Impara l’arte e mettila da parte

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Durante il triennio di Didattica dell’arte per musei gli studenti affrontano al primo anno “Pedagogia e didattica dell’arte” con la professoressa Virtus Zallot, il secondo e il terzo anno con il professore Angelo Vigo.

Due percorsi diversi, ma complementari.

Raccontare l’arte non è semplice. Se bisogna farlo con i più piccoli è importante tornare un po’ bambini. Se invece l’interlocutore è un adulto, il compito è mettere in gioco la propria creatività. Provare ad essere artisti, farne esperienza per poi trasmettere al meglio tutta la bellezza racchiusa in un’opera.

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Per questo i due percorsi di Pedagogia e didattica dell’arte sono diversi, ma complementari. In entrambi i casi la parte fondamentale, supportata naturalmente dalla teoria, è il laboratorio.
Sia con la professoressa Zallot che con il professor Vigo, infatti, il “fare” è al centro dei corsi che accompagnano gli studenti dal primo fino al terzo anno.

«Osservare e fare – dice Zallot – . Studiamo le tecniche, le modalità, gli strumenti, ma poi concretizziamo tutto con esperienze reali. Normalmente andiamo nelle scuole e interagiamo in presenza con i bambini. L’anno passato e anche questo non ci è stato possibile, ma siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo anche a distanza».

La docente, insieme agli studenti del primo anno, ha costruito per la scuola primaria di Budrio, in provincia di Bologna, e per l’istituto bresciano S. Maria degli Angeli percorsi laboratoriali per raccontare l’arte: «Abbiamo chiesto loro di disegnare un’opera d’arte presente nella loro scuola e da lì abbiamo costruito per le insegnanti un laboratorio, abbiamo creato anche una Guida per bambini che sarà pubblicata».

E il fare è presente molto anche nei due anni durante i quali la materia viene trattata dal professor Vigo. «Partiamo dal concetto di creatività – spiega il docente – , su cosa voglia dire esprimersi con il disegno, con vari tipi di materiale. I bambini disegnano, quando diventano grandi smettono di farlo: dobbiamo recuperare questa capacità, senza vergognarci. L’arte è esperienza».

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Così dopo aver affrontato una parte teorica che tratta la creatività, l’utilizzo dei materiali e i metodi di trasmissione anche nei due corsi del professor Vigo, gli studenti, dovranno mettere in pratica quanto appreso.

«Durante il lockdown ho chiesto ai ragazzi di creare un’opera con quello che avevano in casa – spiega il professor Vigo – un esercizio creativo molto importante. Voglio che i miei studenti sperimentino tutte le tecniche e tutti i materiali, anche se da grandi non vorranno essere artisti. Dovranno raccontare l’arte, ma per farlo dovranno averne fatto esperienza».

Tassello importante del lavoro con il professor Vigo è anche l’obiettivo di modellare il racconto dell’arte in base all’interlocutore: «Non solo bambini o adulti, ma anche persone disabili, anziani o pazienti affetti da demenze. Non facciamo arte terapia, sia chiaro, ma creiamo percorsi artistici che possano essere efficaci per tutti».

Francesca Marmaglio,
Addetta Ufficio Comunicazione & Orientamento
Accademia SantaGiulia


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