Da Maeda al principio filosofico del Rasoio di Occam: la complessità
L’intento di questo articolo è raccontare come molte persone abbiano provato a trovare soluzioni per semplificare la vita dell’uomo rispetto alla crescente complessità, a dargli un nuovo punto di vista che ad oggi sembra una barzelletta… che non fa più ridere nessuno.
Una sorta di missione, potremmo definirla, che ci conduce proprio a John Maeda, uno che dinnanzi alla sfide non si tira indietro.
Embed from Getty ImagesChi è John Maeda e cosa c’entra con il concetto di semplificazione associato al mondo filosofico?
Tra i suoi lavori possiamo citare la “tastiera circolare” dell’Ipod, il dispositivo che ha saputo mettere giga e giga di canzoni in un piccolo device da 10 centimetri.
John Maeda attualmente ricopre il ruolo di Preside presso la Rhode Island School of Design. Il suo lavoro nel campo del design e della tecnologia è incentrato sull’area in cui i due ambiti si intersecano.
Due settori, il design e la tecnologia, che, come sappiamo, stanno migliorando ogni giorno lo stile di vita, ma complicando la percezione dello scorrere lento del tempo.
Attualmente Maeda sta lavorando a SIMPLICITY, un progetto di ricerca destinato a trovare modi per semplificare il vivere contemporaneo e che lo ha portato alla pubblicazione di un vero e proprio best seller: Le Leggi della Semplicità.
Un approccio, un metodo, una visione che vuole aprire gli occhi, o forse le menti, delle persone partendo da una domanda che ha l’obiettivo di scatenare processi di sensibilizzazione nelle persone:
Viviamo davvero in un mondo così complesso?
Maeda afferma che il mondo non è complesso.
La complessità non è una caratteristica del mondo o di qualsiasi altro elemento. Non è assoluta, ma è un elemento nella relazione tra noi ed il mondo.
Già da questa semplice e banale definizione, possiamo sicuramente capire che la complessità è strettamente collegata al nostro intervento nel mondo.
Embed from Getty ImagesPartendo da una visione di un progettista che si pone come primo obiettivo quello di rendere semplice ed utilizzabile qualsiasi dispositivo tecnologicamente complesso, la visione di Maeda attraverso la sua ricerca riesce a sposare differenti mondi, da quello professionale a quello personale.
Perché, siamo onesti, la complessità non sta sempre solo nel tradurre il linguaggio burocratico di un contratto da firmare o ad una scrivania piena di scartoffie. Molte volte la ritroviamo davanti ad una porta d’ingresso. Alzi la mano chi davanti a “spingere” non ha mai tirato.
Dieci leggi concentrate in poco più di cento pagine. Di rapida lettura e semplice consultazione. Maeda dà la possibilità a chiunque di far proprie le linee guida di questa affascinante teoria anche durante la pausa pranzo o un volo di breve durata.
Dieci leggi, ognuna associata ad un termine che ne anticipa il significato: RIDUCI, ORGANIZZA, TEMPO, IMPARA, DIFFERENZE, CONTESTO, EMOZIONE, FIDUCIA, FALLIMENTO, UNICA LEGGE.
Semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo. Semplicità equivale a buon senso, a equilibrio: questo è l’insegnamento che sembriamo trarre sempre di più dalla vita di tutti i giorni.
Ci ribelliamo alla tecnologia, sempre più complicata e contorta.
Il Rasoio di Occam è un principio metodologico enunciato dal monaco inglese Guglielmo di Occam e si riassume brevemente in questo: a parità di elementi, la soluzione di un problema è quella più semplice e ragionevole.
Insomma, inutile complicare una teoria o aggiungere elementi a una discussione se non serve ad arrivare alla soluzione o a rendere edificante qualcosa.
Una riflessione, quindi, che ha fatto discutere scienza, religione e altri meandri del sapere, che poi hanno incontrato anche, ovviamente, il design, che nello stesso termine ha una complessità di differenti accezioni/interpretazioni.
“Complicare è facile, semplificare é difficile”.
Diceva Bruno Munari, uno dei creativi più poliedrici che l’Italia abbia conosciuto. Per complicare, infatti, basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra informe tutto il materiale superfluo, per liberare la sua scultura.
“La semplificazione è il segno dell’intelligenza che si va narrando”.
Questo recita un antico detto cinese che intende dire che, quello che non si può dire in poche parole, non lo si può dire neanche in molte.
Si potrebbe proseguire con il tanto conosciuto “Less is More”, ma forse cadremmo nel banale, d’altronde non ci servono troppe nuvole per descrivere il cielo.
L’essenziale è invisibile agli occhi, se volessimo spendere un’altra frase con i controfiocchi ma, in realtà, non sappiamo veramente chi siamo finchè le difficoltà non si palesano davanti ai nostri occhi come valichi insormontabili.
Solo allora capiamo che quello che veramente conta è quello che abbiamo, che ancora ci fa emozionare, e non è di certo materiale.
Camillo Frigeni
II anno del corso di Web e Comunicazione d’Impresa
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