Parole e pensieri attorno alla scultura
Abbiamo fatto domande, ci siamo dati risposte che vi poniamo come nuove domande. La lavagna ha accolto frasi, concetti, messaggi: un primo panel di discussione. Partire dalle fondamenta della scultura.
Cosa significa fare scultura oggi? Quale è il ruolo dell’artista?
Davide Foppa: la domanda non è solo rivolta alla scultura, ma a qualsiasi arte. É un valore che può conciliare la parte sensibile con quella spirituale e dire delle Verità che in quanto tali sono belle e possono appassionare (nel senso profondo di coinvolgimento del messaggio portato dall’opera).
Laura Zanga: fare scultura significa portare qualcosa dentro al mondo, qualcosa di più dentro al cosmo, che prende una vita propria e veicola dei messaggi e sa parlare anche alle altre persone.
Madalina Serotti: non posso ancora definire cosa sia la scultura, devo ancora viverla, sperimentarla, sentirla.
Francesca Colombi: l’arte deve veicolare dei messaggi che sono universali, l’artista deve sapersi avvicinare ai problemi dell’uomo; deve farsi portavoce di qualcosa in cui le persone possano riconoscersi. Deve sapere utilizzare i propri mezzi, la propria sensibilità per far sì che possa la sua opera avvicinarsi a tutti.
Anna Ramera: la scultura dovrebbe essere un input per non fossilizzarsi su un unico punto di osservazione; è intrinseco nella natura dell’oggetto scultoreo, a tutto tondo, tridimensionale, poter offrire diversi punti di vista, e accogliere al giorno d’oggi materiali e metodi diversi. È necessario partire dalla tradizione come dalla conoscenza dei fatti quotidiani e della cultura attuale per poter estendere il proprio lavoro artistico e comunicare valori universali.
Gli spazi pubblici possono ancora accogliere opere monumentali in grado di comunicare universalmente messaggi?
Davide Foppa e Laura Zanga: è un fatto comune che chi abita in una città non vede i monumenti che la caratterizzano: è un problema della seconda metà del ‘900, connesso alla velocità dei tempi e dei cambiamenti incalzanti. Mancano oggi punti di riferimento più saldi: (Laura Zanga) se penso a un monumento in una città, la sua fruizione in automobile è certamente diversa rispetto che a piedi o a cavallo. A ciò si aggiunge il cambiamento costante che caratterizza i tempi attuali. E questo è un tema non prettamente legato alla scultura, ma anche all’architettura, alla città…in un’epoca in cui si vedono moltissime cose e altrettanto rapidamente si aggiunge un like, si reagisce analogamente a quanto abbiamo intorno.
Madalina Serotti: un problema è a mio parere legato alla collocazione dei monumenti della città, sono spesso poco visibili.
Anna Ramera: la posizione non è il vero problema. Il problema è che non si guarda, non si sente più… manca una educazione, una attenzione all’osservare. Esemplare il caso di Bologna e di Blu: quando si ha un comportamento violento, la gente torna a guardare. La provocazione è un mezzo oggi importante, e può valorizzare la bellezza.
Laura Zanga: se un lavoro solo quando viene cancellato è visibile, è problematico e indica della sua mancata presa quando era visibile. Pensiamo a Blu a Bologna, ma anche alla distruzione di Palmira, o a Fukujima.
Cosa vuol dire ricordare?
Davide Foppa: ricordare è riportare al cuore la memoria di una passione. Se si parla di memoria con la M maiuscola, si parla di qualcosa che fa parte del mio retaggio culturale, che dovrebbe portarmi a quel tipo di pathos che ha generato il ricordo. Ricordare legato al fare scultura significa avere memoria, ricordare la tradizione: in direzione non tecnica, ma archetipica. Sono figlio di quel qualcosa e di quel qualcuno che devo ricordare. La memoria va legata alla passione.
Laura Zanga: concordo. Ricordare deve anche fare monito nella persona che ricorda. Una persona, deve, ricordando, affrontare il presente in modo più consapevole.
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