L’arte parla per me: si racconta Fabio Viale

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

Fabio Viale (nato a Cuneo nel 1975) è uno scultore che ha saputo imporsi sulla scena internazionale con delle opere in marmo così coinvolgenti da divenire degli eventi.

Viale fin dal inizio della sua attività, si ispira alle icone classiche greche e rinascimentali che interpreta attualizzandole; associando la creatività ad anni di ricerca anche tecnologica.
L’artista illusionista della materia capace di trasformare il marmo in polistirolo, carta, gomma, plastica. Utilizza il marmo anche come elemento fisico delle sue performance.

In questa situazione di chiusura, in data 24 aprile 2020, Viale ha incontrato online i nostri ragazzi dei bienni specialistici di Scultura Pubblica MonumentaleArti Visive Contemporanee e del terzo anno di Pittura per fargli vivere un momento di libertà, raccontadogli il proprio percorso di vita e artistico e per regalare qualche piccolo consiglio.

RIPORTIAMO DI SEGUITO ALCUNI PASSAGGI DELL’INTERVISTA.

Ravaneto – www.fabioviale.it

FORMAZIONE E MAESTRI

Lorenza Romeo – Corso di Pittura, 3° anno

  • Quali artisti ritiene siano stati importanti nella sua formazione e per la sua ispirazione artistica?

Fabio: “Guarda, sono cambiati molto nel corso degli anni. Ricordo che la fase cruciale si è fatta per me in accademia. Sono passato dal liceo artistico all’accademia di Torino, poi l’accademia a Carrara e poi son rientrato a Torino. In quel periodo ero molto attratto alla scultura, per cui sono passato dai grandi classici ai moderni.

Ricordo che c’era un testo molto interessante, che conteneva dei dialoghi di Arturo Martini con Gino Scarpa e questo testo mi prese veramente tanto e credo, che in esso, ci siano tante risposte per chi ha un approccio accademico alla scultura. Poi sono passato a Luciano Fabro e anche qui ho incontrato un testo molto interessante che vi consiglio: “Arte torna arte”, ma probabilmente l’avrete già studiato. E poi gli ultimi anni, ricordo che iniziava a uscire Cattelan, per cui ricordo ancora questo papa alla mostra a Londra di Saatchi e da li ovviamente tutto è iniziato. Comunque non c’è mai stato un artista a cui io mi sia particolarmente legato.

Una cosa veramente importante, che ho imparato durante gli anni in accademia, è approfondire, informarsi.”

Cave di marmo Michelangelo – www.fabioviale.it

Margherita Bobbo – Corso di Pittura, 3° anno

  • Come e quando ha iniziato ad interessarsi alla scultura del marmo? Cos’è scattato in lei quando ha capito che era ciò che voleva fare?

Fabio: “E’ iniziato fortunatamente subito. In quanto, frequentando il liceo artistico, il docente di allora si rese conto che avevo delle grandi facilità nel modellare la creta, cioè nel visualizzare in 3D le forme. Avevo un dono a differenza dei miei compagni.

Il professore, mi mandò in aula dove c’erano vari materiali e li trovai un sasso per terra. Mi diede una mazzetta e uno scalpello, io gli diedi un colpo e saltò una scheggia e vidi sotto questa crosta scura un cristallo bianchissimo. Come vidi questo bianco mi emozionai e dissi “fantastico!” e poi iniziai a scolpire. Dopo un mese conclusi il lavoro e il docente venne da me e mi disse che da grande avrei fatto lo scultore. Così mi diede un numero di telefono di un artigiano che c’era vicino a Cuneo, così iniziai il mio percorso.

  • Prima di lavorare solo con il marmo, ha provato a utilizzare altri materiali? Perché ha scelto proprio il marmo?

Fabio: “I materiali li conosco tutti. So saldare, fare la resina e la fibra di carbonio. Mi diverto un sacco con gli altri materiali, però il marmo è uno di quelli, che mentre lo si lavora, ti da energia anziché togliertela.”

La convivenza con il marmo per me è qualcosa che è andata oltre e semplicemente alla sua presenza estetica, lo si inizia a sentire in modo molto più intimo.

