Museo in classe
Spazio che custodisce identità
Cos’è un museo? Cos’è per noi un museo?
Esperienza laboratoriale condotta dalla prof.ssa Damiana Gatti e affiancata dagli studenti del II anno del biennio specialistico di Comunicazione e didattica dell’arte dell’Accademia SantaGiulia di Brescia per i ragazzi di terza media dell’Istituto Paritario Bonsignori, Remedello (BS).
Un laboratorio parzialmente online, parzialmente in presenza, con le tre fasi d’incontro.
Nel primo incontro, “Museo da casa”, gli studenti dell’Accademia portano tra i banchi il proprio “museo del cuore”. Cos’è? Una realtà paesaggistica o culturale intorno al loro habitat in un periodo difficile attraversato dal “Covid-19”, dove i musei sono chiusi. Lo studente si trasforma in regista e guida del proprio spazio da condividere con gli altri e la voce, testimone di bellezza, diventa arte che illustra ai ragazzi in DAD luoghi preziosi della provincia di Brescia e Bergamo.
Ragazzi del Bonsi in DAD a casa loro, studenti Hdemia sempre in DAD ma attraverso il: Castello di Sirmione, Museo di Gavardo, Brescia centro, Ceratello (BG), valli bresciane, zona Carmine a Brescia.
Nelle riprese lo spazio e il tempo si dilatano, si trasformano e trapela la voglia di essere partecipi, di essere là, “qui e ora”, creando e condividendo una momento.
I ragazzi sono invitati a diventare guide e registi di uno spazio del cuore come prova di identità e di bellezza, a loro avviso, anticipando una raccolta personale per allestire e vivere un museo ideale.
Al termine dell’incontro è stato chiesto di portare a scuola una raccolta di oggetti emozionali necessari per poi creare uno studio del loro ipotetico patrimonio museale e capire come si allestisce una mostra.
Come trasformo la mia classe in un museo?
Inizia la seconda fase.
La prof.ssa Gatti in presenza, affiancata online dagli studenti dell’Accademia SantaGiulia, ha suggerito come spostare i banchi, catalogare gli oggetti in varie classificazioni delineando, selezionando e nominando ogni singola opera. Libri, scritti, peluches, collane, giochi, identità da custodire e valorizzare.
Il progetto prevede la modifica dello spazio dell’aula, creando delle didascalie e ipotizzando un “percorso di visita”. La mostra prende corpo e nome: Terzium the Museum.
I ragazzi sono fermi da tanto tempo, si, un anno forse non sembra tanto ma un tempo senza relazione, in continua intermittenza tra on line e presenza, senza contatto fisico scolastico, lavori di gruppo, uscite brevi in paese, gite, eventi ed interazioni con l’altro hanno fatto scattare un “abbiamo finalmente fatto qualcosa di diverso.”
Ha fatto nascere una reazione impulsiva bellissima, con il permesso del preside, Angelo Bagossi, hanno invitato altre classi alla visione del loro museo in modalità spontanea e non organizzata stravolgendo i nostri tempi.
Creare “qualcosa” insieme in un momento dove il confinamento è una realtà presente e pesante, scomporre lo spazio e alterare il tempo per evadere verso una realtà di bellezza dove tutti sono coinvolti e partecipi è stato molto bello.
Un primo passo verso questo mondo, lo abbiamo fatto noi, studenti dell’Accademia, insieme alla coordinatrice e docente. Ci siamo messi per primi nella condizione di essere vulnerabili e di raccontare emozioni per viverle insieme, un esempio che è stato rispecchiato nel loro operato.
Abbiamo condiviso, natura, campagna, posti e sapori, tra antico e contemporaneo, il profondo e la leggerezza. Arte e verità in una specie di gioco.
Un gioco che insegna nel modo più valido, più autentico, un mondo di bellezza.
Ci hanno sempre insegnato che la bellezza salverà il mondo:
Il museo viene spesso guardato come una realtà impolverata, spesso da evitare, qui diventa cosa nuova e messa in atto da preadolescenti.
La scuola, diventa così, il luogo più autentico di un incontro e condivisione attraverso il mondo del museo e se Maometto non va alla montagna…
Per completare il cerchio, la docente ha messo in connessione tutti quanti, collegati da fili invisibili. Gestire un numero di studenti in presenza e altri online, coordinare, mediare non è semplice ma le riesce meravigliosamente con spontaneità e leggerezza. Come in un’orchestra, l’armonia di una musica stimola e unisce.
Questa modalità è nuova un po’ per tutti, noi ci siamo sentiti di sperimentarla e portare il museo a scuola.
Il preside Bagossi entra in aula per comunicare una direttiva: “l’indomani sarà la giornata dell’albero e al parco si pianteranno nuovi germogli”.
Sembra un sogno che fa vibrare il cuore, un sogno di una generazione educata verso la rigenerazione del suo mondo. Una chance per il mondo…
Il laboratorio si conclude così, tra natura e arte, emozioni e confronti. Salutiamo i ragazzi del Bonsignori invitandoli alla terza fase, ovvero “Museo in museo”, visitare spazi, allestimenti, opere, luoghi che custodiscono molteplici identità dove potersi rispecchiare partendo dai piccoli musei del loro paese fino a quelli più noti della provincia.
Cornelia Ghita,
II anno del biennio specialistico di Comunicazione e didattica dell’arte
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