Le pubblicità che hanno segnato la storia
Un’avventura nel visivo, molte volte sconosciuto.
Ecco a voi, le agenzie di comunicazione. Luoghi mistici dove per molti viene scritto il futuro della creatività, della comunicazione (o dei consumi?!). Luoghi dove forse verrà disegnato il prossimo personaggio che incanterà i nostri schermi, capace di farci adorare quel passato di verdure che da bambini tanto odiavamo.
Luoghi dove vengono dettate – o meglio semplificate – le leggi di consumo. Luoghi dove viene segnata la storia che ci portiamo dentro. Le pubblicità entrano dentro di noi, nel profondo, ci fanno emozionare e molte volte ci allontanano dal reale, riaffiorando come semplici sorrisi quando in lontananza ne sentiamo il jingle o ne intravediamo le immagini.
Come non dedicare un Festival a tutto questo, che è più di un semplice lavoro?!
Bene, ecco infatti una piccola parentesi su chi a questa semplice provocazione ha dato una risposta e lo fa da più di 60 anni.
Il Festival internazionale della creatività Leoni di Cannes è un evento internazionale rivolto ai professionisti che lavorano nella pubblicità e nei relativi settori.
Il festival dura 7 giorni e viene fatto a Cannes, in Francia, presso il Palais des Festivals et des Congrès. È l’evento di maggior rilievo nel settore, che culmina con la premiazione dei Lions Awards.
Approfondire tutto quello che è passato alla storia – a livello pubblicitario – sarebbe impossibile. Senza cadere nel banale. Senza che qualcuno perda la voglia di leggere. Facciamo quindi un rapido excursus suddiviso per decenni.
Pronti? Bene! Allacciamo le cinture di sicurezza e mettiamo in moto la nostra navicella temporale…
Gli anni ’30 e ’40
Una delle prime grandi campagne pubblicitarie negli anni 30’ è stata senz’altro quella di Coca-cola. Non eravamo ancora nati ne noi ne i nostri genitori, ma sono sicuro che avete già visto questo manifesto da qualche parte.
Infinite leggende si vanno narrando sull’accostamento cromatico di Babbo Natale al rosso del Brand Coca-Cola. Alcune definiscono Coca-Cola come l’ideatrice di questa sua variazione cromatica per la sua pubblicità natalizia (che vedete qui sopra), altri invece affermano che sia stata introdotta dalla White Rock Beverages per la vendita di acqua minerale nel 1915. Potremmo poi citare il periodico umoristico statunitense Puck (fine diciannovesimo secolo) oppure le cartoline russe del primo 900’…
Ma come molte volte succede, non è chi ha avuto l’idea che passa alla storia, ma chi è riuscito a trasmetterla, a entrare nelle case delle persone e a farle emozionare.
Cambiamo genere con la celebre frase “We Can Do It!”.
Questo manifesto – conosciuto anche con il nome di Rosie the Riveter – rappresenta un’operaia donna nell’industria bellica.
Conosciuta oggi come immagine per promuovere i diritti delle donne, nacque con ben altri intenti. Nel 1943 quando venne progettata per uso esclusivo della Westinghouse, non aveva lo scopo di reclutamento, ma bensì di esortazione per le donne già assunte nella fabbrica, a lavorare più duramente.
Questa pubblicità è il chiaro esempio di come gli autori non possano mai controllare completamente i loro artefatti.
Infatti negli anni successivi, le femministe e altri comunicatori hanno colto al volo l’atteggiamento edificante e il messaggio dell’immagine per reinventarla in diverse forme, tra cui l’auto-legittimazione, la promozione di campagne, la pubblicità e le parodie.
Periodi sicuramente delicati per la frontiera femminile e per tutto ciò che riguarda la conquista dei diritti e doveri che cominciavano ad intravedersi. In quella figura non c’era solo una donna capace di battere ogni record di assemblaggio aereo, ma un vero e proprio caposaldo su cui appoggiarsi.
Il Carosello e gli anni ‘50 e ‘60
Se parliamo di pubblicità in Italia non possiamo che citare Carosello, e tutto ciò che esso ha rappresentato e tutt’oggi rappresenta anche per chi si affaccia al mondo dell’animazione e della pubblicità (vedi qui il paragrafo sul CINEMA D’ANIMAZIONE).
Partendo dal presupposto che la funzione educativa e didattica sovrastava quella prettamente commerciale, differenti sono le pietre miliari e i personaggi che potremmo citare.
Da Jo Condor all’Omino coi baffi della Bialetti, passando per Carmencita e Caballero della Lavazza, La Lineadi Osvaldo Cavandoli per Lagostina arrivando a quei simpaticoni di Calimero e Topo Gigio.
