Apologia della noia: un’alleata per la mente creativa

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

Illustrazione di un ragazzo che sbadiglia

Prima di tutto: sai cos’è la noia?

Ma certo che sì, la noia ti accompagna da sempre. È stato l’ostacolo più temuto, ma abilmente superato, dei tuoi pomeriggi di gioco quand’eri piccolo. Un compagno di banco fedelissimo durante le lezioni più barbose.

Una presenza variabile di qualche giornata invernale e uggiosa. Tutti sappiamo cos’è:

“Senso di insoddisfazione, di fastidio, di tristezza, che proviene o dalla mancanza di attività e dall’ozio o dal sentirsi occupato in cosa monotona […]”

Da Vocabolario Treccani

Sebbene noi comuni mortali preferiamo evitarne anche solo il pensiero, per la psicologia la noia è invece un argomento tutt’altro che soporifero. Questa condizione, infatti, è una professionista della manipolazione: umore, comportamenti e percezione del tempo vengono stravolti, e le emozioni negative vengono amplificate.

È quindi importante studiare il fenomeno per conoscere meglio te stesso: la noia è un’emozione, e bisogna accoglierla come tale. Anzi, devi imparare ad apprezzarla, a fartela amica.

Al giorno d’oggi, però, annoiarsi non è semplice. Abiti in un ecosistema di stimoli amplificati dai media, a cui sei completamente devoti. Social, servizi streaming, e-commerce: il mondo online è sempre a portata di mano, ed è diventato virtualmente impermeabile alla noia. Quindi, prima di proseguire, ammettilo: non hai idea dell’ultima volta in cui ti sei veramente annoiato. 

Illustrazione di un ragazzo che sbadiglia
Lo sbadiglio: il segnale di noia per antonomasia. Illustrazione di Lorenzo d’Alessandro via Behance. 

Siamo ancora in grado di annoiarci?

Ormai consideri ogni momento in cui non sei produttivo (per sé stessi o per gli altri) come tempo perso. “Far niente” ti spaventa, e questo horror vacui è dovuto al mito dell’iper-produttività e dell’iper-attenzione.

Questi miti coinvolgono tutti i settori della quotidianità: studio, lavoro, svago. Il mondo corre e stare al passo diventa un obbligo, rischiando di inciampare nell’esaurimento nervoso.

Sei costantemente connesso e reperibile, e spesso è difficile saper dire “no” alle richieste del capo, del prof, della famiglia e degli amici. Paradossalmente, la pandemia ha amplificato questo aspetto: quando il mondo s’è fermato, la corsa ha accelerato il passo.

Abbiamo dovuto fare i conti con lockdown, didattica a distanza e smartworking. Scuola e lavoro, se svolti da casa, necessitano di dinamiche diverse dal solito per funzionare: concentrazione e soglia dell’attenzione non erano allenate abbastanza per avere successo fin da subito.

Ci è stato richiesto di sbloccare il livello di iper-attenzione per non restare ancora più indietro rispetto al mondo che va. Anche le abitudini e la motivazione generale per “fare cose” ne hanno risentito, lasciando molto spazio alla noia: fortunatamente, però, l’essere umano non è estraneo ai cambiamenti.

Da bravi italiani, quindi, ci siamo dedicati alla cucina per alleviare la reclusione: e così il lievito di ogni forma e dimensione è quasi diventato un bene di lusso. Qualcuno invece si è dedicato alla lettura, altri hanno donato al proprio mestiere una veste digitale.

Insomma, anche in pieno lockdown abbiamo trovato qualcosa da fare. Inoltre, l’allentamento delle restrizioni ha contrastato ancor di più la noia: non avendo certezze sulla durata di questa semi-libertà, siamo ossessionati dal vivere esperienze e vogliamo viverle a tutti i costi.

La socialità torna a far parte dell’equazione, e la FOMO (Fear of Missing Out), ci travolge. Qualsiasi occasione è buona per non restare in casa a far niente.

Risultato? Il tempo a disposizione della noia si riduce.

“Meglio, no? Meno mi annoio, più sono felice”. Non esattamente.

