5 cose che uno studente universitario vorrebbe dire ad un maturando

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

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La scelta del percorso post diploma è spesso difficile. Si tratta di una decisione che andrà a segnare il proprio futuro e che deve essere presa solamente da noi stessi.

In questo elenco troverai cinque cose che uno studente universitario, passato dall’incrocio in cui stai passando tu, vorrebbe dirti per aiutarti nella decisione.

1. Se puoi continuare a studiare: studia!

Non avere fretta di trovare lavoro. Perché il lavoro adesso, se vuoi, lo puoi trovare.

Non credere a quello che dicono, non è vero che l’Italia non ha un futuro per i giovani. Ci sono tanti lavori che non richiedono una laurea.

Un mio amico dopo le superiori ha smesso di studiare. Ha fatto qualche lavoretto e alla fine è stato assunto in una fabbrica di scarpe. Nel suo lavoro è diventato bravo, è salito di livello, l’hanno chiamato in un’azienda più importante. Ora sono sei anni che fa scarpe. Quando gli hanno fatto il contratto a tempo indeterminato volevamo festeggiare ma lui non era granché contento, quella sera mi ha guardata negli occhi e mi ha detto: “Ho un lavoro garantito a vita, farò per sempre scarpe perché non so fare altro”.

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Ho finalmente capito la frase che mi ripeteva sempre mia mamma quando ero in quinta superiore: “Hai tutta la vita per lavorare, se inizi ora poi non avrai più voglia di tornare a studiare, pensaci bene”.

Se hai un’interesse verso qualcosa coltivalo e fallo diventare il lavoro della tua vita. Perché il lavoro non va trovato in fretta e furia per sistemarsi ed essere indipendenti. Il lavoro occuperà tre quarti della tua giornata. Sceglilo bene e con calma. E quando lo avrai trovato, se non sarà quello giusto, cambialo. Una, due, dieci volte.

Ricordati sempre che la vita è la tua e sei l’unica persona che ha diritto a fare le tue scelte. Non gli altri, non il tempo, non le circostanze, solamente tu.

2. Se non sei sicuro di un percorso, intraprendilo

Il che non significa che devi pescare da un barattolo che università scegliere. Significa che se aspetti di essere sicuro di capire la strada giusta non andrai mai da nessuna parte.  Come fai a sapere che una cosa non ti piace se non l’hai mai provata?

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Non avere paura di sbagliare! La strada non è una, sono tante, anzi, tantissime!

Però il percorso lo fai con le tue gambe e nessuno ti vieta di poterti fermare, di riprendere fiato e di tornare indietro. E di sbagliare ancora, e ancora, e ancora. Perché non c’è niente di più bello di cercare e infine trovare quello che davvero fa per te.

3. Tre anni sembrano tanti, ma non sono niente

Ricordo che tanti miei compagni delle superiori scelsero di non continuare a studiare perché “mi sono bastati cinque anni, non voglio neanche pensare di farne altri tre”.

Tre anni sono 1.095 giorni, che sono 16.280 ore. Sono tantissime, vero? Però pensa al giorno in cui hai messo piede per la prima volta alle superiori. Sembra passato così tanto?

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Il tempo vola amico mio, tre anni non sono niente. Ti ritroverai alla tesi con una sola domanda: “Quand’è successo che da matricola sono arrivato a un passo dal traguardo?”

Chiedilo a chiunque, anche a tua nonna. Tre anni non sono niente!

4. Se l’università che vuoi fare è lontana non avere paura di stravolgere la tua vita

Ti parlo da milanese. Per me, quand’ero alle superiori, l’Università era la Statale di Milano, con le aule enormi ed i giardini interni. Erano le serate universitarie alle Colonne ed i tram pieni di studenti alle 8 del mattino.

Io non sapevo che università scegliere. Ero super indecisa e ho fatto diversi test d’ingresso. Quando ho capito quello che volevo fare e che non avrei potuto farlo a Milano mi ha pianto un po’ il cuore. Volevo studiare a Milano da quando andavo alle medie.

Ho trovato l’Accademia, un po’ per fortuna e un po’ per caso. Così sono iniziati i tormenti, che nelle decisioni da prendere in fretta non sono mai stata brava.
“Che faccio vado a Brescia?”

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Perdonatemi amici bresciani per quello che sto per dire, ma una milanese che pensa di spostarsi a Brescia non è che si senta proprio come se stesse andando a studiare a New York. E invece mi sbagliavo!

La mia New York io l’ho trovata anche qui. Ho trovato le persone giuste che sono diventate la mia seconda famiglia, le serate al “Due per Uno” e gli aperitivi con i Pirli*, che ora ogni tanto mi scappa di ordinarne uno a Milano e mi guardano tutti male perché “Cos’è sta roba?”

La verità è che non siamo alberi, che abbiamo le gambe e possiamo andare ovunque.

E casa tua sarà sempre casa tua, potrai tornarci quando vorrai e non sarà cambiato niente! Non avere paura di prendere il volo, siamo giovani e possiamo costruirci il nido dove vogliamo.

Mi raccomando però: chiama la mamma ogni tanto che, anche se non te lo dice, le piange il cuore dall’orgoglio ogni volta che sa di averti lontano. Ricorda che se sei coraggioso e indipendente lo devi a lei!

*Pirlo: spritz bresciano. Bevanda alcolica a base di vino fermo e Campari o Aperol.

5. Gli anni delle superiori sono i più belli. E poi lo saranno quelli dell’università

Ricordo gli anni delle superiori con un gran sorriso. Le ore in classe a fingersi attenti, i bigliettini alle verifiche, le prime sigarette fumate di nascosto all’intervallo.

Spesso mi sono sentita dire, quando ero alle superiori, di godermi quegli anni perché sarebbero stati i più belli. Ci credevo così tanto che verso la fine del quinto anno mi sono sentita sempre più triste. Ero giunta alla fine dei miei anni più belli? Assolutamente no!

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Con la fine del liceo ci si sente tutti un po’ in mezzo al mare. Che fine ha fatto il nostro porto sicuro? E poi arriva l’università. Nuovi volti che sorridono, nuove mani che ti stringono, nuove aule che ti accolgono.

Mio padre mi ha sempre detto che nella vita bisogna fare più cose possibili, ma che è importante anche lasciarle andare, ad un certo punto. Proprio per poterne fare delle altre. Non restare ancorato a niente. Non sei un’ancora!

Sii piuttosto una vela, lasciati trasportare dalla marea, tocca tutte le spiagge che puoi, innamorati delle terre che abbraccerai e poi lasciale andare per ricominciare da capo, per innamorarti di nuovo.

Ester Brivio
Studentessa del Biennio Specialistico di Grafica e Comunicazione


1 commento

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