Le regole degli spot erano molto ferree: ogni spot doveva durare 2 minuti e 15 secondi, suddivisi in 1 minuto e 45 secondi di spettacolo, e 30 secondi di pubblicità sul prodotto, il cosiddetto codino. Lo sponsor poteva essere nominato o scritto durante il filmato massimo 6 volte. Rigido era il divieto di replica di uno stesso episodio. Questo stimolo non fece che aumentare la creatività che già veniva messa sotto torchio da quei pochi secondi di gloria.
7.261 episodi. Una storia e solo pochi secondi per comunicare il prodotto. Un altro mondo insomma.
Ferrero, Apple e Mulino Bianco: anni ‘70 & ‘80
Occhi azzurri, capelli biondi e un sorriso da far invidia anche al migliore dei dentisti. Forse questa semplice descrizione ha suscitato in te la voglia di cioccolato e se per caso così fosse, bene…
Un brand come Ferrero non poteva certo fallire, tanto da continuare a marciare sopra questo formato anche oggi. Un vera e propria icona.
Sempre rimanendo su “dolci melodie” potremmo citare l’azienda del Mulino Bianco (Barilla) che ad oggi è ricordata per valori famigliari e di condivisione. Il Mulino che vorrei, il buon Antonio Banderas e altri che si sono susseguiti promuovendo quello che in passato veniva invece trasmesso sotto vesti molto più disegnate.
Avevate mai visto la Mulino Bianco sotto queste vesti? La percezione è sempre un valore su cui si può lavorare. Il logo non è il brand e la pubblicità lo sa bene.
Gli anni ‘70 e ‘80 sono stati portatori di grandi rivoluzioni a livello comunicativo.
Come non citare uno degli spot che più fece parlare molto nell’ambito tecnologico di quegli anni: Apple che in un modo o nell’altro è sempre stata sulla bocca di tutti.
Lo spot in questione venne mandato in onda il 22 gennaio durante la finale del diciottesimo Super Bowl. Era il 1984. Il muro di Berlino non era ancora stato abbattuto.
Dagli anni ’90 ad oggi
In una società che non si ferma, con la tecnologia che non smette di sorprendere, gli anni ‘90 sono portatori sani di innovazione sotto moltissimi punti di vista.
Il pubblico è sempre più esposto e veicolare contenuti diventa sempre più facile, la sfida in questa società dove tutti urlano è farsi ascoltare e lasciare il segno, diventare memorabili.
Entrare e rimanere nella mente del consumatore, che inizia ad essere consapevole di quello di cui ha necessità, selettivo, attento ma ancora capace di emozionarsi.
Innumerevoli le pubblicità che potremmo prendere in considerazione per questo periodo, ma come selezionarle senza far rimaner male chi sperava di trovare in questo articolo quei pochi secondi che prosciugavano la sua paghetta settimanale.
Ambrogio, l’autista del celebre spot della Ferrero Rocher non poteva non rispondere alla chiamata, sempre pronto a servire e deliziare la sua Signora in Giallo (che in questo caso non è Jessica Fletcher!). Chi non ha mai sognato di poter pescare da quella piramide di cioccolatini? O di avere un Ambrogio da informare sui propri languorini?
Meno autoritario, ma sicuramente capace di lasciare il segno: Carletto.
Più di un VIP, più di una star. Un personaggio mitico, indimenticabile, un artista a tutto tondo… Con una pancia così sarebbe difficile il contrario!
Dal ‘98 la Findus ha dato il giusto palco a questo simpatico camaleonte frizzantino. Una vera e propria trottola capace di sorridere e divertire il pubblico di grandi e piccini. Nel 2012 sbarca pure su Facebook. Non vi resta che guardare con i vostri occhi.
Cambiamo ritmo. Indossando una divisa. Allacciamo le scarpette. Aspettiamo il fischio d’inizio e via. Chi segna per primo vince.
I migliori campioni del mondo si sfidano in quella che viene denominata come “La Gabbia”.
Zinedine Zidane, Luis Figo, Pavel Nedved, Ronaldo (quello vero, il brasiliano passato alla storia per la sua pelata e per aver fatto sognare gli interisti di quegli anni), solo alcune delle figure coinvolte in questo concentrato di esplosione sportiva. Per molti di noi ad alto coefficiente nostalgico.
Conosci la canzone? Ascolta A Little Less Conversation.
Si… Sono convinto che avremmo potuto indagare e approfondire altri aspetti, ma d’altro come diceva anche Zenone: “Non si smette mai di cercare”.
La pubblicità vive nelle nostre vite in questa società delle immagini in movimento.
Fermarsi per troppo tempo è un peccato. Vai!
Camillo Frigeni
II anno del corso di Web e Comunicazione d’Impresa
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