli insegnamenti che, i ragazzi con cui lavoriamo, possono darci.
Far sperimentare l’arte è uno dei processi più difficili che ci sia, si rischia spesso di cadere in banalizzazioni, di far sperimentare una tecnica piuttosto che farla davvero comprendere.
L’obiettivo che ci poniamo è difficile da raggiungere, ma queste esperienze, sono sicuramente ciò che ci può far comprendere la giusta strada!
Federica Zubani,
Triennio di Didattica dell’Arte per i Musei
Per saperne di più: #teamdidattica
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