Davide Quayola: la continua ricerca equilibrista fra uomo e tecnologia
Davide Quayola, nato a Roma nell‘82, è un Artista e un performer di fama internazionale.
Oggi, con base a Londra, la sua practice tocca diversi campi:
Ci sono degli aspetti più tradizionali del suo lavoro, come l’idea di produrre opere d’arte che vengono vendute da gallerie o esposte in musei, ma anche degli aspetti legati a delle esperienze, come le installazioni, che a volte escono dai canoni e formati tradizionali, quindi più vicini a temi musicali e performance.
Quayola Porta avanti uno “studio d’artista” personale, ma si dirama in molteplici direzioni.
Il 29 aprile 2020, Quayola ha incontrato online i nostri ragazzi dei bienni specialistici di Scultura Pubblica Monumentale, Arti Visive Contemporanee e del terzo anno di Pittura per raccontare loro la sua esperienza lavorativa e artistica e per aprire le menti dei ragazzi con qualche consiglio da Artista a Artisti futuri!
RIPORTIAMO DI SEGUITO ALCUNI PASSAGGI DELL’INTERVISTA
STORIA – IDEAZIONE, PROGETTO, PROCESSO
Sulbie Osmani – Corso di Pittura, 3° anno
- Come nasce una sua opera? A chi si ispira?
Davide: “La tecnologia, sicuramente, è una parte abbastanza cruciale del mio lavoro, in diversi aspetti. Non solo dal punto di vista tecnico, cioè usare essa per produrre queste opere, ma è anche il tema stesso del lavoro. L’idea di fondo è condizionata da questi apparati. Sviluppo una mia idea (umana) che successivamente viene sviluppata con la tecnologia. Avviene in maniera analoga…
Parto magari da uno script o uno storyboard.
Il tema di partenza (soggetto), lo specifico apparato tecnologico (che uso, creo e o sviluppo quasi da zero) per studiare questo tema, e il risultato finale, sono tutta una serie di scoperte fatte attraverso questi step, quindi una “collezione di studi”.
In generale tutte le mie ricerche, oltre a parlare delle relazioni con queste macchine, hanno delle forti relazioni con la nostra storia.
Ed è proprio, attraverso lo studio del nostro heritage storico, che mi interessa poi chiarire alcune di queste differenze.
Essenzialmente, un tema che attraversa tutti questi miei progetti è: l’osservazione del mondo da parte della macchina.
La mia idea è quella di non utilizzare questi miei 5 sensi, ma aumentarli grazie a questi apparati.
cit. Davide Quayola
Uno dei temi che ho preso molto in esame è legato all’iconografia classica.
Mi ricordo gli studi old school che facevo al Liceo artistico, dove prendevi dei dipinti classici e creavi questa specie di diagrammi: parlo quindi di non focalizzarsi sul contenuto di quel dipinto, dal punto di vista narrativo e percettivo, ma cercare puramente di descrivere le sue caratteristiche visive.
In realtà è un esercizio abbastanza complicato, parlare di un quadro con un grande simbolismo iconografico dal punto di vista visivo.
Ricordo che addirittura, ci facevano girare il quadro al contrario per non essere influenzati da elementi che noi potevamo ricondurre!
Poi produco degli oggetti, che sembrano perdere la relazione con l’originale: le opere vengono così passate in un altro linguaggio.
Mi affascina, questa correlazione tra due linguaggi distanti, e il totale disinteresse da parte della macchina.
Un esempio: un quadro Barocco da una parte, e dall’altra queste astrazioni contemporanee con un linguaggio tecnologico.
Non c’è più la relazione narrativa, ma emerge qualcos’altro!
Il lavoro, che è arrivato poco dopo, è stato quello che io chiamo una specie di sinopie. Come dei disegni progettuali, dove si riproduce un immaginario disegno preparatorio di questi quadri, ma da dove escono forme ibride, con le quali non ci si relaziona fino in fondo. Di tutta questa serie, per me, non è solo importante il risultato finale, ma tutto il percorso, partendo anche dal titolo.
Insomma, si crea una tensione tra questi due mondi: figurazione ed astrazione.
Queste opere, aldilà del digitale, sono anche una serie di stampe esposte in una mostra e che, nonostante il loro aspetto, risultano particolarmente formali perché ricordano quasi un corridoio del Louvre o della National Gallery: muri rossi, la simmetria con cui questi quadri sono attaccati… Questi set-up, vogliono ricordare la provenienza classica di queste immagini.
In realtà, tutto questo lavoro, nasce da una ricerca ancora più vecchia, ovvero da video installazioni, di uguali tecnologie e tematiche, poi installati in luoghi storici.