IDEAZIONE, PROGETTO, PROCESSO

Andrea Cigala – Biennio di Scultura

  • Come nasce una sua scultura? Qual è il suo processo creativo?
Aghalla – www.fabioviale.it

Fabio: “Vado veramente molto ad istinto, ma una volta che si prende una direzione, da un punto di vista formale, eseguo il lavoro. Inizio nel momento in cui ho l’immagine nella testa di quello che voglio realizzare. Utilizzo tutta la tecnologia che ho a disposizione per riuscire a materializzare anche virtualmente la forma e poi vado a scegliere il materiale, perché il marmo non è solo di una qualità.

In parte è vero, quando si diceva che quando lo scultore ha il blocco sul cavalletto ha fatto la metà del lavoro. Io utilizzo molto le macchine a controllo numerico per la sbozzatura, perché ti danno veramente la possibilità di togliere una parte gravosa del lavoro. Poi una volta che il pezzo è sbozzato, viene portato nello studio e li viene finito. Io ho un laboratorio dove ho 4 assistenti che fanno le cose manuali e poi c’è una ragazza che si occupa della segreteria. Ovviamente sono arrivato a questo in modo progressivo.”

  • Che tipo di approccio ha con la possibile committenza a livello di rapporto con la galleria o con il curatore?

Fabio: “Prendiamo tre lavori molto differenti. Uno dei lavori più importanti che ho fatto per me è stato Ahgalla, che realizzai a 28 anni.

Scultura Ahgalla dell’artista Fabio Viale. Video by Libre

L’idea di questo lavoro è nata dalla definizione di marmo sull’enciclopedia: “la sedimentazione sul fondo del mare con centinaia di tonnellate di conchiglie”. Quindi presi una conchiglia, provai a metterla nel lavandino a galleggiare e mi resi conto che lo faceva. Feci una copia identica (più grande di 30 cm) e feci poi l’esperimento. Allora mi resi conto che il marmo aveva anche questa caratteristica e quindi pensai di realizzare una barca in marmo in grado di galleggiare.

I problemi erano i soldi e lo studio per realizzare quest’opera. Quindi andai a Carrara in moto in cerca del cavatore Franco Barattini il proprietario delle Cave Michelangelo.
Mi regalò il blocco di marmo e mi mise a lavorare fuori dal laboratorio delle cave e mi diede la possibilità di usare la luce e l’aria compressa. Dopo due mesi feci questa scultura.
Venne la televisione.
Fu il primo evento che mi fece capire che era importante non fare semplicemente una scultura da mettere sul mobile o sulla base, ma che era possibile andare oltre.

Scultura dell’artista Fabio Viale, servizio televisivo

Successivamente, gli altri pezzi che ho fatto, avevano la necessità di stupirmi e di dialogare con il macrocosmo e i media. Infatti dopo quest’opera realizzai un’altra grande scultura: “Una ruota di marmo” che dissi di aver fatto rotolare tra Torino e Milano e ciò fu creduto dai media. Ne parlarono come se la notizia fosse reale.

Intervista a Occupy Deejay, 2013 (min 3:00)

Ci sono stati anche fatti che hanno influenzato i progetti, ad esempio la “Pietà” di marmo a cui tolsi il Cristo e misi sopra un ragazzo nigeriano. In quel momento, come ancora oggi, l’immigrazione è una piaga viva e sentita e siccome avevo l’opportunità di realizzare questa scultura… L’idea nasceva dal portare questa scultura a Lampedusa e di metterla sulla battigia, di fronte alla Libia, e fare delle foto di questa scultura di notte.

Mentre la facevo vedevo questo vuoto nel grembo e provai a sdraiarmi come fecero anche i miei assistenti, allora decidemmo di fare una foto all’ultimo. Così chiamai un amico, che lavora in un centro d’accoglienza, e ebbi la fortuna d’incontrare questo ragazzo: Lucky Hei. Non solo accettò di fare la foto, ma essendo addirittura cristiano e per di più avendo una croce tatuata sulla spalla era perfetto per questo progetto. Per cui decisi di fare questo scatto fotografico e d’inaugurare una galleria a Milano in occasione dell’apertura.

Poi ci sono progetti molto diversi. Come l’ultimo che ho fatto, dove ho preso delle sculture e le ho buttate giù dalle cave di marmo.

Performance Root’la presso le Cave Gioia a Carrara – Gennaio 2020

Io l’avevo in mente da quando ero studente dell’accademia Carrara. Mi ricordo la fatica durante fase di realizzazione, ma non con grande emozione come anche la caduta della sculture a valle non mi colpì particolarmente. La parte più interessante della cava fu quella del camminamento nel ravaneto, per il recupero dei vari pezzi. È quella fase che mi ha fatto capire che non stavo camminando solo su delle pietre.

