Un labirinto di sensazioni

Pubblicato da Accademia SantaGiulia il

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Esplorare l’arte con i più piccoli: un viaggio educativo tra creatività, sostenibilità e pedagogia

Non è la prima volta che il Prof. Angelo Vigo (ora Direttore dell’Accademia SantaGiulia) si trova a lavorare con gli studenti del corso di Didattica dell’arte e a creare laboratori ed esperienze legate all’arte con i più piccoli. Lo ha fatto una volta al Carme di Brescia e già altre volte alla Scuola Audiofonetica di Brescia dove siamo di “casa” e dove spesso ci siamo trovati ad inventare “laboratori ad hoc”. Questa volta però c’è ancora di più.

Le studentesse del II anno si sono accostate per la prima volta ai bimbi della scuola dell’infanzia, e quindi di massimo 5 anni, un pubblico davvero imprevedibile sia per sensibilità che per reazione alla comprensione delle cose. E c’è la rete che l’Accademia riesce a creare ogni giorno anche e soprattutto per l’interesse che i suoi approcci didattici risvegliano negli enti del territorio: questa volta, è stata coinvolta CREA – Centro Riciclo e Arte – Fobap Anffas Brescia Onlus. Un progetto culturale a Brescia che promuove la sostenibilità e il riuso creativo dei materiali di scarto, provenienti da settori industriali, artigianali e commerciali trasformandoli in risorse educative e creative per scuole, associazioni e comunità.

E in ultimo (ma non per importanza) c’è il metodo didattico legato alla pedagogia dell’arte che spesso richiede inventiva, creatività e capacità di  problem solving per far sì che l’operatore che un domani si occuperà di progettare e svolgere questi laboratori per enti e istituzioni museali o educative, centri gli innumerevoli obiettivi che un’operazione come questa porta con sé: accompagnare il bambino in un’esperienza artistica immersiva, che lo porti a pensare e ad agire come l’artista e che non si esaurisca con l’esperienza stessa.

Ne parliamo con i protagonisti, perché è attraverso la loro testimonianza diretta che pensiamo si possa comprendere al meglio il valore di questo tipo di esperienze.


Cominciamo dal Prof. Vigo. Lo raggiungiamo immediatamente dopo lo svolgimento del laboratorio. Stanco ma felice (come solo lui sa esserlo quando si trova con i suoi studenti e i bambini) ci facciamo raccontare un po’ di questa esperienza.

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Prof. Angelo Vigo, Direttore dell’Accademia SantaGiulia, durante il laboratorio

“Il taglio che diamo a questi laboratori è solitamente di tipo percettivo, espressivo. Partiamo da esperienze di vario genere che poi i bambini rielaborano in forma espressiva con uno dei tanti linguaggi a disposizione. Quest’anno l’idea era quella di lavorare sulla percezione tattile. 
Quest’idea però  ha comportato un grosso lavoro di selezione dei materiali da esplorare per mantenere l’obiettivo e in questo è stato eccezionale il rapporto con i referenti CREA. Questo centro utilizza materiali di recupero, che sistematicamente raccoglie e classifica. Ci ha consentito di andare a selezionare i materiali più idonei per il nostro lavoro e poi molto cortesemente ci ha aiutato a mettere insieme la quantità necessaria per il laboratorio.
Siccome poi già Munari prima e altri poi avevano sperimentato l’idea di un laboratorio tattile, noi abbiamo pensato di abbinarlo a un momento di gioco, anche un pò evocativo e coinvolgente. E allora ci è venuta l’idea del labirinto che contiene un sentiero molto particolare: un sentiero che cambia continuamente aspetto e i cui materiali fanno la differenza. L’ossatura del labirinto è costituita da cartone ondulato, un richiamo ad una  delle opere realizzate da Michelangelo Pistoletto. Un luogo dove perdersi, dove ritrovare attenzione per ciò che abbiamo intorno. il tutto, percorrendo il sentiero con i piedi nudi,  obbligatori per percorrere il labirinto.”

“In Accademia la didattica è sostanzialmente laboratoriale e lo è prioritariamente per i nostri studenti che quando devono imparare qualcosa la devono sperimentare direttamente per poi riflettere su quanto si è appena vissuto. 
Dopo essere stati a CREA e aver sperimentato i vari materiali, in aula abbiamo ragionato su cosa significa sentire attraverso il tatto questi materiali e abbiamo pensato di inventare una storia. Lavorando però con bimbi così piccoli la classica organizzazione del racconto in forma di storia non poteva funzionare. E allora l’abbiamo trasformata in filastrocca che poi abbiamo lasciato ai bambini. Si tratta di una filastrocca che racconta il senso del gioco che abbiamo realizzato. In questo modo gli studenti hanno sperimentato in diverse fasi: prima l’esperienza tattile, poi la riflessione, poi l’elaborazione della storia e la successiva rielaborazione sotto forma di filastrocca che è diventata poi oggetto concreto lasciato ai bambini per testimoniare quanto appena accaduto. Questo è il senso della didattica laboratoriale: questa è didattica dell’arte per i musei.”