Le occasioni per annoiarci, infatti, non si azzerano. Il problema è che abbiamo perso la capacità di annoiarci con serenità, perché non abbiamo più occasioni per farlo. Se non facciamo cose, rischiamo di perderci qualcosa. E se perdiamo qualcosa, ci sentiamo fuori dalla giostra.

Quindi, che si fa quando la noia avanza? Mi annoio, dunque sono creativo. “Chi dice assenza di piacere e dispiacere, dice noia…”. Così scriveva Giacomo Leopardi quasi due secoli prima della tua sessione di doomscrolling, ovvero la moderna arte di lasciarsi inghiottire dalla balena social.

L’abbiamo capito: la noia ti spaventa e ti accontenti di qualsiasi cosa ti possa dare sollievo. È capitato a tutti di prendere in mano lo smartphone e navigare verso gli infiniti porti dell’intrattenimento, per far passare il tempo.

Il doomscrolling è solo un esempio della nostra tendenza a riempire la voragine con attività altrettanto vuote. Più che soluzioni, si tratta di vere e proprie punizioni: esse ci fanno sentire più immotivati ed inutili, oltre a farci sprecare effettivamente tempo prezioso. Come possiamo realmente prendere il controllo sulla noia?

Semplice: non si tratta di domarla, bensì di accoglierla e usarla a nostro vantaggio. Il problema sta proprio nel nostro atteggiamento nei suoi confronti. 

Un ragazzo assorto nel doomscrolling, la medicina moderna contro la noia. Illustrazione di Ethan Smyth via Behance. 

Innanzitutto, dobbiamo smetterla di chiederci come uscire dallo stato di noia e concentrarci su cosa possiamo fare con questa opportunità. Niente paura, non è nulla di filosofico o astrale.

La monotonia, la routine, ma anche la propria comfort-zone possono essere terreno fertile per la noia. Per poter raccogliere i suoi benefici (sì, anche la noia li ha!) devi ignorare la soluzione a portata di mano, la gratificazione immediata ma qualitativamente scadente.

Quando sogni ad occhi aperti, ad esempio, il cervello si riposa e si ricarica. Puoi quindi usare questi momenti come un trampolino di lancio per la creatività: basta lasciar andare la mente, liberandosi da preconcetti e connessioni già esistenti.

L’indole di un creativo è per natura affamata di novità, e anche nell’argomento ad esso meno affine può trovare uno stimolo, un’idea, una nuova strada da percorrere.

Occhio! Se ti annoi, c’è un motivo. 

Illustrazione di una persona avvolta in una coperta che riposa
La noia costante come segnale d’allarme: è ora di ritagliare un po’ di tempo per la tua saluta mentale. Illustrazione di Alessandra Marianelli, in arte Luchadora. 

La mancanza di stimoli può essere un segnale di allarme: se hai dato una chance alla creatività ma nulla ti smuove, la noia può essere sintomo di burn-out.

Prova a considerare la noia come un’isola, dove aprire un dialogo diretto con te stesso. Introspezione ed auto-consapevolezza: il benessere mentale parte da qui.

Mi raccomando, senza sensi di colpa! È una gentilezza nei confronti di te stesso, e te la meriti. Coltivare la noia Imparare a coltivare la noia è una faccenda complicata, ci vuole pazienza.

L’importante è cercare un nuovo significato alla noia, che vada oltre il vuoto; capire che può essere una tua alleata e che – a modo suo – fa il tifo per te, spronandoti ad essere più creativo.

Se vuoi cimentarti in nuovi metodi per coltivare la noia, ti consiglio di leggere l’intervista di Vice a Pietro Minto, autore di Come annoiarsi meglio, un libro “per riprendere il controllo del proprio tempo libero, nonostante i social, il lavoro ben poco smart e un mondo in crisi”.

Buona lettura!

Copertina del libro
Copertina del libro “Come annoiarsi meglio” di Pietro Pinto, pubblicato nel 2021. 

Giulia Boselli
I anno, biennio specialistico di Grafica e Comunicazione (A.A 2020/2021)


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