‘Tutti in campo’ con l’Arte… raccontata da Serena
Prosegue anche nel 2018 la collaborazione tra l’Accademia SantaGiulia e il canale televisivo bresciano Teletutto, che vede alternarsi come ospiti della trasmissione sportiva “Tutti in campo”, gli studenti delle Scuole che compongono l’Hdemia. Domenica 21 Gennaio 2018 è stato il turno di Serena Filippini, studentessa del biennio della Scuola di Comunicazione e Didattica dell’Arte, alla quale abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza in studio.
Intervista
Ciao Serena, è stata la tua prima esperienza televisiva quella di domenica a Teletutto? Se si, come ti è sembrato stare in uno studio TV di fronte alle telecamere?
Ciao, sì quella di domenica è stata la primissima esperienza televisiva…il battesimo del fuoco! Prima di iniziare pensavo che sarei stata un po’ intimorita dallo studio e dalle telecamere, non avendo esperienza, ma una volta iniziata la trasmissione mi sono sentita a mio agio e tutte le paure sono passate.
L’atmosfera dello studio e i ritmi televisivi legati all’andamento della partita sono stati più uno stimolo oppure una variabile da gestire? Come ti sei trovata con i conduttori e gli altri ospiti?
Quando ho iniziato a parlare della prima opera la squadra avversaria ha segnato e l’atmosfera in studio si è un po’ scaldata… In quel momento ho pensato “Aiuto… se quando parlo io segnano gli avversari siamo rovinati!”. Poi però sono entrata un po’ più in confidenza con i ritmi della trasmissione e mi sono proprio divertita.
I conduttori sono stati fin da subito molto disponibili e mi hanno accolta come se mi conoscessero da sempre e anche gli ospiti presenti in studio sono stati veramente gentili e hanno fatto di tutto per mettermi a mio agio… Oltretutto la proposta che hanno fatto in diretta al direttore Romagnoli di dare una “nota di merito” agli allievi che hanno partecipato alla trasmissione non mi è sembrata niente male!! 😀
Nel corso della trasmissione hai illustrato una serie di opere d’arte a tema sportivo. È stata difficile la ricerca che ti ha portato a sceglierle? Secondo te questo tipo di intervento è adatto a una trasmissione come “Tutti in campo”?
Quando il prof. Susa mi ha proposto quest’idea mi è piaciuta fin da subito, proprio perché la sfida sarebbe stata far incontrare due mondi apparentemente opposti: l’arte e lo sport. Mai prima di questa occasione infatti avevo approfondito il tema dello sport all’interno delle opere d’arte e quindi è stata anche un’opportunità per me di ampliare le mie conoscenze. Ho iniziato quindi a documentarmi e ho scoperto che esistono davvero moltissime opere sullo sport di diverse epoche storiche, quindi ho avuto veramente l’imbarazzo della scelta! Ho voluto portare all’attenzione del pubblico in ascolto alcune opere conosciute, ma anche diverse opere meno note per rendere il più variegato possibile il percorso da me costruito.
Una volta selezionate le opere di cui parlare, ho pensato di raccontare qualche aneddoto, cercando di non cadere nella classica descrizione fine a se stessa. Avendo anche poco tempo a disposizione credo che questa si sia rivelata una scelta vincente, perché i miei interventi sono risultati come brevi “pillole” con la funzione di intervallare la cronaca della partita.
Non nego che qualche dubbio prima di recarmi in studio l’avevo, soprattutto perché non pensavo che in una trasmissione sul calcio sarebbe stato dato spazio all’arte, e invece sono rimasta piacevolmente sorpresa. Anche gli ospiti in studio hanno interagito e commentato le opere presentate… E per gli amici in ascolto a casa, spero di non averli annoiati!
Sono opere d’arte molto differenti fra loro, ti andrebbe di raccontarci qualcosa di loro? Se non hai preferenze, io si: Umberto Boccioni e i mosaici di Piazza Armerina.
Umberto Boccioni, Dinamismo di un footballer, 1913
È il più famoso quadro sul calcio e il primo di un artista d’avanguardia. Boccioni fa parte del futurismo, anche se per poco visto che muore giovanissimo nel 1916, e uno degli obiettivi che l’arte futurista si propone è proprio quello di raffigurare la “sensazione dinamica” generata dalla velocità (in linea con la continua industrializzazione del periodo e con invenzioni come la macchina).
Nel 1913, anno in cui Boccioni realizza il quadro, la Milano dove viveva aveva 4 squadre nella massima serie (tra cui il Milan e l’Internazionale). Alle prime edizioni del campionato parteciparono solo club dell’Italia settentrionale, ma dal 1913 la Federazione ammise anche quelli del centro-sud, trasformando il torneo in un fenomeno nazionale.
