Stili di vita ecologici nell’abitare: il legno

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

Joel Jasmine Forestbird - Unsplash

“Fummo fatte per essere di legno e non per corteggiare”
(Sogno di una notte di mezza estate, II,1)

Shakespeare usa la parola legno come sinonimo di durezza o assenza di passione.

Sempre parlando per metafore, o forse anche no, il legno si può considerare come un’espressione della natura, una “parte o una particella di Dio”, come dice Ralph Waldo Emerson.

Da un bosco l’architettura trae gran parte della propria ispirazione, sia essa sotto forma di semplici colonne o di templi e cattedrali.

Di solito si pensa che le strutture architettoniche realizzate con il legno siano di natura effimera, ma non c’è cosa più sbagliata! Il legno se trattato adeguatamente è in grado di resistere per mille anni, nonostante terremoti e il passare delle generazioni.

Gli alberi, infatti, sono l’organismo vivente più longevo sulla faccia della terra, si ritiene che un pino nel Great Basin abbia più di 4.800 anni.

Alcuni paesi come il Giappone non hanno mai veramente rinunciato al tradizionale uso del legno nell’edilizia, in parte perché è una struttura leggera e, se costruita adeguatamente, è in grado di fare fronte ai terremoti meglio di altri edifici più robusti.
Un chiaro esempio ci è fornito dall’edificio più antico di Kyoto, la pagoda di legno a cinque piani del tempio Daigo Ji risalente al 951 d.C.

Kyoto, pagoda del tempio Daigo Ji

Ogni edificio in legno deve essere realizzato nel rispetto delle normative e con materiali provenienti da foreste certificate.
Uno degli enti certificatori più importanti è l’FSC (Forest Stewardship Council), che ha l’obiettivo di promuovere una gestione responsabile delle foreste del mondo.

Numerosi studi hanno dimostrato che i prodotti di legno, se utilizzati correttamente, potrebbero avere un impatto positivo sul riscaldamento globale.

Costruendo una casa ecologica a basso consumo energetico utilizziamo circa 80 metri cubi di legno, pari a circa 72 tonnellate di anidride carbonica immessa nell’atmosfera in meno.

Vivere ecologico

Gli ecovillaggi

L’ecovillaggio è un tipo di comunità basata esplicitamente sulla sostenibilità ambientale. I principi di questo tipo di comunità sono i seguenti:

  • adesione volontaria dei partecipanti e condivisione dei principi fondanti;
  • nuclei abitativi progettati per ridurre al minimo l’impatto ambientale;
  • uso di energie rinnovabili;
  • autosufficienza alimentare basata su forme di agricoltura biologica.

L’ecovillaggio costituisce un laboratorio di ricerca e sperimentazione verso stili di vita alternativi ai modelli socio-economici più diffusi. 

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Tende al massimo dell’autosufficienza, in modo da soddisfare il più possibile, al suo interno, ogni esigenza dei suoi membri.

In questo senso, l’ecovillaggio si presta a costituirsi come un modello sostenibile, sul piano economico, sociale ed ecologico. Nel 1996, per soddisfare questa esigenza, nasce in Italia la Rete Italiana Villaggi Ecologici (RIVE)

Gli ecovillaggi non sono la risposta a quelle che sono le sfide di questo tempo, ma possono essere una testimonianza di limite.

Photo by Daniel Funes Fuentes on Unsplash

Fino a dove ci possiamo spingere nel prenderci cura di questo pianeta? Come possiamo essere ecologici? Fino a dove possiamo spingerci nell’apertura e nella condivisione con gli altri?

Tutte domande alle quali si sta cercando di dare risposta

Sono un insieme di persone che hanno saputo affrontare il problema nella sua complessità, decidendo di mettere a disposizione le proprie competenze di vita in un obiettivo comune.

Questa è la sfida del nostro secolo, ma è anche la sfida che ciascuno di noi può assumere in maniera creativa e responsabile, superando i timori e le diffidenze e avere il coraggio di fare la differenza unendosi con l’altro al di là delle resistenze, al di là delle diffidenze, al di là dei timori e al di là delle paure.

Negli ultimi anni il fenomeno ha attirato un numero crescente di persone per varie ragioni: la sempre più bassa vivibilità delle grandi città, la crisi economica, una generale e diffusa crisi dei valori, il radicamento del pensiero ambientalista e l’attenzione sempre più diffusa a uno stile di vita migliore.

Cohousing

Con il termine coresidenza si definisce quell’agglomerato di insediamenti abitativi, dove è possibile distinguere alloggi privati, così come ampi spazi comuni destinati all’uso collettivo e alla condivisione tra i coresidenti.

Tra i servizi collettivi vi possono essere ampie cucine, lavanderie, spazi per gli ospiti, laboratori per il fai da te, spazi gioco per i bambini, palestre, piscine, internet cafè, biblioteche e altro. Mentre le abitazioni private sono di solito di dimensioni più contenute rispetto a quelle normali.

