La patafisica: la scienza dell’assurdo
La patafisica è un’attitudine interiore, una disciplina, una scienza e un’arte che permette a ciascuno di vivere come un’eccezione.
Vera e propria scienza, la patafisica, nata dallo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry e così descritta nel libro Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico, scritto nel 1898:
«La patafisica […] è la scienza di ciò che si aggiunge alla metafisica, sia in essa, sia fuori di essa, estendendosi così ampiamente al di là di questa quanto questa al di là della fisica. […] La patafisica sarà soprattutto la scienza del particolare, per quanto si dica che non vi è scienza se non del generale. Studierà le leggi che reggono le eccezioni e spiegherà l’universo supplementare a questo; o meno ambiziosamente descriverà un universo che si può vedere e che forse si deve vedere al posto del tradizionale, poiché le leggi dell’universo tradizionale che si è creduto di scoprire sono correlazioni d’eccezioni, per quanto più frequenti, in ogni caso fatti accidentali che, riducendosi a eccezioni poco eccezionali, non hanno nemmeno l’attrattiva della singolarità. La patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie, che accorda simbolicamente ai lineamenti le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità.»
Al giorno d’oggi, la patafisica continua a soffermarsi, attraverso l’arte e la letteratura, sulle eccezioni che affiancano le teorie e i metodi propri alla scienza, fondendo in un tutt’uno il nonsenso, l’ironia e l’assurdo.
Letteralmente patafisica (dal greco – epì metà tà phusikà -) significa: ciò che è vicino a ciò che è dopo la fisica (o meglio la metafisica). Jarry ne fa risalire l’origine a Ibicrate il Geometra, pseudonimo di Ippocrate di Chiro (470 a.C. – 410 a.C.), considerato uno dei più illustri geometri dell’antichità.
Alfred Jarry
Il 28 aprile 1893, Alfred Jarry vince un premio di prosa con il suo testo Guignol, pubblicato nel mensile L’écho de Paris. In quel testo fa dire a padre Ubu, che
conversa con Achras: «La patafisica è una scienza che abbiamo inventato, perché se ne sentiva generalmente il bisogno».
Cronologicamente è Ubu il primo a pronunciare la parola. Lo stesso dialogo è in seguito rimanipolato da Jarry nell’opera teatrale Ubu cornuto (1897). Ma la scienza della patafisica è pienamente esplicitata nel libro-romanzo Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico.
Qui è il Dottor Faustroll, che compiendo un viaggio Da Parigi a Parigi per mare (titolo del Libro III), attraversando isole, terra e letteratura, porta il lettore sulla soglia della realtà e lo trascina in simbolismi largamente disponibili ad accogliere l’immaginario. Nel libro la patafisica è infatti definita come «la scienza delle soluzioni immaginarie…».
In questo testo, che Jarry definisce romanzo neo-scientifico, vengono esposti i principi e le finalità della patafisica, detta anche scienza del particolare, perché si occupa delle leggi che reggono le eccezioni, spiegandolo attraverso la scoperta di un universo supplementare al nostro.
È in questo senso che la patafisica è anche vista come anticipazione della fantascienza.
Di cosa si occupa?
Dunque, la patafisica, contrariamente alle scienze volgari, non si occupa del generale ma piuttosto del particolare; non si occupa delle regole ma piuttosto delle eccezioni. Rifiutando il pregiudizio generato da visioni condizionate dall’abitudine, Jarry dimostra come sia sciocco decifrare un fenomeno in modo univoco quando ne esistono infinite interpretazioni.
Per esempio, fa notare che un orologio da polso è solitamente disegnato con una forma tonda, ma visto lateralmente è rettangolare e piatto.
«Invece di enunciare la legge della caduta dei corpi verso un centro, perché non si preferisce la legge dell’ascensione del vuoto verso una periferia…».
Così facendo, Jarry conduce i princìpi della patafisica oltre a quelli della metafisica e considera l’universo reale nella sua totalità. Ecco come l’approccio patafisico diventa complementare alle percezioni condizionate dalle generalità.
Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico è un libro molto complicato per un lettore poco esperto, poco informato sul tema della patafisica. Fin dalle prime pagine il lettore si trova a porsi molte domande sul senso della storia.
È tuttavia necessario ricordare per tutta la lettura che si sta affrontando un romanzo nonsense: la storia racconta di un viaggio strano, con personaggi e dialoghi strani ma ciò che fa di questo libro una vera e propria bibbia patafisica è il suo senso nascosto.
Leggere il libro senza indagare sul suo senso profondo è impossibile: il lettore è spinto ad approfondire il tema della patafisica, senza che Jarry lo dica esplicitamente. Forse era proprio questo l’intento dell’autore? Sicuramente è riuscito a dare vita a un circolo di adepti tutt’oggi attivo, che a distanza di cento anni ancora si interroga sul significato e interpretazione del libro.
La cosa importante è capire che non ci si trova davanti ad un classico romanzo, ma a qualcosa di più complesso. Starà poi al lettore decidere se leggere e semplicemente apprezzare il libro o se approfondire l’argomento e interrogarsi sul vero senso del testo.
Lorandi Claudia
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