Ma torniamo al quadro: può sorprendere che Boccioni non l’abbia chiamato “Dinamismo di un calciatore”, a maggior ragione se pensiamo che nel 1908 venne avviata una campagna di italianizzazione del linguaggio del calcio, troppo intriso di termini inglesi. Alla base di questa operazione c’era la convinzione che il football derivasse da un antico gioco italiano: il “gioco fiorentino”. Tuttavia la maggior parte della gente continuava a usare parole inglesi e a chiamare i giocatori footballer e non calciatori.
Per dare dimostrazione visiva del movimento del calciatore, Boccioni scompone le forme del corpo, che sono tutte in movimento. Non si tratta di un’opera astratta perché noi, se facciamo molta attenzione, siamo in grado di riconoscere le gambe e le braccia in movimento del calciatore. Manca però la testa, perché Boccioni decide di non individualizzare l’atleta, perché quello che vuole è dipingere una “sensazione dinamica” universale, che accomuni tutti, dove l’ambiente si fonde con il soggetto che si muove. La concentrazione dello spettatore deve essere tutta rivolta al movimento.
Mosaici di Piazza Armerina (Sicilia)
Si tratta di una villa romana del IV secolo d.C che, a giudicare dalla ricchezza dei mosaici, apparteneva ad una famiglia sicuramente molto abbiente. L’aspetto interessante è che, mentre la maggior parte delle opere d’arte legate allo sport hanno come soggetti uomini, questa costituisce un eccezionale esempio di donne sportive nell’antichità.
Nelle scene raffigurate nei mosaici troviamo la caccia, i giochi del circo a Roma e un momento di svago di giovani donne romane.
Queste ultime stanno giocando a palla (forse ad un gioco antenato della nostra pallavolo!), allenandosi con pesi e correndo. Ma una cosa ci colpisce: sono in bikini, altro che un indumento inventato nel XX secolo… Il bikini esisteva già all’epoca dei romani e veniva utilizzato come “abito sportivo” per lasciare libero il corpo di muoversi.
La nudità degli atleti infatti, che presso i Greci stava a rappresentare la bellezza della vittoria sportiva, disturba il senso del pudore dei Romani che alla fine compiono una decisiva modifica di costume, dando vita a una classe di sportivi della quale poteva far parte chiunque, senza distinzione di appartenenza sociale. Emerge quindi la funzione sociale dell’evento atletico, non più legato a significati religiosi e alla dimostrazione della propria classe sociale, ma come espressione di una forma di intrattenimento.
Tu in accademia studi Comunicazione e Didattica dell’Arte; ti va di sintetizzare in cosa consiste questo biennio specialistico e quali sono le materie che più lo caratterizzano?
Sì, da qualche mese sto frequentando il biennio specialistico di Didattica in Hdemia.
Di fatto questo biennio si propone di mantenere una certa continuità con il triennio di Didattica dell’arte per i musei, approfondendo però certi aspetti indispensabili per avvicinarsi al mondo del lavoro. Materie come Didattica dei linguaggi artistici, Progettazione multimediale, Management per l’arte, solo per citarne alcune, aprono gli occhi sul mondo dell’organizzazione, sulla dimensione economica e gestionale delle mostre e degli eventi. Più in generale, questo tipo di biennio forma anche coloro che vogliono approcciarsi alla critica e alla curatela, aspetti a me particolarmente cari, ma continua anche una ricerca già avviata durante il triennio sul coinvolgimento di giovani e giovanissimi mediante laboratori improntati sul medium del digitale.
La comunicazione di quello che è l’infinito mondo dell’arte rimane sempre l’obiettivo principale del corso, dando la possibilità di sperimentare le diverse vie attraverso le quali raggiungerlo.
Sei una tifosa di calcio? Sei bresciana d’origine, d’ora in poi seguirai con più interesse le vicende del Brescia?
Ebbene sì, sono bresciana d’origine ma ammetto di non essermi mai molto interessata al calcio e nemmeno al nostro Brescia.
L’unico sport che seguo con interesse è il nuoto, ma il calcio proprio non mi ha mai appassionata. Devo dire infatti che tre ore di trasmissione mi hanno messa a dura prova: inizialmente era come se conduttori e ospiti parlassero una lingua a me sconosciuta, ma dopo qualche sforzo di attenzione da parte mia, credo di aver imparato quasi tutta la formazione, compreso allenatore e presidente del Brescia… E posso assicurare che non è affatto una cosa da poco, vista la mia ignoranza calcistica! 😉
Laura Tonin
Ufficio Web Content & Social media
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