Santa Nastro e il mondo dell’arte senza fine
Santa Nastro, è una figura di riferimento molto importante nel mondo dell’arte.
Nata a Napoli nel ‘81, è critico d’arte, giornalista e comunicatore.
Ha conseguito la Laurea e un Master di critica d’arte presso l’Accademia di Brera e attualmente è caporedattore di Artribune dove si occupa soprattutto della parte inerente alle notizie.
Ha pubblicato su Il Corriere della Sera, Arte, Segno, Drome e numerosi testi critici dedicati a Wolfgang Tillmans, Michael Bevilacqua, Yves Netzhammer, Joe Van’t Slot, tra gli altri, in collaborazione con gallerie d’arte ed istituzioni. S’interessa di arte visiva, nuovi linguaggi, cinema, video e arte in rete.
Il 12 maggio 2020, Santa ha incontrato online i nostri giovani artisti dei bienni specialistici di Scultura Pubblica Monumentale, Arti Visive Contemporanee e del terzo anno di Pittura per raccontare loro la sua storia e la sua carriera per aprire le menti dei ragazzi con qualche consiglio.
RIPORTIAMO DI SEGUITO ALCUNI PASSAGGI DELL’INTERVISTA
STORIA – VITA E CARRIERA
- Vuoi raccontarci, tra lavoro e studi, come sei arrivata fino a qui?
SANTA: “Il mio lavoro non è arrivato casualmente. Sin da bambina mi piaceva leggere e scrivere, diciamo che volevo che la scrittura facesse parte del mio lavoro, del mio futuro. Mi affascinava l’idea che qualcuno potesse influenzare, in qualche modo, le menti e l’idee degli altri attraverso i propri racconti. Arrivare poi da una famiglia di insegnanti, nella quale la cultura è sempre stata importante, è stato sicuramente rilevante. Non eravamo una famiglia frequentatrice di musei, ma a me e mio fratello piaceva disegnare e ci hanno sempre incoraggiati. Poi, un giorno, m’imbatto su un libro di scuola dove c’erano opere di Burri e Fontana.
Incuriosita da questi due mondi, decido di frequentare un liceo artistico dove, anche se avevamo più materie teoriche che artistiche per l’ordinamento di quei tempi, avevamo la fortuna di avere molti insegnanti artisti. Il mio primo lavoretto stagionale è stato quello di fare d’assistente di galleria per una galleria d’arte di alcuni dei miei insegnanti. Nel frattempo scelgo di frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Sono stati degli anni bellissimi, per via di eccellenze come Luciano Fabro, Tommaso Trini (mio docente), Luca Beatrice e tanti altri personaggi illustri, che poi ho incontrato nel mio percorso. Avevo ben chiaro e avevo già detto ai miei docenti che non volevo fare l’artista, ma che volevo scrivere.
Infatti, attraverso alcuni amici, sono arrivata, anche se timidamente, a propormi, provando a scrivere per due testate: Espoarte e Exibart. Entrambe mi hanno preso subito.
Contemporaneamente a queste collaborazioni, intraprendo una application per un master in “Comunicazione delle Arte Visive”, sempre a Brera, dove vengo presa e anche qui incontro personaggi come Gianfranco Maraniello, Laura Cherubini e tanti altri professionisti. Concludo questo master e sempre grazie all’Accademia ricevo la comunicazione che il portale Undo.net (oggi chiuso) cercava personale. Dato che stavo seriamente cercando lavoro per essere emancipata e per diventare adulta, dopo svariati colloqui, venni assunta da Undo. Collaborazione breve perché, pochi mesi dopo, entro in contatto con Pier Luigi Sacco. In seguito a quell’incontro sono andata a lavorare con la società bolognese “goodwill”.
Tra i progetti cui ho lavorato (tra il 2006 e il 2011) di cui vado più fiera c’è il Festival dell’Arte Contemporanea di Faenza, diretto da Angela Vettese, Carlos Basualdo e Pier Luigi Sacco.
Mi sono occupata sia dell’organizzazione del progetto del festival, composto da conferenze dove si raccontavano e si ascoltavano le idee degli artisti, che della costruzione dei contenuti. Era molto emozionante come lavoro perché, oltre a parlare con questi artisti e approfondire i loro temi, bisognava “indagare”. Cercare i contatti non era semplice come oggi, erano difficili da trovare e le persone da convincere e infine bisognava poi andare a riportare tutti questi contenuti, in maniera semplice, alla stampa. Tutta quell’esperienza è stata faticosa e ne sono grata, ma le storie non durano in eterno… Scrivevo molto meno, perciò sentivo molto la mancanza della scrittura. Volevo ritornare a fare quello che era il mio lavoro, avere più indipendenza e avere una crescita personale.
Nel 2011 l’ex direttore di Exibart fonda Artribune.
Tonelli, mi propose un ruolo molto più solido all’interno della redazione e felicemente accettai.
Sono tra i membri fondatori del giornale, però non ho voluto abbandonare tutte le competenze che avevo acquisito a Bologna, perciò ho mantenuto una mia attività di consulenze, per quanto riguarda la comunicazione o lo sviluppo di progetti lavorando con tantissime istituzioni. Per esempio, gli anni più belli, sono stati anche quando ho collaborato con American Academy in Rome, dove ho incontrato tra le più grandi menti del presente e tutt’ora collaboro con la Fondazione Pino Pascali.