Questi oggetti che si manifestano all’interno degli spazi creano un esperienza quasi architettonica. Un’opera da esplorare fisicamente. Tutti i miei lavori sono una sorta di documentazioni di un processo.”
- Quanto ci mette a realizzare un suo lavoro?
Davide: “Per tutto il processo 6/7 anni di lavoro.”
Lorenza Romeo – Corso di Pittura, 3° anno
- La sua arte è strettamente legata alla tecnologia, ma con evidenti rimandi al passato. Ci sono, dunque, degli artisti che considera ”eterni”?
Davide: Si, le sculture non finite di Michelangelo: I prigioni.
Essi, sono degli “oggetti” di cui sono innamorato fin da piccolo.
“Mi ha sempre affascinato questa mia idea romanzata, di lui (Michelangelo) che disse, all’interno del suo laboratorio, che non li avrebbe finiti perché erano perfetti così.“
cit. Davide Quayola
Gli aspetti importanti di questa lavorazione sono stati:
- L’articolazione della materia stessa;
- La forma che esce;
- Ogni singola deformazione di questa geometria documenta un’azione specifica, l’idea di un oggetto statico che racconta una dinamica a livello temporale.
Diciamo che, in questo progetto del 2014, ho modernizzato il processo della tecnica scultorea del non finito, attraverso un processo algoritmico, con la “collaborazione” del braccio meccanico di Kuka. Prima di “Captives” sono partito, appunto, scansionando varie sculture classiche e rinascimentali.
Mi sono focalizzato intorno allo spazio di queste sculture, non sulle figure stesse.
AUDIENCE
Anna Cancarini
- Cosa vuole trasmettere al fruitore tramite le sue opere?
Davide: “L’audience non sa quello che c’è dietro. Si trovano davanti questo macchinario che gli ricorda un arto umano e fa pensare a una macchina che ha una propria intelligenza.
Come ho detto prima, ho sviluppato un sistema.
Non uso il computer in maniera tradizionale, ma vado a creare dei layout. C’è della relazione anche con la funzione matematica (algoritmi) per gestire questi lavori.
Poi vado a fresare questi oggetti con questi grossi bracci. Il robot segue queste istruzioni, queste linee. Il bello è che non sa che li c’è una figura religiosa. Se parliamo di design, sono queste linee che io programmo, che sono per me il nuovo taglio o scalpello.
Ho un intimità con la macchina, mi sono innamorato di questi performer e anche per questo ho deciso di mostrali assieme al lavoro finito.”
TRADIZIONE STORICA – NATURA
- In Remains series ha cercato di creare un ambiente naturale alternativo? È una visione personale della natura? Se sì, l’intento era quello di far immergere completamente lo spettatore?
Davide: “Tutto il mio lavoro su essa si incastra con questa tradizione storica, per scoprire nuovi linguaggi estetici. Uno di questi apparati tecnologici (scanner 3D) viene portato in questi posti di natura incontaminata e va a catturare non dei pixel, ma come dei fogli di excel lunghi milioni, miliardi di righe (x,y,z), dati che poi vanno interpretati.
Viste da lontano vi è un’apparenza fotografica, ma avvicinandosi si notano queste caratteristiche.
Non sono delle normali immagini, create da sfere o punti, che hanno creato uno specifico raggio laser generando quell’informazione. Focalizzandomi sugli errori dei macchinari stessi vengono visualizzati e si creano questi momenti ibridi. Su queste stampe, emergono delle piante, delle features, ma anche dei pattern.
RICERCA E POETICA
Margherita Bobbo – Corso di Pittura, 3° anno
- Su cosa si basa la sua ricerca e la sua poetica? Quali meccanismi della percezione vengono stimolati di fronte ad una sua opera? Quali pensa siano degli elementi di novità che riscontra nei suoi lavori?
Davide: “In sintesi, il mio lavoro è proprio legato alla relazione tra uomo e tecnologia.
Relazione che, in qualche maniera, è completamente fluida e che cambia, ma diventa anche sempre più simbiotica.
Quello che noi viviamo oggi è una relazione quasi completamente simbiotica con la tecnologia, che si trova in qualsiasi contesto della società.
cit. Davide Quayola
Perciò, si può dire che siamo in simbiosi con degli algoritmi, linguaggi di meccaniche presenti nei sistemi contemporanei. La traduzione, tra i due linguaggi, non è mai proprio letterale, sarà sempre un po’ diversa.
