Il rapporto tra arte e psicologia

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

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Il caso Frida Kahlo

Analisi con la psicologa Chiara Rossi

Studiare il sistema dell’arte dal punto di vista teorico può suscitare molte perplessità, soprattutto perché il meccanismo non è lineare e cambia non solo rispetto all’artista che si propone, ma anche rispetto alle componenti sociali. 

Si tratta di un meccanismo complesso in quanto non basato su delle regole precise, viene infatti richiesto a ogni partecipante di essere elemento attivo e di collaborare con gli altri esprimendo la propria opinione e dando, se si ritiene opportuno, delle occasioni. 

«Soltanto se si considerano in modo unitario le idee e le istituzioni delle belle arti, dell’artista e dell’opera d’arte insieme con i concetti e le pratiche dell’estetica, si può cogliere nel suo insieme il moderno sistema dell’arte».

Cfr. Larry Shiner, L’invenzione dell’arte. Una storia culturale, Enaudi, 2010, p. 171

Per studiare in modo completo il sistema dell’arte oggi è necessario approfondire non solo il ruolo di tutti i suoi protagonisti (collezionisti, galleristi, artisti, istituzioni), ma è fondamentale leggere l’esperienza di chi vive questo grande meccanismo in maniera trasversale come gli psicologi, il giornalismo e la filosofia.

Per essere preparati per entrare nel mondo del lavoro dell’arte questi incontri sono occasioni importanti che fanno scaturire riflessioni sull’oggi; così, lo scorso martedì 5 maggio 2020, durante la lezione di Problemi espressivi del Contemporaneo condotta dalla prof.ssa Ilaria Bignotti, gli studenti dei bienni specialistici di Arti Visive Contemporanee e Scultura Pubblica Monumentale hanno incontrato la Dott.ssa Chiara Rossi, educatrice, psicoterapeuta, psicologa, arteterapeuta, specializzata in Psicologia Transazionale.


L’ARTE E LA PSICOLOGIA

Sono Chiara Rossi, educatrice, psicologa e psicoterapeuta. Ho deciso di specializzarmi in arte terapia.
Questa scelta nasce perché l’arte ha sempre fatto parte della mia vita, è sempre stata una mia grande passione; non sono un’artista (anche se mi piacerebbe molto), ma credo fortemente che l’arte sia nutrimento. 

L’arte permette di prendere delle pause, e nel contempo di arricchire il nostro bagaglio personale. Aiuta a rispondere alla domanda che tutti ci poniamo: “Chi sono io?”.

cit. Chiara Rossi

Oggi sono qui per fare una riflessione, precisamente per collegare l’arte con il sentire.

Analizzando l’artista Frida Kahlo e le sue opere leggeremo come i sentimenti, che appartengono a tutti gli esseri umani, sono profondamente legati con l’arte e avremo modo di riflettere su come l’artista riporta nelle sue opere la sua vita personale. 

Dalla lettura dell’artista Frida Kahlo potrebbero nascere delle riflessioni personali legate al periodo di fatica che stiamo vivendo che sicuramente ha toccato la nostra emotività e ha attivato degli aspetti di noi che, prima di questa emergenza sanitaria, non consideravamo o non conoscevamo.

Per l’incontro con voi ho scelto di parlare di Frida Kahlo perché è un’artista che ho incontrato in vari modi, ne ho sentito per la prima volta parlare da una mia amica, e da quel momento ho sempre cercato di studiarla e scoprirla: andando a vedere le sue mostre, leggendo le sue biografie, guardando e analizzando i documentari e i film in cui lei era protagonista. 

Mi ha molto colpito un’esposizione al Palazzo Ducale di Genova di diversi anni fa, in cui, grazie ad un’ ampia e affascinante raccolta fotografica, la mostra presenta la vicenda artistica e sentimentale di Diego Rivera e Frida Kahlo, che furono figure di spicco della cultura messicana e internazionale del XX secolo. 

Rispetto al rapporto tra arte e psicologia credo che ci sia un forte legame: sono entrambe esperienze trasformative che sono in grado di richiamare alla vita e di provocare chi le guarda. 

L’opera d’arte diventa un luogo dove è possibile riconoscere parti di sé, non solo per l’artista, ma anche per il fruitore. 

