Biennio di Arti Visive: uno sguardo sul futuro dell’Arte

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Un Biennio di Arti Visive è un momento fondamentale nel percorso di identità, definizione e affermazione delle basi progettuali e creative di uno studente che vuole porsi nel sistema dell’arte quale artista emergente: mentre affina e riflette su quanto ha appreso nel corso del Triennio precedente, al contempo matura, come uomo e come artista, mettendo “a rischio” il proprio percorso, giocandosi tutte le carte e inventandone di nuove.

Percorso pieno di sorprese e di esperienze, il Biennio in Arti Visive proposto dall’Accademia SantaGiulia vuole essere un luogo attivo e contemporaneo, capace di proporre una riflessione estetica ed etica sulla ricerca visuale di ogni studente, con appositi percorsi che ogni docente costruirà “taylor-made” per e con ogni studente, in una didattica completamente strutturata in workshop intensiviapprofondimenti individuali.

Un Biennio che è già futuro: consapevole del sistema dell’arte che ci aspetta là fuori dalle porte dell’Accademia, responsabile di quel che si impara dentro le aule di studio, affamato di nuovo e sempre pronto a mutare, mutevole come la giovane arte contemporanea, che già è nata, che sta nascendo.

Marco La Rosa per Tecniche e Tecnologie delle Arti Visive, Andrea Mariconti per Pittura, Ilaria Bignotti per Ultime Tendenze delle Arti Visive sono i tre Docenti che Vi annunciamo.

Ciascuno con un percorso di esperienza internazionale, strettamente legati al sistema dell’arte e che, forti del loro lavoro in e out-side l’Accademia, possono portare al Biennio di Arti Visive un apporto fondamentale, strategico, e carico di innovazione, nel rispetto della personalità creativa di ogni studente.

Noi li abbiamo incontrati per voi!

ILARIA BIGNOTTI

Ilaria Bignotti nasce a Brescia nel 1979, dove vive e lavora, viaggiando molto e studiando sempre.

È Dottore di ricerca in Teorie e Storia delle Arti, lavora nel sistema dell’arte seguendo gli Archivi di artisti dagli anni Settanta ad oggi, tra i quali Paolo Scheggi, Antonio Scaccabarozzi e Francesca Pasquali.

Progetta mostre per Musei e Gallerie, scrive libri e cataloghi d’arte contemporanea, con particolare attenzione alle installazioni site-specific, alla processualità e alla resilienza nelle arti visive.

Sei stata anche tu una studentessa universitaria, ora curatrice e professore. Chi è Ilaria Bignotti oggi? Quali sono stati i tuoi modelli? 

Quando ero una studentessa – lo sono stata sino a 33 anni, e in realtà continuo a esserlo – divoravo ogni cosa mi fosse proposta: dal tempio ellenico alla pala d’altare rinascimentale, dall’icona medievale al Quadrato nero di Malevic, dalla tela di Pollock alla lacerazione della stessa, da parte di Fontana.

Iniziai a pensare che volevo essere dentro quel mondo con la performance di Marina Abramovic che a 17 anni vidi, grazie a una gita di scuola, alla Biennale di Venezia. Si intitolava Balkan Baroque, e vinse il Leone d’Oro. Era il 1997.

Oggi insegno a studenti che più o meno sono nati in quell’anno. I miei modelli sono stati infiniti: amati, rinnegati, distrutti, recuperati, scrittori, poeti, filosofi, e una marea di artisti.

Vorrei dare ai miei studenti tutta quella curiosità e quella energia che ancor oggi mi fa svegliare la mattina con la voglia di fare il mio lavoro, di mettermi in crisi, di provare e riprovare.

Cosa pensi di poter dare agli Studenti di Accademia SantaGiulia con la tua ricerca? 

Insegnando un Corso che deve portare lo studente a pensarsi, già DENTRO l’Accademia, come artista AL DI FUORI DI ESSA, devo riuscire a trasmettergli rispetto per il lavoro, responsabilità nel farlo e nel presentarlo, competenze internazionali per proporsi e sostenerlo, umiltà nell’accettare le critiche e perseveranza nell’andare avanti, sempre.

