Una nuova frontiera nella comunicazione dell’arte: il meme
Se dovessimo chiedere ad un qualunque operatore didattico museale quale sia il suo peggiore incubo la risposta sarà senza alcuna esitazione “tenere una visita guidata ad una classe di adolescenti in gita”.
Infatti, nonostante la cura e l’attenzione che la didattica museale pone nei confronti di questa particolare categoria di fruitori, sembra che gli sforzi compiuti e le attività proposte non siano mai abbastanza accattivanti da catturare la loro vacillante attenzione. La visita al museo spesso risulta, per la grande maggioranza degli studenti, una perdita di tempo o, quando va bene, l’unica soluzione per saltare una mattinata di lezione.
Considerate le premesse, non possiamo che immaginare i salti mortali che ogni operatore didattico deve quotidianamente compiere per far sì che la visita guidata risulti stimolante e soddisfacente, non solo per il singolo fruitore ma anche per colui che la conduce.
Negli ultimi anni, proprio in considerazione delle difficoltà che questa operazione richiede, sono stati fatti numerosi passi in avanti relativi alla comunicazione all’interno del museo.
Ciascuna realtà, in base alla propria proposta formativa, ha deciso di orientarsi verso una determinata tipologia di visita guidata: diversi sono i musei che hanno introdotto didascalie differenziate per categorie di fruitori, percorsi guidati teatralizzati, laboratori didattici di diverse tipologie e tematiche nonché devices multimediali con grafiche e focus sempre più accattivanti e dotati di tecnologie avanzate.
Per noi studentesse del corso di Didattica dell’arte per i musei questo tema risulta essere particolarmente rilevante poiché parte della nostra realtà.
Durante il corso di Semiotica dell’arte – seguite dal docente Giacomo Mercuriali – abbiamo avuto modo di discutere e valutare le soluzioni più efficaci per sormontare questo scoglio della comunicazione museale. Dopo diverse considerazioni abbiamo insieme constato come, per risolvere il problema, sia necessario porsi nell’ottica di uno studente e nella sua concezione di museo, talvolta fossilizzata.
Abbiamo dunque deciso di orientarci su una tipologia di comunicazione facile, immediata, ironica ma in grado di racchiudere ed esprimere il corretto contenuto dell’opera…
il meme
Il meme, per dare una spiegazione semplice, è il tormentone che si diffonde in maniera virale e spontanea su social network come Twitter, Instagram e Facebook. Può essere un’immagine, una frase, un video, una foto divertente.
Il nostro progetto per la conclusione del corso è stato proprio quello di sfruttare questa tipologia di comunicazione con il fine di creare all’interno di una mostra o di un museo un momento di gioco che possa alleggerire la visita guidata e, soprattutto, che possa catturare l’attenzione dei più giovani. Il meme, accompagnato da una didascalia completa, deve essere, in questo caso, in grado di catturare il visitatore, stuzzicando la sua curiosità alla lettura completa dell’opera.
La nostra Brescia “presa di mira”
Oggetto della nostra tesi e soprattutto del nostro lavoro è stata Brescia e suoi più importanti monumenti che, spesso e volentieri, vengono dimenticati e sottovalutati dai cittadini stessi.
L’imponente Capitolium romano, la bellissima Vittoria alata, il tanto discusso Bigio (protagonista del meme di seguito), e molti altri, sono diventati i protagonisti di una satira leggera ed innovativa che, scherzando proprio sulla loro origine e sulla loro storia, è in grado di proporre un nuovo punto di vista.
Così facendo quelle opere che sembravano ormai non avere più nulla da dire, attraverso il meme, avranno la possibilità di essere guardate con occhi nuovi e soprattutto di mettersi in scena come se fosse la loro prima volta.
Francesca Bresciani
II anno del triennio di Didattica dell’Arte per i musei #teamdidattica
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