Indomabile e colto inventore di spazi: lo scenografo moderno

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

scenografia
sostantivo femminile

  1. L’arte e la tecnica di creare e allestire, attraverso opportune soluzioni pittoriche, architettoniche e prospettiche, le scene per una rappresentazione teatrale, cinematografica o televisiva.
  2. CONCR. La scena come realizzazione artistica.
    • In cinematografia, il complesso degli elementi naturali o appositamente allestiti per la realizzazione di un film.
  3. ARCAICO Prospettiva di un’opera architettonica.

La definizione di Scenografia, ci offre subito una chiave di lettura del termine (e della disciplina) sia romantica – con l’origine greca, (skēnographía) composta dalle parole ‘scena’ e ‘grafia’ – sia moderna pensando al cinema e alla televisione.
Architettura, prospettiva, allestimento, sono solo alcune delle competenze che lo Scenografo fa proprie e restituisce nella preparazione dello spazio contemporaneo. Quello dello Scenografo è quindi un mestiere complesso al quale è richiesta preparazione in molti ambiti.
Abbiamo chiesto al professore Carlo Susa, Coordinatore della Scuola di Scenografia, di aiutarci a capire che cosa si devono aspettare gli studenti iscritti al triennio dell’Accademia SantaGiulia, per l’A.A. 2022/23.

Ma partiamo dal principio…
Chi è Carlo Susa, Coordinatore della Scuola di Scenografia?
Prof. Carlo Susa

Sono un docente che insegna Storia del teatro e dello spettacolo sia nella nostra Accademia di Belle Arti a Brescia, sia in un’Accademia d’Arte Drammatica, la Scuola del Teatro Musicale (STM) di Milano-Novara.
Mi sono specializzato in Teoria e storia della rappresentazione drammatica; i miei studi si concentrano soprattutto sulle forme teatrali che si sono sviluppate in Europa tra la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna.

Per quanto riguarda il presente, a differenza di molti miei colleghi che sono molto focalizzati sul teatro, tendo ad “allargare lo sguardo” a tutte le forme di spettacolo, prime fra tutte il cinema e lo sport.

In Accademia, oltre a quella di Coordinatore di Scuola, ricopro la carica di Coordinatore del Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate.

L’Anno Accademico sta per iniziare e nella progettualità della Scuola di Scenografia sappiamo che sono già stati inseriti numerosi progetti, commissionati da aziende e enti del territorio che si affidano alle menti creative e all’estro artistico dei giovani studenti per la progettazione di spazi legati al mondo dello spettacolo. Ci può dare una piccola anticipazione dei progetti che verranno realizzati quest’anno e che ritiene siano di particolare stimolo per gli studenti?

La Scuola di Scenografia tende a creare collaborazioni con aziende, istituzioni e realtà formative attive nell’ambito dello spettacolo dal vivo.
Questo settore è stato uno dei più colpiti negli ultimi due anni, cui la progettualità, oggi, è molto più complessa rispetto a qualche anno fa. Nonostante questo, la nostra Accademia, negli anni, ha costruito una serie rapporti importanti con realtà di alto livello del settore, che ha saputo mantenere.

Per l’Anno Accademico 2022/23 ad esempio, posso dire che è prevista una collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano per la costruzione di alcuni modellini delle scene degli spettacoli più importanti della stagione.

Un’altra collaborazione ci vedrà coinvolti con RAAA Performing Arts Festival (nel 2023, per la sua seconda edizione) per il quale è previsto che alcuni nostri studenti partecipino alla costruzione di un palco presso un’azienda leader del settore.
Infine, segnalo la collaborazione pluriennale con la STM, nata anche in ragione dei miei ruoli in entrambe le realtà, che prevede che alcuni nostri studenti partecipino alla progettazione delle scenografie del loro spettacolo di diploma, com’è accaduto quest’anno con Tick, tick… BOOM!, che in questo periodo è in tournée in giro per l’Italia.

Sono previste anche altre collaborazioni, ma al momento sarebbe prematuro parlarne.

Quanto è importante per gli studenti mettersi in gioco con progetti reali e confrontarsi con l’ambiente lavorativo già durante il proprio percorso di studi? 

Questo aspetto è importante per tutte le Scuole della nostra Accademia. Nonostante i nostri corsi abbiano spesso natura pratica e laboratoriale, il mettersi alla prova nel mondo del lavoro rappresenta un fattore di crescita ulteriore e decisivo. I progetti sviluppati a lezione, in genere, consentono di dare libero sfogo alla creatività dello studente; quelli ai quali si lavora in ambito professionale lo spingono invece a tener conto di tutta una serie di necessità pratiche e di difficoltà – talvolta difficilmente prevedibili – che rappresentano il necessario complemento della creatività “pura” per la costruzione di un profilo professionale completo.
Se è vero che questi principi valgono per tutte le Scuole dell’Accademia, a maggior ragione valgono per quella di Scenografia. Lo scenografo non lavora mai da solo: in teatro, su un set cinematografico o televisivo, o in occasione dell’organizzazione di un evento culturale o commerciale, lo scenografo deve giocoforza lavorare in team e deve dunque rapportarsi con altre figure professionali, quali attori, registi, organizzatori, produttori, fornitori, tecnici.
L’interazione con queste differenti professionalità può a mala pena essere simulata in classe, mentre diventa il fattore fondamentale di ogni progetto esterno in ambito artistico-lavorativo.

“SPACES EXERCISES: Do you want to see Mr. Klamm?”, dalla progettazione dell’installazione della Quadriennale di Praga del 2019
Visto che abbiamo parlato di progetti futuri e mondo del lavoro, quali sono secondo lei le tre caratteristiche che deve avere lo scenografo del futuro?

Dovendo limitarmi a tre, direi:

  1. Colto, perché lo Scenografo è un inventore di spazi altri rispetto a quelli che siamo abituati ad attraversare.
    Questi spazi naturalmente, pur essendo limitati, devono aprire l’immaginario del pubblico su mondi diversi, che possono appartenere a epoche passate, a dimensioni alternative, oppure alla nostra quotidianità vista tuttavia in un’ottica differente e rivelatrice. In tutti questi casi, solo una cultura ampia e vissuta può permettere allo scenografo di progettare in modo coerente e convincente degli “scorci” di spazio in grado di trasportarci altrove.
  2. Versatile, che è da intendere soprattutto in riferimento ai diversi linguaggi che uno scenografo dovrebbe padroneggiare.
    Al di là del suo stile e del modo specifico di proporre le proprie idee, lo scenografo deve sempre entrare in relazione con le idee e i progetti di altri (registi, produttori, altri artisti), pertanto, più tecniche e più linguaggi sarà in grado di usare (siano essi legati alla tradizione della disciplina, o agli strumenti tecnologici più innovativi), maggiore sarà la sua possibilità di interagire con uno spettro ampio di persone e di intervenire in un numero più alto di progetti differenti.
  3. Propositivo, perché in molti ambiti spettacolari e performativi oggi si tende a cassare la figura dello Scenografo, sia per motivi economici, sia per evitare di coinvolgere un professionista che talvolta viene percepito come ingombrante.
    Questa lotta per l’esistenza e per il riconoscimento della propria figura lo scenografo non può che affrontarla facendosi egli stesso carico di progetti originali e di contributi ai progetti di altri che lo facciano percepire come una risorsa – anche economica – e una forza risolutrice di problemi e catalizzatrice degli immaginari altrui.

Ufficio Comunicazione & Ufficio Orientamento
Accademia SantaGiulia


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