Elaborare un portfolio, riflettere sulla propria poetica, non smettere mai di ricercare, essere abili a intessere le relazioni giuste; e studiare, studiare, studiare il nostro presente che corre velocissimo… questo spero di trasmettere loro.

E spero, come sempre succede in realtà, di crescere con loro.

Il rapporto tra arte e mercato é sempre più complesso e difficile per un artista emergente. In che modo la tua docenza in Accademia potrà aiutare gli studenti a conoscere gli strumenti per accedere al sistema dell’arte d’oggi?

È la base del mio corso: saper scegliere le strade da percorrere, i concorsi cui partecipare, individuare un modo per proporsi, sia ai curatori, ai critici che ai galleristi, è fondamentale.

Insieme a questi passaggi, il costante aggiornamento sui linguaggi delle arti visive, sulle mostre più importanti, sono aspetti che non vanno mai trascurati.

Elaborerò con ogni studente la giusta strada da provare a percorrere, per impostare un percorso futuro di introduzione, presentazione e ingresso nel sistema dell’arte.

Qual é la scommessa che oggi il sistema dell’arte deve fare sugli artisti giovani ed emergenti?

Il sistema dell’arte dopo la crisi del 2008 è stato profondamente stravolto.

Dieci anni sono già trascorsi da allora, e oggi è chiaro a tutti che la competitività è aumentata, i finanziamenti sempre più ridotti, lo scollamento tra università e mercato oramai cosa risaputa, fatto salvo – finalmente – di tentativi di recupero che anche in Italia stanno avvenendo in alcuni illuminati casi.

Tra i quali, mi sento di dire serenamente, il nostro Biennio. Che senza trascurare, anzi, il valore culturale del nostro linguaggio visuale, incentiva la conoscenza, attraverso le proposte didattiche dei corsi, del sistema dell’arte per come è oggi.

Per contro, la maggiore fluidità del sistema stesso, il numero sempre più numeroso di curatori, artisti, associazioni culturali, di movimenti che nascono, porta una maggiore possibilità di emergere per gli studenti e i futuri artisti. A patto che sappiano scegliere, sappiano lavorare sodo, sappiano affrontare giorno per giorno dando il massimo. Ma questo, lo facevamo anche noi…

ANDREA MARICONTI

Andrea Mariconti nasce nel 1978 e vive e lavora in provincia di Crema.

Con un profilo di mostre e di esperienze internazionali, tra le quali la recente personale a Berlino e la collaborazione con Anselm Kiefer per Hangar Bicocca, concepisce la pittura come materia fluida e solenne, da trasformare in una ricerca plurilinguistica, verificandola ora come presenza bidimensionale di intensa poesia, ora come intervento spaziale, installativo e scenico, ora come linguaggio intermediale con il quale, didatticamente, stimolare le giovani generazioni e interagire anche nel sociale.

Sei stato studente di una Accademia, ora artista di fama internazionale. Chi è Andrea Mariconti oggi? Quali sono stati i tuoi modelli?

Sono pittore e scultore e ho sempre riconosciuto la paternitá della mia formazione ai miei maestri, Anselm Kiefer, Davide Benati, Mino Ceretti, questi conosciuti personalmente, come ai grandi maestri dell’arte contemporanea, primi fra tutti: Kiefer e Richter.

Conosco personalmente i protagonisti più influenti della scena contemporanea italiana e ho da loro grandi suggestioni e aperture di ricerca.

Cosa pensi di poter dare agli Studenti di Accademia SantaGiulia con la tua ricerca?

Uno sguardo ampio, il più ampio possibile, sul panorama dell’arte e del sistema dell’arte contemporanea e su come queste ricerche determinino il Segno artistico di molti pittori, e di varie correnti, se ancora di correnti si può parlare.

La mia ricerca ha attraversato molti linguaggi in anni di frequentazione quotidiana con l’arte, questo è il punto di partenza del mio approccio da educatore, la quotidiana pratica della pittura e le sue aperture.

Il rapporto tra arte e mercato é sempre più complesso e difficile per un artista emergente. In che modo la tua docenza in Accademia potrà aiutare gli studenti a conoscere gli strumenti per accedere al sistema dell’arte d’oggi?