Quando tutte le sculture sono state portate all’interno della galleria ed è stata montata questa discesa di ravaneto, in quel momento i sassi e le sculture hanno preso una nuova forma, che davvero come una resina ha catalizzato ed è divenuta l’opera. Mi son stupito di quello che avevo fatto, perché avevo immaginato una cosa simile ma la realtà l’aveva superato. Questo è uno dei motivi per cui mi piace fare scultura e a volte cose che non riesco bene a immaginare.

Sculture di Fabio Viale – www.fabioviale.it

POETICA 

  • Guardando oggi la sua produzione, ritiene di poter trovare uno o più fili conduttori nella realizzazione dei suoi lavori?

Fabio: “Si, perché ogni lavoro, se guardate, ha sempre una dualità, cioè c’è un aspetto della materia e della rappresentazione e poi c’è un altro aspetto che è quello dei contenuti. Questi due poli creano tra di loro un energia e da questo contrasto si provoca un attrazione nei confronti dello spettatore e di conseguenza dell’opera. Questo credo sia il filo conduttore.”

  • Quindi ha un influenza forte il tuo pensiero sulla progettazione? O meglio, quando lavori pensi anche alla reazione del pubblico?

Fabio: “Influisce in un modo probabilmente inconscio. Nel momento in cui faccio una cosa non penso né a venderla né all’idea che questa possa avere un successo o possa subire delle critiche. La reazione più importante è sempre la mia, cioè quando finisco il pezzo lo guardo e cerco la sorpresa. La reazione del pubblico uno si augura che sia sempre la migliore, anche da un punto di vista commerciale.”

TECNICA-MARMO

Sulbie Osmani – Corso di Pittura, 3° anno

  • Perché vuole illudere che il marmo sia altri materiali, per es. legno, carta, polistirolo e gomma? Perché non usa direttamente i materiali citati ma ha bisogno di “ingannare” lo spettatore?

Fabio:Io la chiamo l’esca. Quando il primo uomo ha deciso di rappresentare una donna con un sasso o con un pezzo di terra ha creato una metamorfosi. Questo processo di simulazione dell’altro crea, nell’oggetto che si viene a manifestare, una sorta di trascendenza percettiva perché si rimane incantati. Perciò a provocare questa trascendenza attraverso la materia è stato uno dei motivi per cui ho deciso di iniziare a copiare gli altri materiali, ma semplicemente per far entrare lo spettatore in una dimensione che lo rendesse più debole e piegarlo verso quello che era il mio mondo espressivo.”

Cecilia Zenari – Corso di Pittura, 3° anno

  • La realizzazione di opere in marmo richiede diverso tempo, Le è mai capitato durante questo tempo di avere dei ripensamenti sull’elaborato? Se sì, come agisce?

Fabio: “No, non è mai successo. Anche perché quando parti con una scultura in marmo, siccome ha un costo non te li puoi permettere. Quindi, quando parto realizzo il lavoro. Succede che magari si possa rompere o ci possano essere dei difetti che ti fanno modificare di un po’ il progetto. Ci sono però dei lavori che sono difficili da esporre, per esempio: La statua di Rocco Siffredi o ritornando alla mia Pietà il ragazzo nudo. Li pensi “avrò fatto la cosa giusta?” Questo può essere un ripensamento. Ma quasi mai sul marmo o sulla forma.”

TECNICA-ALTRO

Alessandra Goffi – Corso di Pittura, 3° anno

  • Può parlarci dei pali dei suoi lavori? (tecnica o significato)
Fabio Viale, Acqua alta – Galleria Poggiali

Fabio: “Il lavoro delle bricole è nato lo scorso anno. Mi invitarono a partecipare a questo padiglione con un lavoro che potesse dialogare con arte e scultura, un opera corale. Ci siamo trovati e abbiamo capito che era importante rappresentare un atmosfera nella quale dovevano esserci l’acqua e la città. Perciò andai a Venezia e una cosa che mi colpì, dopo un paio di giorni, furono queste bricole. Iniziai a vedere non più dei pali, ma dei “corpi di persone“, alcune legate con delle catene che mi ricordavano la Pietà Rondanini di Michelangelo. Allora fotografai quelle, che secondo me, avevano più anima.

