Il museo della scuola
Divertirsi tramite l’esperienza al Museo Farfalla alla Fabbrica del Vapore di Milano
Come suggerisce il suo nome, Museo Farfalla è una realtà mobile, leggera ed eterogenea che riesce a sposarsi perfettamente con l’istituzione scolastica e le sue declinazioni.
Museo Farfalla ha sede alla Fabbrica del Vapore di Milano, e qui ha già coinvolto 7.000 bambini e ragazzi nella sola stagione 2018/19 tramite le sue attività didattiche partecipative. La mission di Museo Farfalla, infatti, è quella di trasformare un messaggio e renderlo interessante per farlo ricordare ai bambini, in sintesi imparare divertendosi, e questo metodo si appoggia sulla contaminazione tra diverse discipline, che diventa fondamentale quando si tratta di dover comunicare dei concetti visti come noiosissimi dai bambini e già studiati a scuola. Dei percorsi teatralizzati quindi, per bambini e ragazzi appartenenti alle scuole dell’obbligo, che puntano a suscitare delle emozioni in chi osserva e partecipa attivamente: infatti queste “rappresentazioni teatrali” non sono semplici performance frontali, ma piuttosto vere e proprie condivisioni reciproche tra attore e bambino.
Per conoscere i protagonisti di Museo Farfalla, Mercoledì 27 Novembre 2019 noi studentesse del II° anno del Biennio Specialistico di Comunicazione e Didattica dell’Arte, accompagnate dalla docente Damiana Gatti abbiamo raggiunto Milano. Arrivate alla Fabbrica del Vapore ci accoglie Chiara Medolago che ci conduce nello spazio dedicato all’attività didattica prevista per quella giornata, a tema Mesopotamia.
Ci togliamo le scarpe e ci sediamo per terra, come i bambini del resto, e osserviamo.
Cristina e Marco dispongono ordinatamente i bambini nello spazio, una grande stanza divisa a sua volta in tre spazi più ristretti da due tendoni, creando così un “corridoio” centrale in cui i due operatori didattici possono muoversi. Il laboratorio comincia con il mostrare riproduzioni di manufatti ed oggetti che risalgono all’epoca mesopotamica facendo ripassare così ai bambini i concetti fondamentali imparati in classe precedentemente in modo creativo e coinvolgente e mai frontale: mostrano spighe di grano, ritratti-scultura di sovrani, fanno domande e mimano gesti e tanto altro.
Seconda fase
Dopo questa prima fase ecco che entra in gioco la fisicità e la messa in scena tipica del teatro: diventiamo schiavi e trasportiamo sacchi di farina al grido di “wardum!” (schiavo in babilonese), proprio come all’epoca della Mesopotamia! Usando il corpo e il teatro, ci spiega il direttore creativo Oliviero Grimaldi, i bambini si rivedono in una sorta di comunità ricca di suoni e movimenti utili per far vivere direttamente sulla loro pelle le sensazioni dell’epoca e quindi ricordare meglio un concetto particolarmente complesso. Dopodiché ci spostiamo in una zona con dei tavoli e qui troviamo Francesca in veste di scriba che ci avvia nel mondo della scrittura cuneiforme, spiega ai bambini la sua storia e fa vedere una riproduzione fedele di una tavoletta scritta. Ed ecco che ci tramutiamo tutti in amanuensi e impariamo a scrivere nell’argilla con gli strumenti che venivano usati all’epoca, guidati nei movimenti corretti dal maestro e dai dei modelli di scrittura cuneiforme da seguire.
Terza fase
Torniamo nello spazio centrale, qui gli operatori, tramite una serie di vere e proprie rappresentazioni teatrali, con l’ausilio di musica, parole e movimento, trattano diversi argomenti come la divinità, il mito della creazione dell’uomo, la guerra, coinvolgendo anche i bambini e chiamandoli sul “palco”. Arriviamo così a parlare del mito del diluvio universale babilonese con il dio della creazione Enki, viene creata un’atmosfera particolare, con le luci spente e una musica di sottofondo, vengono fatti sedere di nuovo i bambini a terra in gruppo al centro della stanza e viene riprodotto in piccolo un diluvio universale: si inizia con il rumore della pioggia sempre più forte realizzato direttamente da loro con le mani, ad un tratto vengono coperti da un grande telo scuro mosso energicamente coprendo i bambini.
Silenzio, tutti si sdraiano, occhi chiusi, sottofondo musicale
Marco dà poche ma significative indicazioni: pensiamo a un desiderio, a un segreto o qualsiasi cosa di nostro. A uno a uno ogni bambino si alza e viene accompagnato in un angolo più appartato in cui potevano dire ciò che avevano pensato alla dea madre Inanna, che custodirà e proteggerà il loro segreto.
Il laboratorio didattico Mesopotamia, l’inizio della storia ha coperto tutti gli aspetti didattici dell’argomento trattato, fatti anche scuola, in modo diverso e divertente, sviscerando il tema in modo interessante e semplice da ricordare. Divertirsi tramite l’esperienza.
Melania Raimondi
Studentessa del II anno del Biennio Specialistico in Comunicazione e Didattica dell’Arte per i musei.
0 commenti