Neuroestetica: la mente tra arte e cervello
Se ti stai chiedendo come il nostro spettacolare cervello reagisca all’arte, sei nel posto giusto. Attraverso la neuroestetica infatti, possiamo capire quali meccanismi si innescano nella nostra mente quando ci troviamo davanti ad un’opera d’arte.
Non temere, anche se alcune parole possono sembrare oscure e spaventose, cerchiamo di fare chiarezza ed esplorare questo affascinante mondo insieme!
Che rapporto c’è tra neuroscienza ed arte?
Possiamo vedere la relazione tra arte e cervello come una relazione tra la percezione dell’arte e la scienza, attraverso la neuroestetica. Ma di cosa si tratta? Può sembrare complicato, eppure la neuroestetica è semplicemente quella disciplina che accomuna queste due aree della conoscenza, che affianca quindi alla normale fruizione dell’arte, lo studio della biologia del cervello.
Per comprendere la base biologica di questi comportamenti però, dobbiamo prima chiarire come funziona il nostro organo più evoluto: il cervello.
“Il cervello è un mondo di continenti inesplorati e grandi di- stese di territori sconosciuti”.
S.R.y Cajal, 1937
Che cosa è il cervello?
Il cervello viene ancora oggi definito come un organo stupefacente, con un peso, nell’adulto, di circa 1,5 kg, situato all’interno della nostra scatola cranica. Indubbiamente è l’organo più importante del sistema nervoso e anche quello più complesso del nostro organismo.
Il cervello, di fatto, è la struttura che ci consente di vedere e percepire il mondo intorno a noi: ci permette di pensare, di parlare, di emozionarci.
Hai mai pensato perché si usa l’espressione “essere senza cervello” per indicare una persona distratta, smemorata o non particolarmente brillante? Probabilmente proprio perché questo organo è la struttura responsabile di tutte quelle funzioni definite di “alto livello” come il linguaggio, la coscienza, la capacità di ragionare e ricordare, sia a breve sia a lungo termine.
Oggi siamo certi che, a differenza di ciò che si riteneva in passato, il cervello e le sue “componenti” non sono strutture immutabili. Un tempo non tanto lontano si riteneva, infatti, che il cervello, al contrario di altri organi e apparati del nostro organismo, non mutasse mai, che fosse statico.
E invece no: il cervello non è immutabile ma “plastico”, soprattutto durante lo sviluppo in età giovanile, in risposta ad un trauma o durante l’apprendimento. In pratica, il cervello è un organo in continuo divenire.
Come nei primati, anche negli esseri umani la regione più importante per la cognizione di ordine superiore e per la coscienza è la corteccia cerebrale che è oggi, pensa, la struttura più evoluta tra tutti i sistemi viventi.
La corteccia cerebrale è la sostanza grigia che forma lo strato superiore dei due emisferi ed è percorsa da solchi che la dividono in lobi e circonvoluzioni. I lobi in cui si suddivide sono quattro: occipitale, temporale, parietale e frontale.
“La percezione visiva non è una semplice finestra sul mondo, ma una vera e propria creazione del cervello”.
Eric R. Kandel, 2017
Il cervello e l’immagine visiva
Per conoscere come la biologia del cervello agisca sull’osservatore, bisogna capire come il cervello elabora le informazioni che riceve dagli organi di senso e come queste vengano modificate dalla memoria e dalle emozioni.
Gli occhi sono per l’uomo guide affidabili perché in grado di svelargli la verità eppure, secondo l’evoluzione, non siamo creature che vedono la realtà così com’è.
Ci affidiamo soprattutto agli occhi per ricavarne delle informazioni precise ma, contro ogni aspettativa, gli occhi non presentano al nostro cervello un prodotto finito.
É proprio questo a rendere il cervello così affascinante: ci permette di percepire un qualunque oggetto basandosi su un’informazione incompleta. Sorprendente, vero? Ma non è finita qui.
L’informazione visiva che catturiamo con gli occhi viene prima accolta dal lobo occipitale e poi elaborata nel lobo temporale.
Anche se il cervello non riceve sufficienti informazioni per ricostruire un oggetto, lo fa di continuo, perché l’informazione visiva incompleta viene effettivamente integrata attraverso due altre fonti:
– L’informazione bottom-up: una percezione con cui nasciamo grazie all’evoluzione biologica (questo spiega perché i bambini possono riconoscere i volti umani già in una fase molto precoce della loro vita);
– L’informazione top-down: che si riferisce alle funzioni cognitive e mentali di ordine superiore, come l’attenzione, le aspettative e le associazioni visive.
Per questa ragione, l’elaborazione bottom-up non può decifrare tutta l’informazione di un’immagine: il cervello deve elaborare con un processo top-down per risolvere le ambiguità rimaste.
La percezione visiva coinvolge dunque questi due processi: prima avviene un processo pre-attenzionale bottom-up, che si occupa solo del rilevamento dell’oggetto, poi un processo attenzionale top-down, in cui vengono tralasciati i dettagli inutili, vengono prese le caratteristiche fondamentali e viene richiamata la nostra memoria.
