Erasmus di un grafico: ¡Hola Madrid!
Erasmus+ è il programma dell’UE per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa. Grazie a un bilancio di 14,7 miliardi di euro, dà a oltre 4 milioni di europei l’opportunità di studiare, formarsi, acquisire esperienza e fare volontariato all’estero.
L’Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia offre questa opportunità a tutti gli studenti ogni anno. Le mete ed i corsi di studi sono svariati e ognuno può scegliere quello più adatto alle proprie esigenze e compatibile con il proprio percorso e buttarsi in questa fantastica avventura.
Ogni esperienza è unica, diversa e irripetibile.
Sarà facile capirlo già dopo aver letto questa intervista in cui due ragazze che hanno affrontato l’Erasmus nella stessa città si raccontano. Vi accorgerete che, se per certi aspetti le loro risposte si assomigliano, per altri sono davvero molto diverse: ogni avventura di questo genere ti trasforma, ti cambia e, che sia più o meno positiva, ti fa maturare.
Lucrezia e Arianna sono due studentesse del Terzo Anno del corso di Grafica: entrambe hanno deciso di affrontare l’Erasmus a Madrid ci hanno parlato della loro esperienza condividendo con tutti, studenti e no, ciò che più è rimasto loro di questi mesi all’estero.
• Da cosa è nata la vostra scelta di partire?
Lucrezia: “Ho sempre viaggiato molto nella mia vita, andare in giro per il mondo è una parte integrante di me, mi piace scoprire nuove culture, relazionarmi con esse e ampliare i miei orizzonti.
Fare un Erasmus è sempre stato uno dei miei desideri da realizzare: studiare all’estero, capire come la professione può essere applicata ad una cultura diversa, come cambia la metodologia, la progettazione, il pensiero, e il flusso di lavoro da Paese a Paese.
I miei genitori mi hanno sempre spronata a fare esperienze simili, che spesso per fortuna ho avuto l’opportunità di fare, diciamo che è stata la mia curiosità a spingermi a voler fare l’Erasmus”.
Arianna: “Lo avevo in mente da tempo. Avendo scelto di studiare vicino a casa e vivendo da pendolare, mi attirava moltissimo l’idea di starmene qualche mese lontana da tutto ciò che mi era familiare e vivere un’esperienza di studio in un altro Paese.
Volevo un’esperienza che fosse tutta mia, completamente nuova e stimolante, quindi l’idea di partire senza conoscere nessuno mi spaventava, ma sotto sotto mi entusiasmava”.
• Quanto tempo sei stata a Madrid?
Lucrezia: “Sono stata a Madrid per sei mesi, quattro per frequentare l’università e gli altri due per vivermi la città anche dopo aver terminato il mio percorso di studi.
Ho scoperto che Madrid è una città strepitosa, piena di opere d’arte con un’architettura recente, ma bellissima. La caratteristica di Madrid che maggiormente mi ha incantata sono le statue poste sopra la maggior parte degli edifici: mi sono ritrovata a girare per la città guardando sempre in aria”.
Arianna: “Da settembre a febbraio, circa 5 mesi”.
Embed from Getty Images• Come ti sei trovata a dover affrontare la lingua spagnola e la cultura locale? Sei riuscita ad integrarti?
Lucrezia: “Sono partita per la Spagna sapendo poco lo spagnolo e bene l’inglese. L’inglese sicuramente mi ha aiutata a farmi capire e a poter comunicare con la maggior parte della gente, ma spesso quando le persone non capivano mi ritrovavo a parlare in “itagnolo” – come dicevano i miei professori spagnoli scherzando: un misto tra Italiano e spagnolo.
Con il passare dei mesi sono però riuscita a capire meglio la lingua riuscendo addirittura a comunicare in spagnolo con persone che proprio non capivano l’inglese.
Abitavo in una residenza per studenti e i miei dodici coinquilini erano provenienti dai paesi più disparati: questo mi ha permesso di migliorare anche la mia conoscenza dell’inglese”.
Arianna: “Non ci ho pensato finché non sono scesa dall’aereo e non mi sono ritrovata nel bel mezzo dell’aeroporto di Madrid. I miei parenti erano molto più preoccupati di me.
Io, non so bene se per incoscienza, mancanza di organizzazione o eccessiva fiducia nelle mie capacità, sono atterrata a Madrid conoscendo solamente i testi di qualche canzone degli Ska-P e quel poco che ricordavo di un breve corso basilare di spagnolo frequentato durante il quarto anno di liceo.
Ero convinta che non avrei avuto problemi, in fondo è vero che italiano e spagnolo si somigliano molto.
I primi giorni le parole d’ordine erano “no hablo, pero entiendo”, ma si impara molto velocemente. Durante le prime settimane ho dovuto cercare una casa dove abitare, e gli spagnoli detestano parlare inglese: se volevo un tetto sopra la testa, in qualche modo dovevo comunicare con la popolazione locale. Integrarsi a Madrid non è stato difficile, anzi.
Dopo tre ore dal mio arrivo nell’ostello dove ho vissuto quasi tre settimane, conoscevo i gestori brasiliani, un simpatico spagnolo dal quale mi sarei fatta truffare, ospiti vari di ogni nazionalità e due abruzzesi con cui ho mantenuto i contatti per tutto l’Erasmus.
Usi e costumi locali mi sono subito piaciuti: non ho fatto fatica ad adattarmi ai loro tempi lunghi, agli orari diversi, al pane e pomodoro a colazione e alle tortillas di cipolle pesantissime. Ho adorato tutto fin dal primo giorno. L’unica cosa a cui non mi sono mai abituata probabilmente è il reggaeton!”.
