Cadere si, ma rialzarsi sempre: la voce di Aron Demetz

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

Aron Demetz, classe 1972, è uno scultore italiano che vive e lavora in Val Gardena. Da oltre vent’anni la sua ricerca artistica si concentra su un perfetto connubio tra artigianato, studio dei materiali e contemporaneità.

Il corpo umano come focus di una vita

“Ho sempre lavorato sulla figura, e tutto quello che a ha a che fare con l’uomo, dalle prime radici o l’uomo nudo, così com’è nato”

– Aron Demetz

Demetz ha prediletto, fin dal principio, lo studio della figura e dell’espressività umana, interpretate attraverso tecniche differenti. I personaggi dello scultore altoatesino paiono congelati in pose di ritratti antichi o paralizzati in posizioni bizzarre. I suoi ritratti, infatti, si distinguono per la loro compostezza formale, ma sono avvolti da un’atmosfera malinconica.

In questo particolare momento storico, in data 17 aprile 2020, Demetz ha incontrato online i nostri ragazzi dei bienni specialistici di Scultura Pubblica Monumentale, Arti Visive Contemporanee e del terzo anno di Pittura per raccontargli la sua esperienza lavorativa, artistica e regalare qualche piccolo consiglio.

RIPORTIAMO DI SEGUITO ALCUNI PASSAGGI DELL’INTERVISTA.
Esposizione di Aron Demetz
Memoridermata – Aron Demetz

Lo spazio di lavoro

  • Come ha trovato uno spazio per lavorare il legno? Quanto influisce lo spazio disponibile sul suo processo artistico?

Aron: “Ho cambiato diversi spazi di lavoro: sono partito dalla mia camera fino ad arrivare qui. In questa vecchia fabbrica di gatti delle nevi. E questo enorme studio per me è importantissimo.

La scultura ha le proprie esigenze di spazio e di tempo, ma per me si trattava anche di avere le condizioni adatte per la conservazione dei legni, che richiedono temperature e umidità esatte.

Ricordatevi però che il luogo più importante dove si lavora un’opera è la propria testa: qui si elaborano le idee, si sviluppano i pensieri e nascono le forme.”

Lo spazio di lavoro: la vecchia fabbrica di gatti delle nevi
Atelier – www.arondemetz.it

Il rapporto tra idea, progetto e processo creativo

  • Come nasce il suo processo creativo? Quali sono i passaggi che compie?

Aron: “Innanzitutto per me ogni processo creativo parte dal pulire lo studio. È un rito di passaggio tra la fine della realizzazione di un’opera e l’inizio della successiva.

Spesso, alla base di ogni mia opera, c’è la parola: scrivo molto, procedo per narrazioni… Perché la parola può scatenare mille immagini e ciò che ne consegue è il disegno.

Mi dedico, poi, al bozzetto in creta, che mi aiuta a familiarizzare con i problemi che l’opera potrebbe presentare in fase di realizzazione.

L’improvvisazione arriva solo in fase di realizzazione. Il bozzetto non va seguito alla lettera e, spesso, sono i materiali a suggerirmi cosa fare. La serie Autark racconta proprio questo: insiste sulla relazione tra progetto e caso, volontà dell’artista e reazione della materia.

Tecnica e poesia

  • Come e dove ricava ambra e resine per le sue sculture?  Nel tempo mutano? In Natura la resina ha la funzione di curare la pianta dalle ‘ferite’ e di rigenerarne le parti logorate. Nelle sue opere si ricollega concettualmente a questo principio?

Aron: “Ambre e resine sono materiali che raccolgo nei boschi. Scelgo prevalentemente quelle di pino e devo aspettare che si liberino dall’acqua in eccesso per poterle lavorare.

Nel tempo mutano e questo per me è stimolante perché rappresenta una sfida continua con la materia. L’elemento è una continua sorpresa e questo mi piace; il troppo controllo disturba, blocca la ricerca creativa.

Ricordiamoci sempre che quello che creiamo è una scultura e, per quanto perfetta possa essere, sarà sempre una scultura; qualcosa che la natura non può creare. Non dobbiamo sentirci in competizione con la natura.”

“Vorrei mostrarvi il mio lavoro per la mostra al Museo Archeologico di Napoli, dal titolo Mann. In questo lavoro ho provato a cimentarmi in un dialogo con le scultura più belle e importanti che il nostro paese possiede: quelle greche e romane.