“La scienza afferma i significati; l’arte li esprime”.
John Dewey
La neuroestetica. Ecco come percepiamo l’arte
L’arte figurativa ha un impatto così profondo sull’osservatore perché il sistema visivo dell’uomo costruisce una elaborazione bottom-up per scene, oggetti e, soprattutto, volti.
Un’opera d’arte astratta, al contrario, isola i colori, le linee, le forme e la luce innescando un processo creativo da parte di chi la osserva e, quindi, si serve dell’elaborazione top-down.
Gli astrattisti infatti ritengono che, attraverso il processo di riduzione tipico dell’arte astratta, la stimolazione sensoriale dell’occhio sia solo una scintilla per richiamare al cervello delle associazioni.
Dunque il pittore astrattista si propone di permettere a chi osserva una sua opera, di poterla completare sulle basi delle sue personali esperienze, dei suoi ricordi ed emozioni.
A questo punto, per chiarire bene il rapporto tra gli organi di senso ed il cervello, dobbiamo distinguere i concetti di sensazione e percezione.
La sensazione si può definire come una conseguenza dello stimolo di un organo di senso (ad esempio ciò che l’occhio vede).
La percezione invece integra l’informazione che arriva al cervello dal mondo esterno con le conoscenze apprese, le esperienze vissute e le ipotesi che vengono costruite (quindi la ricostruzione che il cervello elabora dell’informazione visiva).
Per questo, quando osserviamo un’opera d’arte, il cervello riceve moltissime informazioni con il processo bottom-up, ma poi vengono integrate con le informazioni della memoria.
Non possiamo dunque pensare alla visione come una fotocamera che registra la realtà per come è, quindi oggettiva.
È tutto il contrario! La percezione visiva non è una semplice finestra sul mondo, ma una vera e propria creazione del nostro cervello.
Ora ti starai chiedendo come fare a guardare l’arte astratta con uno sguardo nuovo e più consapevole: proviamoci insieme!
L’arte astratta: come capirla e apprezzarla
Alzi la mano chi almeno una volta ha associato la pittura astratta ad una macchia che potrebbe essere il prodotto di un bimbo di due anni. L’hai alzata anche tu, vero?
Nessuna vergogna, l’arte astratta va compresa, assimilata e vissuta come una esperienza unica e personale!
La verità è che all’arte astratta bisogna abituarsi, dobbiamo educare il nostro cervello a comprenderla per potercene appassionare.
Sulla base della neuroestetica e di quello che abbiamo visto fino ad ora, per te 3 consigli per allenare l’occhio, la mente ed il cuore per la prossima volta in cui ti capiterà di osservare un’opera d’arte astratta:
1. Cerca il soggetto del dipinto
Nell’arte astratta, questa particolarità formale ha una ragione molto semplice: la pittura astratta non è priva di soggetti, i soggetti sono semplicemente meno evidenti.
Siediti, rilassati e respira profondamente: un’opera di questo genere non va guardata, va percepita a 360 gradi. Concentrati su ciò che vedi.
Cosa ti ricorda? Quale associazione ti richiama alla mente? Quale è la prima cosa che hai collegato vedendola?
Ecco, le risposte a queste domande sono il tuo personale soggetto dell’opera. Un piccolo trucco: il titolo può aiutarti a trovare la strada giusta.
2. Lasciati ispirare dal colore
L’artista astratto intende trasmetterti qualcosa attraverso l’opera, vuole suscitare in te emozioni concrete, invogliarti a riflettere su un problema concreto o richiamare determinate associazioni.
Ovviamente ogni spettatore reagirà in modo diverso ma la questione è sempre la stessa: l’opera astratta è una creazione artistica ben studiata e ricca di messaggi.
Fatti trasportare dal colore e dai suoi significati, come fosse un viaggio mentale in grado di portarti in un altro luogo.
3. La parola d’ordine è emozione
Anche se ci sembra non raffigurare nulla, la potenza dell’arte astratta sta nel permetterci di misurarci con noi stessi.
Impara a guardare l’opera astratta come fosse uno specchio in cui rifletterti: l’arte astratta è in grado di metterti di fronte alla tua memoria, alla tua esperienza, ai tuoi sentimenti.
Questo avviene perché attraverso il processo top-down completiamo l’informazione sulla base del nostro io personale.
Emozionati e lasciati emozionare, non aspettarti qualcosa dalla tela, ma da te stesso!
Con questi 3 piccoli consigli, puoi provare a guardare l’arte astratta con un occhio diverso. Ricorda, la percezione visiva è assolutamente personale: non puoi escludere di assistere ad una stessa opera in due momenti diversi e vivere due esperienze diverse.
Dopotutto, ci dimentichiamo troppo spesso di guardare in fondo alla nostra anima. L’arte in questo può essere una grande compagna, ascoltala!
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Per approfondire:
– Arte e neuroscienze. Le due culture a confronto di Eric R. Kandel
– L’illusione della realtà. Come l’evoluzione ci inganna sul mondo che vediamo di Donald Hoffman
Elena Gandossi,
I anno del biennio specialistico di Grafica e Comunicazione (A.A. 2020/21)
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