• Cosa si prova a dover affrontare la vita da sola e in un luogo nuovo?
Lucrezia: “Sono abituata a viaggiare all’estero: ho fatto molti corsi in diversi college, interchange e summer-camp. Inoltre mi sono spostata a più di 300 chilometri da casa per frequentare l’Accademia, dunque, posso dire che non è stato un cambiamento sentito.
Non ho avuto problemi ad ambientarmi, probabilmente anche per il calore con il quale gli spagnoli e i miei coinquilini mi hanno accolta”.
Arianna: “Ho avuto una paura tremenda fino al momento in cui ho imbarcato i bagagli. Da lì in poi, è stato solamente un crescendo di entusiasmo. Ogni cosa era nuova e stupenda.
Il primo giorno, dopo aver lasciato i bagagli in ostello, sono andata subito a fare due passi per la mia nuova città, e ricordo benissimo che nel camminare avevo le lacrime agli occhi dalla felicità.
L’essere da sola mi permetteva di fare tutto ciò che desideravo senza vincoli: potevo cercare la stanza più adatta a me nella zona che volevo, conoscere ogni giorno gente diversa, visitare e frequentare tutti i posti che mi piacevano. Una libertà incredibile e che mi mancherà tantissimo“.
• Una cosa positiva e una negativa di questa esperienza fuori dall’Italia?
Lucrezia: “Tutto mi è sembrato positivo dall’inizio alla fine. Si tratta di un’esperienza che ti fa crescere molto sia come persona che professionalmente.
Ho apprezzato molto conoscere tante persone provenienti da diverse parti del mondo e conviverci, inoltre ho scoperto un approccio diverso del design, mirato sulla cura della propria creatività.
L’aspetto negativo, se così possiamo dire, è stato solo a livello linguistico e comunicativo, ma con un po’ di sforzo e pazienza è stato possibile superare tutto senza problemi”.
Arianna: “Quella negativa… le fregature! Abbiamo imparato tutti sulla nostra pelle che nelle grandi città sono sempre dietro l’angolo.
Fra falsi annunci di case, furti di portafogli e telefoni, truffe subdole anche da parte di persone che si erano conquistate la tua fiducia, credo che nessuno di noi Erasmus l’abbia fatta completamente franca.
Gli aspetti positivi, però, rimangono sempre di più, quindi ci si può passare sopra”.
• Qual è il ricordo più bello che ti ha segnato e ti porterai dietro dall’esperienza?
Lucrezia: “Il ricordo più bello saranno le serate passate con i miei coinquilini in residence, nei locali di Madrid e nelle città vicine.
Ero solita fare lunghe passeggiate in centro, ho viaggiato per quasi tutta la Spagna, visitavo musei come il Reina Sofia, il Prato, Thyssen Bornemisza e molti altri. C’era sempre qualcosa da fare: molti eventi di Design, conferenze e workshop anche gratuiti, un paese molto improntato sulla comunicazione come la Spagna, ma soprattutto Madrid, lo raccomando a chiunque voglia ampliare i propri orizzonti e migliorarsi”.
Arianna: “Senza dubbio le persone conosciute in Erasmus, ragazzi e ragazze da tutto il mondo che ricorderò sempre e con cui, almeno in parte, spero di riuscire a mantenere i contatti.
Quando vivi per cinque mesi con le stesse persone nella stessa città, condividendo viaggi, imprevisti, feste, problemi, malinconie comuni, oppure cucini, dormi e studi con loro, ti sembra di conoscerli da una vita. Doversi separare è veramente doloroso.
Certamente ora ho molta più consapevolezza di me stessa di quando sono partita, so parlare una nuova lingua, so di potermela cavare in ogni situazione. Ah, e ho scoperto di avere talento a cucinare i risotti!”.
• Un consiglio ad una persona che vorrebbe andare in Erasmus e uno ad una persona in partenza?
Lucrezia: “Parti e vai! Anche se non sai la lingua, buttati! Quella con il tempo la imparerai, basta metterci un po’ di forza di volontà! È una esperienza bellissima che sicuramente rifarò!
Ci vuole anche tanto impegno per lo studio: questo richiederà anche il doppio della concentrazione, soprattutto quando dovrai tradurre e studiare dispense in lingua spagnola! Però il divertimento le amicizie e i legami che stringerai, saranno indimenticabili!”.
Arianna: “Lo stesso che hanno dato a me e per cui non smetterò mai di essere grata: non farti fermare dalla paura e fallo, compila quella domanda perché potrebbe essere davvero una delle esperienze più belle della tua vita!
Vacci da solo, impara a cavartela, conosci più gente che puoi e non farti spaventare dalle decisioni prese all’ultimo secondo.
A una persona in partenza potrei parlare solo con invidia. Sicuramente le raccomanderei di non limitarsi a frequentare solo connazionali, come ho visto fare ad alcune persone, ma di aprirsi e parlare con chiunque e in qualunque lingua, tanto i modi per intendersi sono infiniti.
Se avesse intenzione di studiare proprio a Madrid, le farei una mappa dettagliata di tutti i miei posti preferiti, dei locali con le tortillas migliori, dei quartieri da non perdere, di tutti i musei con orari gratuiti, delle aule studio più comode, delle organizzazioni e degli eventi più belli da frequentare”.
Valeria Strogoteanu, Gaia Pistoni, Lucrezia Gestri
Terzo anno del corso di Grafica
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