Con l’arte si crea un terzo, che diventa un terzo comunicativo che apre l’intersoggettività e lo scambio. In realtà quando ci troviamo di fronte a un’opera d’arte succede qualcosa di molto simile a quando c’è un incontro, e dentro di noi, ogni volta che c’è un confronto, la nostra psiche non ne rimane indifferente… Si lasciano tracce, si attivano emozioni e sensazioni.

L’arte ha questa grande potenza di sapere coinvolgere il nostro corpo. 

A volte si pensa che la psicologia sia molto legata all’aspetto mentale, di ciò che sentiamo delle nostre emozioni. È vero, ma spesso ci dimentichiamo dell’aspetto corporeo, nel senso che la mente è parte del corpo, e il nostro apprendimento – soprattutto nelle prime fasi della vita – avviene attraverso il corpo e lui ne è il protagonista: la mente cresce e si forma grazie al corpo. 

L’approccio con l’arte è un approccio corporeo: per esempio per il fruitore nella vista o l’olfatto, nell’artista che crea il gesto…

I CONCETTI DELL’ANALISI STRUTTURALE – LA CREAZIONE DEL NOSTRO COPIONE PERSONALE

Oggi vi spiegherò in breve l’analisi strutturale, attraverso gli Stati dell’Io, studiata e coniata da Eric Berne (1910-1970), è una teoria sia psicologica che sociale, caratterizzata da un contratto bilaterale di crescita e cambiamento.

L’analisi strutturale della persona permette di comprendere e descrivere ciò che avviene dentro di essa a livello delle dinamiche intrapsichiche. Berne ipotizzò come la personalità di ogni individuo fosse suddivisa in diverse parti, ognuna consistente in pensieri, emozioni e comportamenti: gli Stati dell’Io GenitoreAdulto e Bambino

Stato dell’Io Bambino corrispondono ai comportamenti, pensieri ed emozioni appresi nell’infanzia. Noi teniamo e tratteniamo le esperienze emotive relazionali passate.
Stato dell’Io Adulto corrispondono ai comportamenti, pensieri ed emozioni che sono una risposta diretta al qui-ed-ora.
Stato dell’Io Genitore corrispondono ai comportamenti, pensieri ed emozioni trasmessi dai genitori o dalle figure d’attaccamento. Precisamente conteniamo gli aspetti più interiorizzanti, quelli che abbiamo fatto nostri, ma che abbiamo visto fare dagli altri.

Da questi tre concetti nasce il nostro Copione di vita, come noi stiamo al mondo: che ruolo ci assegniamo? Che ruolo hanno le persone vicino a noi?

All’interno del copione ci sono aspetti funzionali, che ci fanno stare bene nel mondo, e aspetti rigidi, che ci impediscono di spiccare il volo. Queste decisione di copione le prendiamo quando siamo molto piccoli – si ipotizza tra i 5 e i 6 anni . 

L’ ultimo concetto da spiegare è la Physis: una spinta vitale e continua che tocca tutti gli stati dell’Io ed è come una possibilità, uno slancio di stare nel mondo a modo mio: una forza che ci permette di stare nel mondo e anche di cambiare. 
La possibilità del cambiamento e dell’evoluzione. 

LA STORIA ATTRAVERSO ALCUNE OPERE DI FRIDA

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Frida Kahlo, La mia balia ed io, 1937. Olio su metallo, 30,5 x 35 cm.
Col. Museo Dolores Olmedo, Xochimilco, México.
Photographs by Erik Meza / Javier Otaola; image © Archivo Museo Dolores Olmedo, 2013 Banco de México Diego

Frida è una donna che nasce in Messico nel 1907.  Per parlare di lei e delle sue opere devo partire dalla sua famiglia, il cuore e la partenza di tutte le nostre vite, analizzando l’opera La mia balia e io (mentre sto poppando). 

La prima cosa che si capisce è che Frida non viene allattata dalla madre perché era in attesa della sorella minore Cristina. Questo è un quadro che ha un’inquietudine di fondo: la balia ha il volto coperto e mentre quello della piccola Frida è deforme, è un viso adulto. Il latte, inoltre, esce come se fosse un rubinetto, non c’è neppure l’aspetto della suzione. 
La cosa più forte è l’assoluta mancanza relazionale in un momento così intimo, come l’allattamento: questa mancanza di familiarità lascia il fruitore perplesso.

Questo si collega a ciò che Frida dice della madre, che descrive come “attiva e intelligente, ma calcolatrice, crudele e religiosa in modo fanatico“, come se da parte della madre ci fosse un invito a lasciare da parte le emozioni e a stare sulla realtà, sulle cose pratiche perché tutto il resto è superfluo. 
Questo aspetto relazionale, poco intimo, Frida lo riporta in questo quadro. 

