Facebook: un bene o un male?
La crescita di Facebook
Gli ultimi anni sono stati un periodo di crescita incredibile per i social media in generale, Facebook in particolare. Il fatto che il suo numero di visite abbia superato quello di Google suggerisce che Facebook è diventato una parte integrante della vita delle persone che grazie al sito si connettono e comunicano con il mondo che le circonda.
Facebook consente agli utenti registrati di creare profili, caricare foto e video, inviare messaggi e, soprattutto, tenersi in contatto con amici, familiari e colleghi. Tuttavia, la capacità di Facebook di mantenere le persone collegate costituisce solo una piccola parte del suo enorme successo. La verità è che permette di connettersi non solo con i propri cari, ma anche con i nostri bisogni umani fondamentali: come un negozio di alimentari soddisfa il nostro bisogno di mangiare, Facebook è diventato meta quotidiana per milioni di persone perché ci appaga psicologicamente.
Qual’è il nostro rapporto con Facebook?
L’autostima è considerata uno dei fattori determinanti per il nostro benessere psicologico, e i nostri profili di Facebook sono piccole riflessioni su noi stessi: quante volte è capitato che, pur essendo consapevoli di non condividere un pensiero, lo comunichiamo attraverso l’aggiornamento del nostro stato solo perché vogliamo ottenere il maggior numero di apprezzamenti possibile? Ci comportiamo allo stesso modo anche con le nostre foto, le informazioni sui nostri hobby, sul livello di istruzione, il numero di amici (ho tanti amici, sono perciò popolare), le cose che ci interessano, e così via. Permettendoci di modellare a piacere il nostro profilo, Facebook ci fornisce la possibilità di ricostruire e controllare il modo in cui ci presentiamo al mondo, alimentando indirettamente la nostra autostima. Inoltre, ci permette di bloccare qualsiasi account i cui insulti e discorsi meschini potrebbero minacciare la nostra sicurezza.
Alcune persone tentano di influenzare la percezione della propria immagine presso gli altri per regolare e controllare successivamente l’interazione sociale. A differenza della conversazione faccia a faccia, infatti, Facebook offre agli utenti tutto il tempo di cui hanno bisogno per preparare un aggiornamento di stato o un messaggio istantaneo che sia riflessivo o spiritoso. Inoltre, l’influenza del linguaggio non verbale è completamente assente, e così Facebook, attraverso l’opportunità di controllare il modo in cui ci presentiamo, non solo influenza il modo in cui gli altri ci percepiscono, ma può modificare anche il modo in cui percepiamo noi stessi. Impieghiamo un sacco di tempo e fatica in questa auto-personalizzazione perché, inconsciamente, stiamo inventando una versione più positiva di noi stessi. Ciò si riflette nella pubblicazione delle nostre foto più belle, nell’elencare i film preferiti, la musica e i libri che riteniamo possano impressionare e stupire gli altri.
In altre parole Facebook, per molte persone, è diventata una routine che si ripete regolarmente e che, inconsciamente, aiuta il nostro cervello a decidere se una determinata azione vale la pena di essere ricordata in futuro oppure no. Inizialmente quindi ci registriamo su Facebook per essere collegati con i nostri amici ma, senza rendercene conto, il sito ci fornirà ricompense psicologiche non indifferenti.
Riflessione di Ilaria Mitro
II anno del triennio di Grafica
Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia
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