Di solito un progetto di coresidenza comprende dalle 20 alle 40 famiglie che convivono come una comunità di vicinato, che gestiscono gli spazi comuni in modo collettivo ottenendo in questo modo un risparmio economici e una serie di benefici di natura ecologica e sociale.

La coresidenza si sta affermando come strategia di sostenibilità.

Da un lato, infatti, la progettazione partecipata e la condivisione di spazi, attrezzature e risorse, agevola la socializzazione e la mutualità tra gli individui.

Dall’altro lato, questa pratica, unitamente ad altri approcci quali, ad esempio, la costituzione di gruppi d’acquisto solidale, l’auto condivisa o i diversi servizi utilizzati in comune, favoriscono il risparmio energetico e diminuiscono l’impatto ambientale della comunità.

La cooperativa Borgo del Sole di Capannori (LU) ha voluto costruire un Villaggio ecologicamente e socialmente sostenibile,  progettato e realizzato secondo i principi della bioarchitettura, utilizzando materiali ecologici e secondo le tecniche innovative della bioedilizia, un villaggio energeticamente autosufficiente che utilizza solo fonti energetiche rinnovabili e pulite.

Questa cooperativa ha, inoltre, voluto costruire una comunità di abitanti che vive in alloggi privati, ma che ha a disposizione strutture, spazi e servizi comuni che favoriscono le relazioni e i rapporti umani e sociali.

Obiettivo della comunità è anche liberarsi dalla solitudine, costruendo un forte legame intergenerazionale, uno scambio solidale e mutualistico di servizi, uno stile di vita comunitaria liberamente autodeterminato dalle diverse esigenze e dalla sensibilità individuale.

Abitare nel futuro

Gli stili di vita e le scelte degli individui collegate alla propria abitazione possono fortemente incidere sull’ecologia e i consumi energetici.

Con maggiore attenzione alle proprie abitudini è possibile rispettare l’ambiente senza rinunciare al comfort, ma occorrono la consapevolezza e l’impegno per uno stile di vita responsabile. Tra gli obiettivi utili è bene sensibilizzare i cittadini affinché possano fare scelte orientate alla sostenibilità.

La casa è il luogo più intimo, ma anche il più sociale in cui viviamo le nostre vite.

Studiare gli stili di vita in divenire e prevedere quelli futuri è fonte di ispirazione per concepire prodotti capaci di soddisfare i nuovi bisogni abitativi, sia dentro che fuori casa.

Nascono sempre nuovi modi di abitare la casa tra cui il cosiddetto abitare naturalizzato: è la casa che ricrea la natura al suo interno.

Qui il design trae ispirazione dal mondo organico e vegetale nelle forme, nei colori e nella texture dei materiali, che sono quelli sostenibili e/o grezzi, capaci di generare un’estetica volutamente imperfetta con forti rimandi all’immaginario rurale.

È il luogo che integra natura e artificio all’insegna di un ritrovato equilibrio e una naturale armonia con l’ambiente e i cicli biologici.

Guarda su Ted il punto di vista di Michael Green

Il legno è il materiale che preferisco. Uno dei motivi per cui preferisco il legno è che ogni volta che la gente entra nei miei fabbricati in legno, ho notato che la loro reazione è assolutamente diversa. 
– Micheal Green

Abitare nella foresta

Sin da tempi antichi, gli umani hanno una forte affinità con la tranquillità e l’isolamento delle foreste. Un esempio di architettura nella foresta è la Under Pohutukawa House realizzata dallo studio di architetti Herbst, ad Auckland.

L’abitazione è situata all’interno di un bosco indigeno di Pohtukawa e per poterla realizzare furono presi accordi per rimuovere solo quattro alberi. 

Per alludere alla corteccia degli alberi le torri sono state rivestite con travetti irregolari seghettati di colore nero e marrone. Gli spazi interni sono immaginati come intagliati nel legno, ottenuto attraverso il dettaglio di tutti gli elementi di parete/soffitto realizzati nello stesso legno chiaro.

Lo spazio pubblico collega le due torri e tenta di interagire con la foresta circostante di Pohutukawa definendo uno spazio incrociato tra il potente ambiente naturale e la forma costruita. 

La struttura che sostiene il tetto è composta da una serie di alberi di acciaio e legno che alludono ai tronchi e ai rami degli alberi. Il tetto e le pareti in vetro fanno sembrare la casa quasi trasparente, permettendo alla natura circostante di essere ammirata da ogni punto di vista.

All’interno, i tessuti, i materiali, le tonalità e i colori di questa casa sono ispirati dagli alberi che la circondano. 

Le finestre del soggiorno sono scorrevoli e possono essere completamente aperte per creare un’enorme stanza all’aperto. 

La particolarità di questa casa è la trasparenza: gli architetti hanno cercato di annullare i confini tra l’edificio e il paesaggio, creando un’atmosfera del tutto poetica.

Gaia Vezzoli
II anno del corso di Decorazione – Interior Design


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