Riqualificazione urbana – Il Farm Cultural Park in Sicilia
Immagina di entrare dentro un cortile tipicamente siciliano, con i suoi piccoli dammusi*, e tutti quei cunicoli che potrebbero, in un primo momento, spaesare. Ti trovi, invece, in uno spazio dedicato totalmente all’arte contemporanea.
Come reagisci? L’effetto potrebbe essere di confusione ed incredulità, ma ed è proprio questo l’obiettivo della Farm Cultural Park: rivoluzionare il concetto di “tradizionale” del luogo in cui è collocata.
*Dammuso: particolare tipo di costruzione architettonica tipicamente siciliana.
Siamo a Favara, in provincia di Agrigento. Tutto parte dall’acquisto di alcuni immobili – sottratti all’abusivismo e alla delinquenza – collocati all’interno del cortile Bentivegna, detto anche i “I Sette cortili“ , questo complesso urbanistico include altri sei piccoli cortili tutti collegati tra di loro.
La successiva riqualificazione è avvenuta grazie ad una coppia generosa e visionaria: il notaio Andrea Bartoli e la moglie Florinda Saieva, che hanno finanziato il progetto.
Così nasce Farm Cultural Park: il primo parco culturale e turistico Made in Sicily.
Cos’è Farm Cultural Park?
Farm è un parco turistico, ma anche un museo, una serie di residenze per artisti, mostre personali, installazioni temporanee e permanenti, workshop e iniziative in ambito sociale, culturale e artistico che vanno a cambiare costantemente il suo volto, ma anche installazioni giganti, interventi murari che contribuiscono a ridisegnare gli spazi esterni.
Nell’area sono ospitati dei ristoranti, bar e terrazze dove è possibile rilassarsi; vi è anche un giardino interno – quasi nascosto – che ospita feste ed eventi artistici e musicali. Il tutto avviene mischiando cultura e intrattenimento, gastronomia e glamour in un esperimento sociale e culturale che ha anche aumentato l’attività turistica.
Il progetto si caratterizza come una riqualificazione che ha voluto rimodernare gli edifici e gli spazi giocando molto sull’aspetto rivoluzionario dell’esperimento.
L’aver scelto di colorare di bianco i muri, quasi come se fossero una tela da riutilizzare, crea una crepa con il passato e con il concetto di tradizionale.
A segnare l’ingresso è un grande cartello che, racconta un pò quello che si può trovare al suo interno, dei contrasti che rompono con il consueto e dimostrano come due estetiche differenti possono coesistere.
I contrasti visivi non sono gli unici, ma anche quelli sociali sono visibilmente interessati, basta solamente osservare gli stili di vita che coesistono all’interno di questo spazio suggestivo.
Farm Cultural Park: un grande contenitore
Al suo interno, infatti, coesistono ex struttura abitative – alcune delle quali abitate da simpatiche vecchiette che diventano parte integrante dei Sette Cortili – ora dipinte dai colori più disparati sono state trasformate in gallerie espositive, spazi comuni, bar e luoghi di ritrovo frequentati non solo dai giovani ma da tutta la cittadina e non solo.
Ma Farm Cultural Park non è solo arte, avanguardia e sociale, ma anche cibo e convivialità.
Nei giardini, si può partecipare ad un barbecue insieme ad altri visitatori o assistere ad una rassegna di musica live, mentre nello spazio Ginger si potranno gustare piatti tipici della tradizione siciliana ma anche di altre cultura e nazionalità.
O, se si vogliono mettere alla prova le proprie doti culinarie, è possibile utilizzare la cucina dello spazio Nzemmula.
Molti artisti sono passati da Favara. Alcuni hanno alloggiato nelle residenze a loro dedicate, e i visitatori con loro hanno avuto occasione di confrontarsi e di instaurare delle relazioni personali che sono alla base dei Sette Cortili, che spesso viene definito un museo delle persone più che delle cose.
In altre parole la Farm può essere considerata solo uno spazio per se stesso, ma nel dialogo con tutto ciò che sta fuori. Un progetto che sta rivoluzionando la vita di tutti i cittadini di Favara, che adesso percepiscono l’arte e la cultura come un qualcosa di positivo.
Un sogno di due persone che alla fine, è diventato il sogno di tutti.
Ilaria Diliberto
I anno del Biennio Specialistico di Grafica e Comunicazione
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