La Stanza Nera, il ‘mondo scolorato’

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

Giocare con i colori e imparare ad abbinare un colore ad un elemento significativo della propria esperienza è, soprattutto per i bambini della scuola dell’infanzia, un fatto quasi naturale.

Per un intero anno scolastico, nella scuola dell’infanzia “Garibaldi” di Molinetto di Mazzano si è lavorato proprio sui colori e con i colori, nel corso di attività didattiche in forma di laboratorio, alla ricerca delle loro proprietà e delle loro caratteristiche.

Ovviamente non poteva mancare, in questo lungo progetto didattico, un riferimento sul colore nell’arte e, per questo motivo, gli studenti dell’Accademia SantaGiulia si sono messi in giococon i piccoli di Molinetto e hanno progettato e realizzato per loro due esperienze laboratoriali particolarmente significative.

La prima, realizzata a gennaio, è stata la Stanza dei colori, con un chiaro riferimento all’opera di Yayoi Kusama, la seconda è stata invece il Mondo Scolorato portata a termine giovedì 7 giugno 2018.

Ogni colore suscita in ciascuno di noi un’emozione particolare e ciascuno di noi ha il suo colore preferito, ma il nero è un colore o l’assenza completa di colore?

Per i bambini un mondo tutto nero è soprattutto un mondo scolorato ed è difficile immaginare un mondo senza colori, perciò hanno provato a realizzarlo concretamente. O meglio… hanno provato a realizzare un piccolo angolo di mondo all’interno di una stanza nera.

E così, con l’aiuto degli studenti del percorso di Didattica dell’Arte per i Musei III, guidati dal professor Angelo Vigo, i piccoli hanno intrapreso un momento di laboratorio didattico in cui hanno selezionato e poi colorato di nero tanti oggetti: un tavolo, due sedie, un cestino, dei piatti, alcuni bicchieri, un po’ di posate, una mela, una banana, una buccia di banana, una scatola di metallo, alcuni giocattoli, un vaso, un mazzo fiori, una palla, una scopa.

Tutti questi oggetti, completamente colorati di nero, sono finiti in un angolo delimitato da teli neri: un angolo di mondo completamente nero e scolorato.

È stata davvero una sorpresa, alla fine, ritrovare la bellezza anche in uno spazio completamente senza colori.

Con gli occhi sgranati, i bambini, ma anche gli studenti e le maestre, hanno osservato meravigliati questo strano e piccolo ambiente, rendendosi conto che la bellezza degli oggetti può esistere anche senza il colore poiché il loro fascino non sta solo nel colore, ma anche nella forma delle cose.

La Stanza Nera realizzato nella scuola di Molinetto è, in pratica, una semplice installazione che ha consentito sia di affrontare in modo originale il tema del colore sia di sperimentare una modalità espressiva collettiva in modo creativo e insolito.

L’obiettivo di questo laboratorio è sempre quello che ormai costituisce il filo conduttore del corso di Pedagogia e Didattica dell’Arte: progettare e sperimentare contesti per far vivere ai bambini un’esperienza dell’arte.

Al termine del laboratorio, un racconto, appositamente ideato e scritto per i bambini di Molinetto, ha permesso di collocare sul piano dell’immaginazione e della fantasia le riflessioni più serie sul rapporto tra forme e colori, consentendo anche ai più piccoli di cogliere il significato dell’attività svolta e di guidarli nella comprensione e “contemplazione” del risultato ottenuto.

IL BUIO, di Angelo Vigo

Racconto per i bambini della scuola dell’infanzia “GARIBALDI” di Molinetto di Mazzano.
Tutti avevano paura di lui.
Ma perché?
D’accordo, non era bello come sua sorella, che piaceva a tutte le persone.
Lui invece no, non piaceva a tutti, anzi: piaceva proprio a pochi.
Faceva paura, dicevano. Ma paura di cosa? Proprio non capiva.
Il fatto è che tante volte capitava che qualcuno si approfittasse di lui per spaventare le persone. Così finiva che diventava lui il colpevole.
“Vattene!”, gli dicevano. Quando arrivi tu non si vede più niente!
Gli davano la colpa di trasformare le cose e di far diventare spaventose anche le cose più belle.
Ma cosa c’entrava lui? Lui non trasformava proprio niente: erano loro che vedevano male o credevano di vedere cose che non c’erano!
E così finiva sempre che cercavano di scacciarlo in tutti i modi possibili. Persino con il fuoco! Ma perché? Cosa aveva fatto di male?
Senza di lui era difficile riposare e dormire.
Senza di lui, in caso di bisogno, era difficile nascondersi.
Senza di lui non si potevano vedere le stelle.
E senza di lui non si poteva vedere neppure la Luna, che in certe sere appariva bellissima proprio grazie a lui. Perché le persone e tanti bambini non riuscivano a capirlo? Perché si spaventavano e scappavano da lui?
Sì, d’accordo: sua sorella Luce era splendida e tutte le persone le volevano bene. Anche lui le voleva bene, ma a dirla proprio tutta, ogni tanto era un po’ geloso di sua sorella. E poi pensava che, in fondo, era fin troppo facile voler bene a lei. “Per forza le vogliono bene,” - pensava – “grazie a lei tutto è luminoso e si possono vedere perfettamente tutti i colori del mondo!”
Il rosso, per esempio: un colore forte e potente. Il giallo, luminoso e brillante.
Il blu, calmo e profondo.
Il verde, tranquillo e rinfrescante.
E poi il fucsia, l’arancione, il turchese, il viola, l’azzurro, il rosa, il bianco, ...
Sì, d’accordo, lo ammetteva anche lui: i colori sono tanti e davvero belli. E ognuno può scegliere il suo preferito. Le cose, tutte le cose, grazie ai colori sembrano ancora più belle di come sono. Ma la lui i colori non interessavano. Lui riusciva a vedere la bellezza delle cose anche senza i colori. A lui bastavano le forme.
Ogni cosa ha la sua forma: piccola, grande, rotonda, quadrata, spigolosa, dritta, curva, storta, liscia, ruvida,appuntita, piegata, sbilenca...
Lui pensava che non è necessario guardare le cose solo perché sono colorate. A lui le cose piacevano così come erano fatte, anche senza colore. Lui le riconosceva sempre, tutte, anche quando non poteva vederle. Per lui le cose, proprio tutte le cose, era come se fossero nere. Tutte nere. Senza colore. Ma tutte avevano una forma e lui quelle forme le sapeva riconoscere.
Perché lui era il Buio, nero, profondo, scuro. Ma capace di capire, ammirare e proteggere la bellezza della forma di ogni cosa.

Prof. Angelo Vigo
docente di Pedagogia e Didattica dell’Arte


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