L’avrò comunicato bene?
Cosa serve per comunicare bene? Conoscere le regole, conoscere se stessi, ma anche la propria etica e il proprio pubblico.
Tutte cose che si affrontano in due corsi della nostra Accademia: “Etica della comunicazione” il corso del terzo anno di Web e Comunicazione d’impresa tenuto dal docente Paolo Fossati e “Metodologia progettuale della comunicazione visiva” del secondo anno di Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico con la docente Eletta Flocchini.
“Per farlo bisogna avere un certo pelo sullo stomaco” che tradotto sarebbe “Sei a posto con la tua coscienza?”. Sembrerebbe una domanda facile alla quale rispondere, ma in realtà non lo è. Quante volte nella vita quotidiana riportando anche solo un pettegolezzo, che in termini comunicativi potrebbe essere chiamato “fake news”, non pensiamo alle conseguenze?
Pensiamo al nostro destinatario e alla sua sensibilità? Pensiamo a quanto sia spesso pericoloso esporsi nel dire o nel fare certe cose? Internet ha aperto un mondo pieno di opportunità, ma costellato di tranelli.
Di questo tratta “Etica della comunicazione” il corso del III anno di Web e Comunicazione d’impresa tenuto dal docente Paolo Fossati. «Cosa raccontare e come farlo nel modo migliore, sembra facile, ma non lo è. I social hanno cambiato tantissimo la comunicazione, sembra lecito tutto, ma in realtà ci sono delle regole – spiega il docente – . Spesso i ragazzi che vogliono lavorare nel web, nella comunicazione, nella pubblicità sanno bene come arrivare al loro obiettivo, come utilizzare gli strumenti a loro disposizione, ma non conoscono le regole che disciplinano il loro lavoro. Rischiano di incorrere in problemi anche legali. Per questo il mio corso comincia analizzando il codice dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria».
Provocazioni, mercificazione del corpo sia maschile sia femminile, violenza sensazionalismo, alcuni dei limiti legati all’etica morale che spesso però non vengono rispettati: «Chiedo ai miei studenti di guardare pubblicità, sport e di trovare esempi di quello che non si può fare – dice Fossati – . Non tralasciamo nemmeno argomenti come il diritto d’autore e le licenze».
Gli argomenti nella seconda parte sono più culturali: «Quest’anno abbiamo affrontato il rapporto con il dolore – conclude il prof. Fossati – legato alla sua comunicazione. A quale sia il limite oltre il quale non bisogna spingersi. Faccio leggere “Il sale della terra” di Salgado. Come essere onesti senza essere morbosi, credo sia fondamentale per rispettare gli altri ma anche se stessi».
E si lega perfettamente a questo concetto anche il corso “Metodologia progettuale della comunicazione visiva” del secondo anno di Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico condotto dalla docente Eletta Flocchini.
Ascolta l’Episodio 5 del podcast a cARTE scoperte
Le buone pratiche di comunicazione efficace passano attraverso strategie, tattiche e tecniche che tengono conto delle emozioni del pubblico che intendiamo persuadere. Ne parla con noi Eletta Flocchini, esperta in comunicazione e docente di Metodologia progettuale della comunicazione visiva dell’Accademia di belle arti SantaGiulia.
«Le buone pratiche si basano su una serie di regole che prevedono l’acquisizione di un messaggio al destinatario attraverso un mezzo. Quando si lavora nella comunicazione, però, sono molti i fattori che si inseriscono fra noi e il destinatario. Una variabile è l’intelligenza emotiva. Quando stabiliamo un obiettivo comunicativo riconosciamo anche un nostro target, che non è altro che il destinatario nel mondo del marketing. Dobbiamo pensare che all’interno di quel target ci sono persone con un loro vissuto, una loro sensibilità, un’ esperienza più o meno dolorosa, più o meno felice».
Cosa fare quindi? «Intelligenza ed emotività, anche se sembrerebbero ossimori, interagiscono e diventano importanti – continua Flocchini – perché quando comunichiamo abbiamo diversi obiettivi, non solo informare ma anche convincere, persuadere. È chiaramente una strategia di comunicazione che deve essere maneggiata con cura e con etica. Su cosa si basa? Ognuno di noi quando vive esperienze ricorda quello che ha provato e sentito, non solo quello che ha pensato. Così anche nella comunicazione. Se comunichiamo messaggi importanti che toccano le corde dell’emotività del nostro destinatario avremo più possibilità di successo. Ricordandoci che non sono processi fissi. Sono cose che cambiano e si adattano alle contingenze storiche, ai meccanismi sociali, agli eventi. Pensiamo solo a come è cambiato il nostro sentire e vedere con la pandemia».
Francesca Marmaglio,
Addetta Ufficio Comunicazione & Orientamento
Accademia SantaGiulia
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Con il prof. Matteo Asti, abbiamo parlato di Social media.
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