Il padre è un artista, un fotografo e lei lo definisce “generoso, intelligente e coraggioso“; Frida è molto legata al padre che ha sofferto tutta la sua vita di epilessia. 
Ancora oggi convivere con l’epilessia è molto complesso, pensate in quegli anni che cosa potesse significare convivere con delle crisi, che ti mettono costantemente davanti ad una situazione incontrollabile del corpo e che creano un clima di incertezza.

Il padre ha passato a Frida la motivazione allo sforzarsi, a diventare una persona attiva nella sua vita e al combattere. Il copione del padre che lei cercherà di far suo, le diceva che il lavoro, il sacrificio e la dedizione sono i mezzi per combattere e vincere sulla malattia.

L’esperienza della pomeomelite, contratta all’età di sei anni, le farà scegliere, da lì a pochi anni, di studiare medicina; in particolar modo per prendersi cura di suo padre, ma anche di lei stessa colpita dalla malattia. 

L’aspetto della cura, che diventa ripartivo ai traumi famigliari: questo è il copione che lei inconsciamente adotta per se stessa. 

A diciotto anni, mentre era sull’autobus che la portava a scuola, le accade un incidente in cui resta gravemente ferita, farà una lunga degenza in ospedale e che la porterà ad indossare per 9 mesi un busto di gesso. 

Non sono stati solo 9 mesi di cure, sono stati 9 mesi di gestazione, in questo periodo Frida ha una nuova nascita e un cambio di copione, proprio attraverso la pittura. 

Durante la convalescenza, infatti, il padre che le porterà una scatola di colori, un simbolico passaggio di testimone, da quel momento Frida inizierà a dire: “che cosa mi servono i piedi se ho imparato a volare”. 

Inizia a pensare a sé in un altro modo, scopre la pittura e conosce il suo grande amore Diego Rivera.
La loro relazione è stata intensa e pregnante nella vita di Frida, l’amore per Diego l’accompagnerà per tutta la vita. 

Mentre vivono negli Stati Uniti lei ha un aborto spontaneo, che la fa cadere nello sconforto. Acquisisce la consapevolezza di non poter aver figli e per una donna avere questa consapevolezza, di non essere generativa da un punto di vista fisico, ha svariate compilazioni tanto da diventare un aspetto traumatico nella vita di Frida.
Nuovamente il corpo le dà l’impressione di non realizzare il suo desiderio.

Nonostante il loro forte sentimento da questa esperienza la coppia ne esce distrutta.

Ricominciare a lavorare non è semplice. Nel 1935 il rapporto tra Frida e Diego è molto difficile. Diego, che ha avuto diverse avventure con altre donne, iniziò una relazione con la cognata Cristina Kahlo, che fu una sua modella. Profondamente ferita, Frida lascia la casa dove abitava e dopo alcuni mesi va per un periodo, con due amiche, a New York.

Frida Kahlo mette la sua energia nell’ambito politico e sociale, divorzia con Diego, amore della sua vita.

Leggiamo questo suo questo periodo doloroso con due opere:

Frida Kalho, Le due Frida, 1939
Frida Kalho, Le due Frida, 1939; opera situata nel Museo de Arte Moderno, Città del Messico.

Frida esprime la sensazione che capita a molte persone di sentirsi due persone diverse contemporaneamente, che a volte fanno fatica a comunicare. Una scissione legata al trauma dell’abbandono che spacca in due l’artista che la porta a rappresentarsi divisa.

Frida Kahlo, Autoritratto con capelli tagliati, 1940
Frida Kahlo, Autoritratto con capelli tagliati, 1940

Autoritratto con capelli tagliati è un dipinto che ha un impatto emotivo forte, diventa palpabile la disperazione legata all’abbandono, ma qui, al contrario dell’opera precedente, c’è una possibilità di integrazione. 

Frida è una sola e riesce ad integrare il suo lato maschile con quello femminile, riesce a integrare il suo dolore con un aspetto di fierezza. La posizione, su una sedia, significa un “io ci sono”, ed è molto evocativo.
Ognuno di noi, infatti, è stato abbandonato in qualche modo, e tutti coloro che si interfacciano con quest’opera riescono a comprendere come l’artista usa l’arte per darsi il permesso di raccontare nuovamente anche il dolore, sia quello fisico e sia quello emotivo.