“Beh, intanto seppure in maniera provvisoria le ragazze hanno sperimentato cosa significa progettare e realizzare un laboratorio. Sembra tutto facile, tutto semplice, poi in realtà le difficoltà ci sono, e sono tutte da risolvere mentre si lavora. 
In generale però,  spero che abbiano compreso anche quali sono le caratteristiche fondamentali di un laboratorio espressivo che ha bisogno sì di forti stimoli per partire, ha bisogno di occasioni per creare esperienze veramente significative ma ha anche bisogno di un ambiente particolare nel quale sperimentare. Ecco perché il labirinto! Il labirinto ha creato uno spazio, un ambiente in cui i bambini si sono persi e si sono concentrati di più. E’ un contesto evocativo che secondo la mia metodologia didattica è parte essenziale di un laboratorio che non deve essere freddo e scontato e legato alla semplice esperienza in sé.”

Lasciamo il Prof. Vigo che ancora una volta ci ha illuminato sul senso delle cose. Perché alla fine, anche il laboratorio artistico in ambito pedagogico, diventa solida esperienza se progettato e realizzato nella dimensione dell’incontro.

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Il gruppo di studentesse del corso di Didattica dell’Arte durante l’allestimento del laboratorio in Audiofonetica

È quindi importante anche potersi confrontare con chi questo laboratorio lo ha accolto e custodito, facilitando la connessione tra operatori e i piccoli.
Ci rivolgiamo quindi alle Maestre della Scuola dell’infanzia e in particolare alla Direttrice della Scuola, Luisa Ronchi. A lei chiediamo di raccontarci come le sembra che i bambini abbiano vissuto questa nuova esperienza.

“I bambini hanno reagito molto bene sia alla nuova esperienza che alle nuove persone  incontrate. Non hanno avuto nessun timore, si sono messi in gioco da subito, attenti sin dall’ascolto della storia.  Sono stati ricettivi,  hanno collaborato bene anche nel percorso, non hanno toccato niente di quello che non dovevano e sono stati meravigliati da ciò che hanno trovato. Nei disegni non si sono applicati molto anche se ognuno ha espresso la sua preferenza per la sensazione tattile che gli è piaciuta di più. Ad esempio in tanti hanno riferito dei semi perché facevano solletico; altri hanno detto dei rotolini neri perché erano appiccicosi però tutti  sembravano soddisfatti e non si sono stancati, anche se l’attività è comunque durata tanto, tra la preparazione e lo svolgimento. Anzi, il percorso l’hanno anche voluto rifare due o tre volte. Anche i bambini con disabilità sono riusciti a percepire ed effettuare il percorso. Chi comunque ha usato le calze e non aveva i piedi nudi per difficoltà a togliere la calza, ha effettuato il percorso fino alla fine. Chi era inizialmente spaventato lo ha affrontato dapprima con l’insegnante e poi lo ha riscoperto da solo ed è piaciuto tantissimo. È particolarmente piaciuta la “nuvola”, chiamata così dai bambini perché si trattava di un materiale molto soffice e il contatto con il piede ha dato loro questo effetto di morbidezza. È piaciuto e vorrebbero farlo nuovamente con calma, magari anche nel pomeriggio.”

“Come scuola promuoviamo molto le collaborazioni con delle eccellenze, come in questo caso. Queste esperienze ci consentono di aprirci un po’ rispetto a quella che è la nostra quotidianità che è già improntata su una didattica laboratoriale che mette i bambini al centro e li rende protagonisti del loro percorso. In questo caso abbiamo lavorato con un percorso percettivo e tattile perché volevamo che venissero stimolati anche tutti i loro sensi e che i bambini potessero arrivare poi ad una loro elaborazione artistica: cerchiamo di portarli sempre a pensare in maniera differente, in maniera divergente quindi a utilizzare tutte le forme espressive che possono incontrare. 
È un po’ la nostra modalità di lavoro: diamo ai nostri bambini sempre tanti stimoli e poi, in base a quello che osserviamo, quello che loro ci restituiscono è per noi utile a calibrare le attività. Si tratta di una programmazione in costante divenire. La parte sensoriale e artistica è la parte che noi prediligiamo perché essendo una scuola con delle caratteristiche particolari, ogni tipo di bambino nella sua unicità, può percepire se stesso negli aspetti che vuole, che va oltre le prestazioni cognitive: questo è il lavoro che fa l’arte, legata appunto a tutto quello che comprende la sensorialità, il vedere, lo sperimentare. L’arte permette al bambino di azzerare la diversità. E questo penso sia un aspetto indispensabile in una scuola dell’infanzia come la nostra.”