Le ricerche in ambito di arti visive sono sempre collegate a livello poetico con ció che ci circonda, le ricerche dei nostri grandi maestri o anche colleghi spesso anticipano le nostre scelte ed è molto importante avere una visione ampia di quello che avviene in ambito internazionale.

Tutto questo, declinato soprattutto in ambito pratico pittorico, ha in sè un valore esplorativo molto potente.

Qual é la scommessa che oggi il sistema dell’arte deve fare sugli artisti giovani ed emergenti?

In generale, e mi riferisco non solo nei confronti di artisti giovani, il sistema deve credere che l’arte possa ancora essere il motore della societá e l’eccellenza dell’evoluzione umana.

Marco La Rosa

Marco La Rosa nasce a Brescia nel 1978. Si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Brescia nel 2005. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia nel 2011. Sempre nel 2011 tiene la sua prima mostra personale presso la Galleria AplusB; da allora espone in numerosi spazi pubblici e privati, sia in Italia sia all’estero.

È vincitore di alcuni premi, tra i quali ricordiamo il Premio Arti Visive San Fedele nel 2012.

Coesistono nei suoi lavori elementi ricorrenti che ogni volta riemergono in tempi e modi differenti: il doppio, il confine, il passaggio, il limite, il pieno e il vuoto. Sono alcuni dei concetti fondamentali che alimentano, giorno dopo giorno, la sua ricerca artistica nel campo delle arti visive.

Le sue opere vogliono essere il mezzo, non il fine; mezzo attraverso il quale si offrono nuove possibilità di senso, si aprono spiragli per altre dimensioni, si indicano percorsi nuovi o, forse, semplicemente dimenticati.

Sei stato studente dell’Accademia, ora artista di fama internazionale. Chi è Marco La Rosa oggi? Quali sono stati i tuoi modelli?

Ho iniziato gli studi accademici in un’età già adulta, dopo essermi laureato in Giurisprudenza. Questo ha fatto si che la mia scelta fosse più “serena e coerente” con il mio vero sentire.

Ho deciso di intraprendere il viaggio nel mondo dell’arte dopo aver visto una grande retrospettiva, prima a Londra e poi a New York, di Francis Bacon nel 2008.

A dieci anni di distanza sono contento della mia scelta, nonostante tutte le difficoltà incontrate lungo il percorso. I miei modelli sono tutt’ora tantissimi, adorati, seguiti, emulati, venerati, distrutti ed odiati.

Cosa pensi di poter dare agli Studenti dell’Hdemia SantaGiulia con la tua ricerca?

Vorrei comunicare loro ciò che c’è di bello e sano nel mondo dell’arte contemporanea, con un occhio naturalmente anche ai grandi maestri del passato, e aiutarli a trovare il proprio posto in termini di ricerca e linguaggio.

Il rapporto tra arte e mercato è sempre più complesso e difficile per un artista emergente. In che modo la tua docenza in Accademia potrà aiutare gli studenti a conoscere gli strumenti per accedere al sistema dell’arte d’oggi?

Innanzitutto spiegando il mio percorso e le mie esperienze, successivamente indirizzando gli studenti a conoscere, vedere e frequentare i luoghi più adatti ad un artista emergente.

Rispondendo a questa domanda, mi è tornata alla mente una domanda che David Sylvester fece a Francis Bacon nelle sue famose interviste.

David Sylvester chiese: “Quali pensa siano le cose essenziali che dovrebbero caratterizzare un artista, specialmente oggi?”, e Bacon rispose: “Penso che ce ne siano molte. Una di queste penso sia, se stai per decidere di fare l’artista, che tu debba metterti in mente che non dovrai aver paura di renderti ridicolo…”.

Qual è la scommessa che oggi il sistema dell’arte deve fare sugli artisti giovani ed emergenti?

Il sistema dell’arte dovrebbe credere innanzitutto più in se stesso, fare una grande selezione al suo stesso interno e fare più “squadra” tra i vari settori che lo compongono.

La velocità e la rapidità che caratterizza la nostra società spesso non aiuta, quello che ieri era “vero” oggi può non esserlo più…e questo la dice lunga!

Mi auguro più serietà e coerenza tra gli addetti al lavoro, poiché l’arte, ai suoi massimi livelli, è davvero un bel modo di vedere il mondo.


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