La separazione con Diego dura un anno, tanto da risposarsi nuovamente.
Frida ha finalmente una sua autonomia finanziaria ed è insegnante, ma il dolore fisico è sempre presente ed è costretta ad insegnare da casa.
Il quadro che rappresenta al meglio la sua vita in questo momento è La colonna rotta.

Frida Kahlo, La colonna spezzata, 1944
Frida Kahlo, La colonna spezzata, 1944. Olio su tela, 39,5 x 30,5 cm.
Col. Museo Dolores Olmedo, Xochimilco, México.
Photographs by Erik Meza / Javier Otaola; image © Archivo Museo Dolores Olmedo, 2013 Banco de Méxic

In quest’opera si parla della desolazione del dolore che rende vivida e immediata l’idea di che cosa sia stato per lei il dolore fisico. Un dolore del corpo che si lega al dolore dell’anima, come quello dei martiri. 
Poco dopo le verrà amputata la gamba, non migliorando però la situazione. Morirà pochi anni dopo (1954) di polmonite.

Frida Kahlo, L’amoroso abbraccio dell’universo
Frida Kahlo, L’amoroso abbraccio dell’universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xólot, 1949

L’ultimo quadro che analizziamo, intitolato L’amoroso abbraccio dell’universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xólo, è antropologicamente interessante da ammirare, tratta di archetipi che attraversano tutti gli esseri umani. 

In questa opera Frida rappresenta la sua vita: mette insieme la storia privata con la storia dell’universo, riesce ad integrarle in un’unica opera in cui connette aspetti anche opposti.
Fusione del terreno e del divino: dà valore alle differenze. 

Al centro c’è lei che tiene in braccio un piccolo, ma grande Diego che ha il terzo occhio della saggezza. Dietro ai due sposi si staglia la dea Madre della terra azteca, Cihuacoatl, scolpita nella pietra. Dietro alla statua e ai due protagonisti Frida ha dipinto la Madre Universale, che a sua volta li abbraccia e li contiene. In primo piano, sulla sinistra, è ritratto il cane di Frida, Itzcuintli Señor Xolotl, che rappresenta Xolotl, il guardiano del mondo dei morti, che ha preso la forma del cane per poter osservare il mondo terrestre. Sul suo dorso i morti vengono trasportati di notte nel mondo degli inferi.
Le fiamme di fuoco sono simbolo della verità. 

In questo quadro è rappresentato quello che sente e scrive e pensa di Diego:

“Diego. Inizio. Diego. Costruttore. Diego. Mio ragazzo. Diego. Mio sposo. Diego. Pittore. Diego. Mio amante. Diego. Mio marito. Diego.Mio amico. Diego. Padre. Diego. Mia madre. Diego. Mio figlio. Diego. Io. Diego. Universo. Diversità nell’unità. Perché lo chiamo mio Diego? Non lo è mai stato, e non lo sarà mai. Egli appartiene solo a se stesso“.

Per Frida Kahlo la pittura è stata la possibilità di modificare la sua decisione di Copione e di andare in alto, di volare e di essere presente e attiva in modo forte e determinato nonostante la sua malattia e le difficoltà.

La pittura le ha dato la possibilità di essere generativa, in maniera diversa da quella del proprio corpo, ma attraverso la creazione dell’arte.
La pittura le ha permesso una nuova narrazione di sé, e di integrare e superare i grandi traumi della sua vita. 

Frida insegna che l’arte apre a una possibilità trasformativa.
Creare arte significa avere delle responsabilità individuali: Frida ha reagito alle sue vicende, ha preso delle scelte e questo ci insegna che non bisogna dimenticarsi delle responsabilità delle nostre azioni. 

Il lockdown che stiamo vivendo non potevamo sceglierlo: ma scegliamo come reagire in questo momento storico. 

Eric Berne, diceva che “per modificare il proprio copione ci sono due possibilità: la terapia o l’amore.” 

Frida ha cambiato il suo copione grazie all’amore per l’arte.

A volte è più automatico dire che le cose accadono e noi non possiamo farci niente, ed è vero, è così: noi non possiamo modificare il nostro contesto, ma possiamo e dobbiamo essere attivi diventando protagonisti delle nostre scelte per il nostro futuro.

Valeria Magnoli,
Ufficio Stampa – Gruppo Foppa


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