IL RAPPORTO CON GLI ARTISTI
- Com’è il tuo rapporto con gli artisti emergenti e non?
SANTA: “Io anche grazie a mio marito, che è un curatore, uno studioso e un docente, ho sempre avuto il privilegio di avere a che fare con gli artisti. A volte è veramente una situazione complicata da gestire, ma ti aprono davvero il cuore! La cosa difficile è che devi provare a guardare con i loro occhi l’opera.
Comunque il miglior dialogo nella sfera quotidiana, per le problematiche nel mondo dell’arte, l’ho avuto con gli artisti anche perché, molto spesso e purtroppo, vedo che in questo contesto gli artisti a 40 anni non hanno le stesse opportunità che avevano a 20 anni o di meno. Io credo sia un grande spreco che l’esperienza di un artista over, non possa esprimersi come prima, come un artista giovane!
Tornando e in merito ai giovani artisti, quello che cerco sempre di dire è che non devono cercare di compiacere nessuno. Io apprezzo molto la generazione dei giovanissimi, un loro piccolo difetto però è il chiedere sempre come sia arriva a un determinato risultato, come si diventa un artista…
“Io, come tutti, ho avuto maggior successo laddove mi sono inventata delle cose! Dovete seguire la vostra strada, non fare quello che gli altri si aspettano da voi. Se inventate qualcosa di nuovo, create un nuovo modello, delle nuove regole.”
cit. Santa Nastro
Insomma, mi piacerebbe capire di più il mondo dei giovanissimi attraverso le loro opere. Comprendere il loro tessuto sociale, territoriale: come, per esempio, nell’arte povera dove c’era molto racconto. Inoltre, piccola parentesi, mi piacerebbe che l’Italia fosse un luogo dal quale le persone non vanno via, ma dove arrivano “cervelli in fuga” o meglio, un paese accattivante e propositivo dove le persone che guardano da fuori vogliano venire a studiare. Questo non vuol dire che non vi consiglio di non fare un’esperienza all’estero, anzi!”
Giovanni Rossi del Biennio di Arti Visive
- Per un artista emergente quanto è importante la collaborazione con le riviste del settore? Come funziona il rapporto tra editore – artista e artista – riviste?
SANTA: “Io vi consiglio di leggere delle riviste per individuare gli spazi corretti (rubrica, cronaca ecc.) secondo le vostre esigenze e poi eventualmente contattare chi se ne occupa. Ovviamente, anche i giornalisti fanno le loro ricerche… Diciamo che è anche un incontro tra le parti, ma vi invito a confrontarvi con queste piattaforme solo se siete convinti di fare quello che state facendo. Fare una mostra ed essere su una rivista è una grande responsabilità. Non fatelo per strategia, come spesso si fa.”
SITUAZIONE ATTUALE – IL CONFRONTO
Leonardo Guarneri Duccio, Biennio di Arti Visive
- Qual è il suo punto di vista data questa situazione? Consigli?
SANTA: “Lo spazio artistico come lo ricostruiremo?
Voi siete molto giovani, ma avete già vissuto un momento storico epocale. La storia ci sorprende!
Ciò che sta succedendo adesso ridefinisce il nostro stile di vita.
Gli spostamenti, il rapporto con le persone, con le opere d’arte.
A proposito di opere, ad una fiera ho proprio sentito la pesantezza di correre da una parte all’altra a fruire di molti contenuti in un tempo limitatissimo e come cosa non mi è proprio piaciuta perché sto dedicando poco tempo, mentre la persona che ha creato l’opera ci ha messo la sua vita e questo mi sembra poco rispettoso.
In riferimento alle mostre credetemi quando vi dico, che a volte, di nascosto, pur avendo il privilegio dell’ingresso libero, preferisco pagare il biglietto per guardare la mostra da sola e ricavarmi uno spazio intimo a contatto con l’opera.
Tornando alla tua domanda, può essere che da un momento del genere nasca qualcosa di molto importante, ma data la delicatezza di questo tragico momento non me la sento di dire che ciò è un’opportunità. Mi fa venire i brividi!
Comunque noi:
- Siamo persone e poi gruppi sempre più grandi;
- Ci dobbiamo chiedere che tipo di persone vogliamo essere nel nostro futuro;
- Non avremo più, nei prossimi tempi, la mobilità che avevamo prima (mostre, eventi, ecc).
Questa situazione ha messo in crisi tutto un sistema di valori in cui la società moderna si riconosce. Ma alcuni valori e lo stare insieme sono eterni e sono una parte fondamentale della vita. Ci accomunano tutti e ci rendono “gruppo” anche quando non possiamo riunirci.
Tu probabilmente, domani, se te lo chiedessero, scenderesti a protestare per un valore in cui credi anche se non conosci le persone intorno a te. Si accomunano a quello che stai facendo e tutte queste cose non finiranno mai!
L’arte è importante per la società e non finirà mai!
cit. Santa Nastro
Voi potrete esser gli interpreti e le persone per riprogrammare queste cose.
Se non ve lo fanno fare, fatelo lo stesso!
Se gli MC’s non avessero fatto ciò non esisterebbe l’hip hop.”
Editing Matteo Franzoni,
III anno di Web e Comunicazione d’impresa
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