Ho, quindi, deciso di partire dall’idea di reperto scultoreo e ho provato a ragionare su ciò che vediamo nelle parti mancanti. Giungendo così al concetto di restauro… ho salvato una vecchia scultura in legno carbonizzato, che avevo fatto bruciare troppo ed aveva, per questo, perduto i piedi. La ho avvolta nel gesso bianco  e ho lavorato sull’idea di metamorfosi e di corpi di generazioni diversi.

Partendo da un errore ho ricavato l’idea finale… quello che voglio dirvi è di lasciarvi ispirare. L’arte deve, infatti, più che altro aprire delle porte e creare dei collegamenti. Non bisogna avere paura di esporsi.

  • A proposito della scultura “rovinata”, come avviene il processo di carbonizzazione del legno?

Aron: “Si tratta di una tecnica davvero complessa, dai tempi lunghi e dalle attese esatte. Sono io a scegliere quando interrompere la carbonizzazione perché sono io a dover capire quando il rapporto tra corrosione e persistenza della figura è perfetto e va fermato.

Vedete, anche in questo caso, nonostante io cerchi di arrivare alla realizzazione della scultura con le idee esatte, devo confrontarmi con i problemi di realizzazione. Non bisogna, però, mai fermarsi. Bisogna spingersi, sperimentare e andare oltre.

Lo studio e la tradizione

  • Quali sono i riferimenti artistici e culturali che l’hanno maggiormente influenzata e hanno condizionato la realizzazione delle sue opere?

Aron: “È una domanda complessa, ma è naturale che il luogo in cui cresciamo esercita una grande influenza sulla nostra produzione. Sono stato ispirato dai miei paesaggi, dai materiali che avevo intorno a me e da quel che ho veduto.

L’Accademia è fondamentale, è qui che nasce tutto… non dobbiamo pensare di fare qualcosa di nuovo che non abbia legami con la storia.”

La mera copia di un opera non avrà mai lo stesso valore dell’originale.”

“Non bisogna abbassarsi a fare copie, ma lasciarsi ispirare perché l’opera è il risultato di un pensiero. È importante, in primis, guardare e comprendere se stessi prima di guardare il mondo.

Lo studio e la tradizione: farsi ispirare
Memoridermata – Aron Demetz

Il rapporto con il pubblico

  • Com’è entrato in contatto con il sistema dell’arte? Come sono i suoi rapporti con le gallerie?

Aron: “Alla base di tutto vi sono i rapporti umani. Si inizia da ciò che si è, ci si confronta con i propri colleghi, professori e si fa esperienza… dovete partecipare a mostre locali e farvi conoscere, dovete pensare che questo è un altro lavoro serio e attento come quello in atelier. I rapporti con le gallerie devono partire da una base umana, di empatia e comprensione… bisogna saper dire anche di no. Bisogna avere coraggio, abituarsi a cadere e rialzarsi.”

  • Le sue opere hanno un forte impatto con il pubblico. Quanto pesa sulla sua ricerca come il pubblico reagirà all’opera?

Aron: “Io credo che l’artista non debba insegnare nulla e quando offre la sua immagine al pubblico deve aspettarsi qualsiasi reazione. Mi interessa suscitare delle emozioni, portare chiunque a sentire qualcosa e di lasciare, però, sempre, un qualcosa di non del tutto compreso… Di profondo e misterioso.

Il rapporto con il pubblico: rapporti umani
summer academy gardena – Aron Demetz

Un consiglio per voi, che vale per tutti

“Ragazzi, voglio salutarvi con un consiglio per voi. Dobbiamo pensare che questa è una grande occasione: l’isolamento, lo stare soli e fermi sono occasioni per guardarsi dentro, per trovare nuove strade, per capire i nostri temi.

Una volta ripreso il tutto ci sarà sicuramente il rischio di avere meno possibilità di lavoro, ma sappiate che, negli ultimi vent’anni, per noi artisti è stato difficile. Solo chi crede davvero nel proprio lavoro riesce a farcela.”

Non fermatevi nel pensare, non fermatevi nel disegnare, non fermatevi come artisti, se volete esserlo davvero.

Aron Demetz ai giovani artisti dell’Accademia SantaGiulia


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