Done is better than Perfect!

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

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Forse non sarà nè il primo nè l’ultimo articolo che tratterà questa tematica. Forse chiedersi il perchè non è così scontato come sembra.

Da molti viene definita come ​”La meravigliosa arte del poi lo faccio”.

Una teoria o forse un modo di agire e pensare che all’interno della nostra Accademia potrebbe rivedersi in molte delle vostre giornate. Dal continuo rimandare la stampa del manifesto per l’esame che non vedete l’ora di tentare, al finire una presentazione e inviare l’e-mail a quel professore – che già sapete – andrà a guardare ogni singola virgola del vostro elaborato.

Perché questa ansia da prestazione? Perché non ci sentiamo mai pronti? Perché continuiamo a rimandare?

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Siamo alla ricerca del “Momento Giusto”. Questa la verità. Ce lo insegnano fin da bambini a lavorare per un momento che verrà.

Se riflettiamo, tutta la nostra società è fondata sull’attesa di quel momento – sempre diverso a seconda del contesto – che non riusciamo a cogliere nemmeno quando ci si palesa davanti agli occhi.

Il bambino che attende di diventare grande, l’adolescente che ricerca l’indipendenza, l’adulto che non vede l’ora di rilassarsi e nel frattempo continua a rimandare decisioni.

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Nella cultura popolare, citare ​Aspettando Godot di Samuel Beckett​, potrebbe delineare al meglio la nostra posizione. Rimboccarsi le maniche e non aver paura di sporcarsi, di tentare, comunque vada.

Aspettando Godot è l’opera più celebre di Samuel Beckett: scritta tra il 1948 e il 1949, venne rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1953. Considerata l’opera più rivoluzionaria del teatro del 900, ruota attorno al tema dell’​attesa​ (vana!) unitamente a quello dell’​incomunicabilità​ e della ​solitudine ​dell’uomo moderno.

“La ricerca della perfezione il più delle volte porta solo alla procrastinazione e all’elusione.”

CARPE DIEM da lontano qualcuno urla, COGLI L’ATTIMO il risuono dei patrioti italiani (hai letto l’articolo “L’Italia non è un paese per mediocri”) insomma il concetto è semplice.

Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi, non sentirti in difetto, provaci.
La realtà è che non ti sentirai mai pronto, perché tutto è sempre in evoluzione a partire proprio da te, che ogni giorno apprendi, conosci impari, sbagli, fondamentalmente vivi… E non c’è niente di più prezioso.

Molte volte una buona dose di pazzia e un pizzico di fortuna portano a risultati inaspettati.

Quando è il momento giusto?

Il momento giusto non esiste. La condizione del “Fatto è meglio che perfetto” è la vera soluzione.

Qualunque cosa tu faccia. Mettiti in gioco.

Inizia da qualche parte, fai le cose al meglio ma non aspettare il momento perfetto. Che tanto quello non arriverà mai, ormai lo hai capito, no?

La cosa migliore che puoi fare è iniziare a fare in concreto. Tanto dovrai sempre continuare a formarti, ad aggiustare cose che non vanno, a imparare come gestirti. E alla fine è anche il bello di qualsiasi lavoro creativo e non.

Cambia la tua posizione davanti al problema.

Nothing is finished. Everything is process.

Camillo Frigeni
II anno del corso di Web e Comunicazione d’Impresa


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