E infine, testimoni attive di questa esperienza sono le studentesse dell’Accademia che con impegno e dedizione hanno seguito il Prof. Vigo e hanno realizzato il laboratorio passo dopo passo, assumendosene tutto il carico di responsabilità che questo comporta.

Ci rivolgiamo a due tra loro Allegra e Camilla che, nonostante abbiano già affrontato altri laboratori in precedenza, non avevano fino ad ora mai lavorato con bimbi così piccoli. Sui loro visi adesso la stanchezza di chi ha dato tutto ma la gioia di quanto ricevuto.

“Forse inizialmente un po’ di paura perché a meno che tu non abbia fratelli o sorelle più piccoli non capita spesso di avere a che fare con bambini di 3 o 5 anni. Li vedi tanto piccoli! E non avendo con l’Accademia mai realizzato un progetto  con bambini così piccoli, secondo me nessuno di noi sapeva cosa aspettarsi e come avrebbero reagito al percorso. Se i bambini più grandi capiscono già meglio cosa stai spiegando loro,  per questi piccolini non avevamo idea di cosa avrebbero recepito e se ci avrebbero ascoltate. Quindi sicuramente ci porteremo a casa molta più consapevolezza del fatto di lavorare con bambini così piccoli. 
Però vista anche la precedente esperienza, posso affermare che questa volta è stato molto meglio. Siamo anche state più brave noi a gestire sia il pubblico che le sue esigenze. Onestamente poi mi hanno  stupita perché hanno ascoltato con grande attenzione, aspetto questo assolutamente non scontato: io pensavo che più piccoli sono, più è difficile è! 
Credo che questo laboratorio sia piaciuto tanto,  perché la stanza era completamente diversa, un ambiente rinnovato dove muoversi  in totale libertà e autonomia, mentre noi eravamo lì a sorvegliare che tutto andasse per il meglio.”

“Sì. Sicuramente è piaciuto. Già  il fatto che ci hanno chiesto di farlo più volte è indice di gradimento. Soprattutto alcuni bambini, all’inizio spaventati dall’esperienza,  poi hanno percorso e ripercorso il labirinto, prima con la maestra e poi da soli, oppure l’hanno fatto inizialmente evitando di calpestare alcuni materiali e poi nuovamente calpestandoli. Questo secondo me è un ottimo esito.  L’unico aspetto forse su cui avremmo potuto lavorare meglio, dando loro più indicazioni,  sono stati i disegni: avremmo dovuto dedicarvi più tempo.  Noi avevamo ipotizzato che i bambini avrebbero utilizzato materiali diversi per i disegni. Invece tutti hanno disegnato coi pennarelli un po’ copiando e i risultati sono stati molto simili. Visto che è successo anche in altre esperienze precedenti, forse la presenza di un operatore dedicato a questa fase, avrebbe potuto supportare i bambini stimolando meglio la loro fantasia. Ecco un aspetto di cui fare tesoro per il futuro.”

“Senz’altro hanno avuto un approccio differente, concentrandosi maggiormente sui materiali e facendo il percorso più lentamente rispetto ai bambini più grandi. Forse perché erano maggiormente attratti dalla novità, dal fatto che fosse qualcosa di diverso. Si sono immedesimati di più nell’esperienza dei bambini più grandi.”

“Meno paura di lavorare con i bambini piccoli e molta più tranquillità. 
E poi senz’altro un ricordo molto positivo. Vedere che tutti si sono concentrati e hanno prestato il loro tempo per fare questa cosa è stato molto gratificante! Anche le maestre sembravano contente di come stavano andando le cose. Tra l’altro io ero un po’ preoccupata prima di iniziare perché seppure avessimo preparato i materiali,  dovevamo ancora montare tutto e questo mi causava ansia. E invece ho capito che siamo state in grado di gestire i tempi, o comunque abbiamo capito come fare per gestirli  in un determinato modo. Utile anche per esperienze future!”


E così si chiude una mattinata veramente intensa che ha coinvolto tutti allo stesso modo e con la stessa intensità fatta di attese, curiosità, paure e convinzioni da confermare o tesi da confutare.

È il bello dell’arte che sempre ci pone nelle condizioni di doverci fare delle domande che non sempre trovano risposte ma che incontrano esperienze di cui fare tesoro e su cui continuare a lavorare. Un vero labirinto di sensazioni!

Ufficio ComunicazioneAccademia SantaGiulia


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