Elogio alla didascalia

Pubblicato da Accademia SantaGiulia il

Studenti in visita al museo

Avete mai riflettuto sul potere di una didascalia? Quel breve testo che spesso accompagna le opere d’arte, posizionato vicino a un quadro, una scultura, un oggetto, ha in sé una forza narrativa straordinaria.

Non è solo un’etichetta, non si limita a riportare autore, titolo e data. La didascalia è uno strumento di mediazione culturale, un ponte tra l’opera e il visitatore, capace di trasformare una visione passiva in un’esperienza attiva.

Durante il corso di Didattica per il Museo II, tenuto dalla storica dell’arte e docente presso l’Accademia SantaGiulia Camilla Gualina, si approfondisce proprio il valore della mediazione negli spazi museali. Si analizza come la didascalia, al pari di una guida museale con la sua voce e il suo corpo, possa diventare un potente interprete del patrimonio.

Scrivere una didascalia efficace richiede competenze specifiche: selezionare informazioni pertinenti, renderle accessibili e, al contempo, svelare significati nascosti o stimolare riflessioni profonde legate all’opera.

Gli studenti di Didattica dell'Arte per i Musei durante un'uscita didattica
Gli studenti di Didattica dell’Arte per i Musei durante un’uscita didattica

Una didascalia ben scritta invita a fermarsi, osservare, riflettere. Non è mai neutrale: guida il pensiero, stimola domande e suggerisce interpretazioni personali. Può rivelare dettagli trascurati o offrire nuove chiavi di lettura, trasformando una semplice visita in un dialogo.

Chi ha visitato musei all’estero sa bene di cosa stiamo parlando: in Italia, spesso, le didascalie sono ridotte a semplici descrizioni tecniche, perdendo l’occasione di creare un dialogo profondo tra l’opera e il visitatore. Al contrario, in altri Paesi, il ruolo delle didascalie è invece sempre valorizzato.

Un esempio è l’Excellence in Exhibition Label Writing Competition promosso annualmente dall’American Alliance of Museums, che premia le didascalie più innovative ed efficaci, stimolando il confronto tra i professionisti e diffondendo buone pratiche a livello globale.

Nonostante le criticità, anche in Italia iniziano a emergere segnali positivi. La Pinacoteca di Brera, ad esempio, propone didascalie diversificate per target: pannelli tecnici per curatori, didascalie interattive per famiglie, richiami letterari per appassionati di scrittura, testi accessibili per ipovedenti, il tutto declinato anche in inglese. Un esempio virtuoso di come le didascalie possano rispondere alle esigenze di pubblici diversi.

Laboratorio didattico all'interno di un museo dedicato ai bambini
Laboratorio didattico all’interno di un museo dedicato ai bambini

Didascalia, potente interprete del patrimonio, insomma. È con questo obiettivo che gli studenti del secondo anno di Didattica dell’arte per i musei, guidati dalla professoressa Gualina, stanno lavorando a un progetto dedicato al Museo della Città di Chiari, in provincia di Brescia, la Fondazione Repossi.

Il complesso ospita una biblioteca, una pinacoteca e una sezione d’arte contemporanea. Gli studenti creeranno un percorso tematico su cinque opere, ciascuna accompagnata da una didascalia interpretativa studiata per un target specifico.

Questo esercizio non è solo un’attività didattica, ma una riflessione pratica su come una didascalia possa veicolare messaggi più ampi, trasmettere i valori di un museo o collegare un’opera al presente.

Visita al museo - Pauline Loroy via Unsplash
Visita al museo – Pauline Loroy via Unsplash

E se il museo è un luogo vivo, dove passato e presente si incontrano, ogni didascalia può essere una celebrazione di questa vitalità, un dialogo continuo tra chi osserva e ciò che viene osservato. Un piccolo, ma potente, strumento che arricchisce ogni esperienza museale.

Un’opportunità non scontata per gli studenti che permette loro di concretizzare quanto appreso in un progetto reale legato al territorio. Lavorare su un caso pratico permette loro di comprendere come le competenze acquisite possano essere applicate per valorizzare il patrimonio locale e coinvolgere i diversi pubblici. Imparare facendo, insomma, è la chiave per trasformare la teoria in esperienza e prepararsi al futuro professionale.

Ufficio ComunicazioneAccademia SantaGiulia


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