CidneOn: le luci di Hdemia prendono vita
CidneOn è il Festival Internazionale delle Luci che si tiene da ormai tre anni a Brescia. Quest’anno le studentesse della Scuola di Scenografia di Accademia SantaGiulia e gli studenti del corso di Stilista Tecnologico della scuola di moda ITS Machina Lonati collaborano per dar vita alle installazioni luminose che saranno protagoniste del tanto atteso festival internazionale che si tiene nel nostro Castello sul Colle Cidneo.
Io sono una studentessa di Scenografia del III anno di corso, e faccio parte del team che, insieme ai ragazzi di Machina Lonati, ha partecipato al progetto CidneOn.
Ho proposto un’intervista inedita al nostro docente di Illuminotecnica, Stefano Mazzanti, referente del progetto e light designer, che ha accettato senza esitazioni.
Ecco quindi un piccolo assaggio di tutto quello che è stato il lavoro ‘’dietro le quinte’’.
Ormai siamo agli sgoccioli di questo grande progetto. Come descrivereste questa esperienza? È soddisfatto dei risultati che sta ottenendo insieme ai suoi studenti?
È stata un’esperienza faticosa ed impegnativa, ma entusiasmante, ora che si vedono i risultati. Sono molto soddisfatto del risultato, sia dal punto di vista della qualità raggiunta nella realizzazione del progetto, che dal punto di vista dell’impegno e dell’interesse che hanno dimostrato gli studenti.
Come valuta il progetto a livello professionale? Lei è esperto nel campo dell’illuminotecnica e della drammaturgia della luce, pensa che questo progetto sia stato utile agli studenti anche dal punto di vista ‘’lavorativo’’, oltre da quello didattico?
Il progetto è stato affrontato fin dall’inizio con modalità professionali, visto il committente e il contesto in cui andava a collocarsi.
Credo che questo tipo di progetti sia utilissimo, e che lo sia soprattutto dal punto di vista lavorativo. È un tipo di progetto che consente di portare gli studenti per la prima volta in un contesto lavorativo così particolare come quello dello spettacolo e degli eventi e quindi consente di scoprire tutte le problematiche che ciò comporta a tutti i livelli.
Durante la fase di progetto, di lavoro, avete incontrato dei problemi o delle incombenze? Come sono stati risolti?
Come in tutti i lavori, anche in questo caso incombenze e problemi non son mancati, ma credo siano la parte veramente formativa di questi progetti. Se tutto andasse bene, sarebbe fuori dalla realtà dei fatti e non insegnerebbe ad affrontare le problematiche future.
Nello specifico di questo progetto le questioni principali da affrontare riguardavano il rapporto fra due tipologie di scuole differenti, con background formativi eterogenei, con modalità di lavoro e di approccio diverse ai progetti.
Inoltre, il fatto di mettere a lavorare insieme un numero molto elevato di persone già impegnate a seguire lezioni, corsi e altri progetti, con limiti di tempo importanti, è stata una bella sfida da affrontare.
Infine abbiamo affrontato problematiche ovviamente più pratiche come i limiti legati alla carenza di spazi di lavoro, alla gestione di un budget limitato, la necessità di utilizzare materiali speciali con certificazioni di sicurezza e che potessero resistere all’acqua, così come il rapporto con l’organizzazione del festival e l’organizzazione dell’allestimento in loco.
I problemi sono stati superati con la ricetta di sempre: pazienza e lavoro!
Come ha affrontato, a livello progettuale, il lavoro con le sue studentesse?
Da parte mia, ho cercato di impostare il lavoro in modo che ogni gruppo potesse avere una propria parte creativa e progettuale, perché penso che sia importante stimolare gli studenti a mettere qualcosa di proprio nei progetti e poi perché questo di solito crea più entusiasmo e partecipazione.
Ho cercato di rispettare tutte le proposte, sia quelle degli studenti di moda che quelle delle scenografe. Per vari motivi, soprattutto pratici e di tempo, non è stato possibile farlo sempre fino in fondo, ma ci abbiamo provato!
Siamo partiti con il progetto a novembre, quindi abbiamo avuto un tempo molto limitato, considerando nel mezzo la lunga pausa scolastica natalizia.
Abbiamo iniziato analizzando i disegni degli abiti fatti dai ragazzi dell’ITS Machina Lonati e con alcuni incontri in comune con loro per scegliere gli abiti da realizzare. Poi siamo passati alla scelta e all’ordine dei materiali e alla progettazione dell’allestimento scenografico.
Infine la parte più impegnativa: la realizzazione degli abiti e il montaggio delle componenti luminose che ha richiesto diverso tempo e si è conclusa con l’allestimento in Castello.
È soddisfatto del risultato finale? Lo rifarebbe?
Personalmente sono soddisfatto del risultato. Visti i commenti, la visibilità e i molti riscontri positivi che arrivano dal Festival, direi che tutti possono essere molto soddisfatti.
Di certo lo rifarei, magari con qualche miglioria dettata dall’esperienza fatta. Spero, ma ne sono convinto, che le varie problematiche incontrate siano state utili e di insegnamento e che il risultato abbia ripagato l’impegno delle mie studentesse di Scenografia.
Un ringraziamento speciale va alle mie compagne di avventura, nonché scenografe e, si spera, future scenografe. Insieme siamo state in grado di aiutarci, sostenerci e insegnarci a vicenda con un lavoro intenso e equilibrato.
Tutte insieme, inoltre, ringraziamo il nostro professore Stefano Mazzanti, senza di lui nulla di tutto questo sarebbe stato possibile.
Ha saputo coordinare tutto il team in modo tale da essere sempre puntuali e, cosa più difficile, è riuscito a risolvere i piccoli problemi che inevitabilmente sorgono quando si collabora con altre persone, con background differente e con un team eterogeneo.
E un enorme grazie va alle oltre trecento mila persone che, in poco giù di una settimana, si sono lasciate affascinare anche dalle nostre creazioni.
Emma Taramelli
III Anno del corso di Scenografia
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