Questo alla fine è quello che mi affascina. Questa sorta di differenze, cioè come noi esseri umani ci relazioniamo con la realtà, con il mondo circostante e come alcuni di questi sistemi a loro volta si possono relazionare con questo mondo circostante. È proprio, in queste differenze, che nasce in me un opportunità interessante, quella di cercare di scoprire nuovi modi di relazionarci, con questo mondo, attraverso dei nuovi collaboratori. Parlo di collaboratori, perché per me la tecnologia non è utilizzata come strumento.
Si può sicuramente dire che nel mio lavoro vado a cercare un bilanciamento armonico tra i due linguaggi, mondi.“
SUONO
Duccio Leonardo Garneri – Biennio di Scultura
- Che relazione ha il suono nelle sue opere?
Davide: “Ha un ruolo fondamentale nelle mie opere. Il suono diventa il soggetto stesso del lavoro. Ho esplorato la dimensione sonora in tante maniere e se ricordo bene con dei dipinti semi – impressionisti.
Il suono è il veicolo per creare questa tangibilità.
Il suono che emette quel tipo d’immagine, non è una colonna sonora, ma è proprio quel suono che viene prodotto da questo tipo di dinamica. Però, in alcuni lavori, prima il video – dopo il suono.
Un’altra relazione, parlando di robot, è con questi pianoforti motorizzati. Sto cercando sempre di più di unificare il controllo di questi elementi.”
Considerazioni
Davide: “Dovete farvi un’idea su come fare determinati progetti.
Però quello, che secondo me, non è chiaro ad uno studente, è in realtà quanto poi questo percorso sia a “lungo termine“.
C’è tanta gavetta da fare, per tanti anni, prima di ottenere risultati economici e feedback.
È un percorso complesso, in cui uno deve credere molto in quello che fa, non solo nel momento in cui lo sta facendo.
Penso sia giusto fare un reality check.
Un altro aspetto è legato a quanto siete pro-attivi.
Parte del mio lavoro è anche creare opportunità.
Devi creare opportunità e strategie per far vedere quest’arte in giro, non solo produrre lavori. Devi rischiare tutto per scoprirlo!”
MERCATO DELL’ARTE
Cecilia Galli – Biennio di Scultura
- Che rapporto ha con le gallerie? Ci collabora? E con il mercato dell’arte?
Davide: “Ci sono alcuni aspetti su cui hai pieno controllo e altri zero controllo.
Il mondo legato alle gallerie.
Le gallerie sono il perfetto esempio sulla quale hai poco controllo: Non accettano il tuo lavoro, book, curriculum. Non è una pratica standard. Le gallerie contattano gli artisti.
Quindi, l’accesso è difficile. Le gallerie sono dei propri venditori di arte. Più uno cerca di crearsi queste sue opportunità, più ci sono possibilità che alcuni galleristi possano interessarsi al tuo lavoro. Anche io, ho fatto mostre nelle più importanti gallerie, ma ho problemi a propormi con alcune.
Purtroppo i lavori non acquistano valore, non economico ma d’interesse, quando sono in studio. Devono essere appesi al muro.
Il mondo legato ai curatori.
Loro invece, ricercano gli artisti e sono più disponibili.
Attraverso i curatori, con cui ho lavorato, è più semplice raggiungere specifiche gallerie.
Quindi, vi consiglio: andate a vedere cosa i grandi artisti facevano. Le loro mostre, le gallerie, i curatori. In quale momento della carriera? A quale età?
Per quanto riguarda l’aspetto economico…
Dipende molto dal lavoro che si propone o viene richiesto.
Per esempio: se un museo chiede un quadro ad un artista, esso generalmente non viene pagato per quel quadro, mentre se ti chiedono un installazione si.
Generalmente per generare soldi, deve esserci un certo tipo di riconoscimento, poi da li parte tutto un meccanismo…
Andate a portare la pizza, tutti gli artisti lo hanno fatto! Distanziate i due mondi. All’inizio, per mantenermi, lavoravo come Regista e Designer per qualche pubblicità, ma essendo nello stesso ambito ho capito che poteva rovinare il mio lavoro.
Dovete inventarvi delle opportunità in questo mondo, non cercarle nel mondo vecchio.”
SITUAZIONE ATTUALE
Davide: “Durante questa quarantena ho composto musica e sto sviluppando un intero nuovo software.”
“Ti fa riflettere di più quello che è successo ora.
cit. Davide Quayola
Sta a voi costruire queste opportunità. Ricercate!
A presto ragazzi, un in bocca al lupo a tutti!”
Editing Matteo Franzoni,
III anno di Web e Comunicazione d’impresa
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