Corpo, luce, visione, reinvenzione, le diverse componenti della figurazione italiana

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

I AM NOT LEGEND Mastrovito

È terminato Oltre il velo di Maya il primo ciclo di incontri dedicati all’arte figurativa. Ospiti de I Mercoledì di Accademia SantaGiulia gli Artisti Roberto Ferri, Ettore Frani, Agostino Arrivabene e Andrea Mastrovito.

Attenzione, curiosità, partecipazione. A distanza prima, in presenza poi. Oltre il velo di Maya il primo ciclo de i “Mercoledì di Accademia SantaGiulia” rispetta le aspettative e chiude con ottimi risultati.

Gli incontri, che hanno visto protagonisti Roberto Ferri, Ettore Frani, Agostino Arrivabene, Andrea Mastrovito – alcuni dei migliori artisti figurativi della scena italiana e internazionale – , hanno catalizzato l’attenzione di moltissimi studenti, ma anche di appassionati d’arte.

Tante domande poste agli artisti da Matteo Galbiati, Critico, Curatore d’Arte e Docente di Accademia SantaGiulia, ma anche dai ragazzi che si sono sbizzarriti nelle curiosità.

Anche noi abbiamo intervistato gli artisti: tre domande uguali per tutti.


L’INTERVISTA

Perché ha scelto l’arte figurativa?

© Roberto Ferri – Lo studio

Ferri: “Non è stata una scelta, più un’evocazione, sono portato a rappresentare il vero, è stata una scelta inconsapevole. Da piccolo avevo un’enciclopedia sul Barocco, mi sono appassionato. L’arte figurativa si auto-genera. È un’arte sincera, non ho paura di raccontare e di mettermi a nudo come fosse un autoritratto”.

Uno dei momenti dell’appuntamenti online fra gli studenti e il maestro Frani

Frani: “Credo che molto abbia influito, nel percorso artistico, e non solo, la mia primissima esperienza con la pittura. Ho iniziato a praticarla, assieme al disegno, dai sette anni, frequentando l’atelier di una pittrice locale. é molto plausibile che questa pratica, del riprodurre ciò che avevo dinanzi, dal vero o meno sia dovuta ad un’altra esigenza, più inconscia, più profonda: cercare di tornare a vedere nuovamente e altrimenti il mondo circostante”.

©Agostino Arrivabene

Arrivabene: “Non sono sicuro di averla scelta io, sempre di più sono convinto che sia stata lei a scegliere me. La pittura non è un linguaggio superato, chi dice che è un’arte superata fa retorica spicciola. La pittura è un linguaggio, non sparirà anche se nasceranno altre forme d’arte”.

Il maestro Mastrovito durante l’appuntamento online a lui dedicato

Mastrovito: “Non è stata una scelta, è quello che faccio. Mi rifaccio alla figura umana, niente altro. Il 90% dell’arte è figurativa: a New York piace tantissimo. A me viene naturale la figurazione è il mio linguaggio. Sono interessato all’uomo, per me è sempre stato centrale”.

Il mondo dell’arte è meritocratico?

Ferri: “Dal mio punto di vista dipende dal tipo di arte che si propone, tutto sommato credo lo sia. Se l’opera è bella e riesce a trasmettere il bello non può passare inosservata”.

© Ettore Frani

Frani: “Viviamo in una società liberista e la meritocrazia fa parte integrante di questa visione, dunque potrei rispondere di sì. Ma come possiamo misurare realmente il merito di un artista? Il valore del suo lavoro, la visibilità dello stesso, possono essere considerati sempre direttamente proporzionali al suo merito? Mi si conceda di avere molti dubbi a riguardo”.

Il maestro Arrivabene ha presentato alcune delle sue opere durante l’appuntamento a lui dedicato

Arrivabene: “Il mondo attuale non sarà mai meritocratico, nella mia vita lo è stato poco. Il merito spesso è stato concesso alle persone che non se lo meritavano. Detto questo il tempo chiarisce sempre le cose: chi acquisisce merito senza meritarlo non potrà reggere per sempre il confronto”

Mastrovito: “Per quanto mi riguarda, pensando a quello che mi è successo, a quello che ho visto, è un mondo meritocratico. L’arte non può non esserlo. Nel momento in cui sei capace di far un lavoro è difficile negare bravura, talento, bellezza”.

Talento e tecnica (quindi studio) vanno a braccetto?

© Roberto Ferri

Ferri: “Non credo che possa esistere completezza professionale senza uno di queste due cose. é, come per molte cose nella vita, questione di equilibrio: l’una non deve prescindere dall’altra, ma nemmeno deve esserci una superiorità evidente di una delle due”.

© Ettore Frani – Lo studio

Frani: “Direi proprio di sì. Per come la vedo io è imprescindibile, oltre alla predisposizione, la presenza di una pratica costante, di molto studio – il più trasversale possibile – nonché di una assidua riflessione con se stessi, restando in costante dialogo con tutto ciò che ci ha preceduto. E poi tanto, tanto lavoro, e ancora lavoro, anche per poter “dimenticare” tutto questo e tentare una sempre nuova traduzione del mondo”. Il solo talento, l’innata attitudine, di per sé a mio giudizio contano davvero ben poco”.

© Agostino Arrivabene – Lo studio

Arrivabene: “Il talento è sinergia di valori che si uniscono e supportano la tecnica. Talento è vedere con intelligenza la realtà e la verità. Il talento è un dono che ti ritrovi dalla nascita, la tecnica ti aiuta a farne qualcosa. Studiare è fondamentale”.

Mastrovito: “Alla base ci deve essere l’esigenza di comunicare qualcosa. La cosa fondamentale è la consapevolezza e la ottieni solo con la pratica e il lavoro. Avere delle cose da dire, individuare il proprio pubblico, non forzare i propri messaggi, assecondare le cose che nascono spontaneamente”.

Francesca Marmaglio,
Addetta Ufficio Comunicazione & Orientamento
Accademia SantaGiulia

Guarda la registrazione degli incontri con i giovani Mastri della figurazione italiana


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