TATUAGGI

Chadi Reda – Biennio di Scultura

  • Che importanza da alla cultura del tatuaggio a livello antropologico, artistico, personale…? E come sceglie i tatuaggi da applicare?
Scultura con tatoo criminali – www.fabioviale.it

Fabio: “Non ho tatuaggi. Non ho mai avuto un idea così forte da farmi entrare in uno studio di tatuaggi, ma ho sempre cercato nel tatuaggio non la decorazione. Infatti i miei lavori hanno sempre tatuaggi che hanno a che fare o con la storia dell’arte o con il tatuaggio criminale. Sono partito tantissimi anni fa, realizzando queste sculture tatuate con un personaggio di nome Nicolai Lilin, che ha scritto un libro che poi è stato tradotto in un film di Gabriele Salvatores “Educazione Siberiana”. Lui mi introdusse un po’ nel mondo del tatuaggio criminale russo, che è un mondo fatto di simboli, croci, pistole, ma estremamente ricco di storia. Questo aspetto, trovavo, che potesse dare all’opera uno spessore.

Il mio desiderio è far si che il marmo divenga pelle e che il tatuaggio metta in evidenza ancor di più questo effetto di metamorfosi. Come lo tatuo, è un concetto abbastanza complicato che parte dalla texture: il marmo deve essere molto poroso, come la nostra pelle per far si che il colore entri in questi micro buchi e che penetri un po’ dentro la materia come davvero fa l’inchiostro del tatuaggio. Poi, una volta entrato, viene fissato con degli impregnanti che stabilizzano il colore all’interno della materia. Non posso entrare più nello specifico perché sono un po’ i trucchi del mestiere.”

PUBBLICO DELL’ARTE

Margherita Bobbo – Corso di Pittura, 3° anno

  • Le sculture in marmo oggi riescono ad attirare anche i più giovani coinvolgendoli?
www.fabioviale.it

Fabio: “Già il fatto che mi abbiate chiesto di esser qui, in parte, è una risposta. Cosa che non sarebbe successa 15 anni fa. Succede paradossalmente più oggi, con la tendenza sui social. Non ci si accontenta più di quello che si vedeva nel museo.”

IL MERCATO DELL’ARTE

Giulia Zapparoli – Biennio di Scultura

  • Quali sono stati i principali passaggi che le hanno permesso di avere visibilità nel mondo dell’arte?

Fabio: “Ciò che mi ha aiutato tantissimo, inizialmente, sono state le performance come la barca di marmo e la ruota. Le prime due mostre, dove realmente c’erano delle sculture a grosso impatto, che mi hanno dato la possibilità di farmi riconoscere con un linguaggio completamente nuovo. Mi sono, per certi versi, reso unico e facilmente riconducibile. Questo è stato “l’ariete” per entrare nel sistema. Poi devi rimanerci. Per rimanere devi fare dei lavori più di sostanza e avere costanza.

Margherita Bobbo – Corso di Pittura, 3° anno

  • C’è un luogo particolare dove vorrebbe esporre i suoi lavori?

Fabio: “Il posto più difficile dove tenere una mostra per me è questa piazza che c’è a Pietra Santa. Perché, quando io andavo a Carrara d’estate, per fare qualcosa di diverso, si andava a Pietra Santa perché c’erano gli artisti importanti (es. Botero) dove al centro di questa piazza c’erano le sculture di questi grandi. E dall’ora mi son sempre chiesto “chissà quando anche io farò la mostra qui!?” E quest’anno toccherebbe a me, ma per il virus si è ancora incerti sul tutto.”

Andrea Previtali – Biennio di Scultura

  • Come sta vivendo questo momento? Che consigli ci potrebbe dare dalla sua esperienza?

Io in questo momento vi sto parlando dal mio studio. Non appena finita questa conversazione, torno a lavorare nel mio laboratorio al piano di sotto. Ho deciso di fare: Tre sculture che rappresentano tre donne con il burqa. Perché in un viaggio in Algeria, andai in questo paese dove tutte le donne hanno un burqa bianco che lascia la possibilità di vedere solo attraverso un occhio (simili a dei fantasmi). C’è un fortissimo contrasto tra la bellezza di questi panneggi e quello che rappresentano. Questa situazione di chiusura mi ha fatto venir voglia di rappresentarle. Perché, per noi, questa assenza di libertà finirà, mentre per loro continuerà per sempre e succede così da generazioni.

Questo momento ci aiuta a capire quanto sia importante essere autonomi e poterci muovere non solo fisicamente, ma anche mentalmente.

Editing Matteo Franzoni,
III anno di Web e Comunicazione d’impresa


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