La scenografia, il teatro, la fotografia hanno qualcosa in comune

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

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Gli studenti di Scenografia del II anno, durante il primo quadrimestre di lezioni, hanno affrontato il corso di Fotografia con la professoressa Tiziana Arici.

Dopo varie lezioni teoriche sull’uso della macchina fotografica e dopo quelle pratiche a sperimentare vari tipi di scatti, la docente ha deciso di portarci a visitare il Teatro Grande di Brescia, in modo tale da mettere in pratica “a caldo” quello che avevamo visto durante il suo corso, così da farlo nostro fin da subito.

SCENA 1
Teatro Grande – Interno, giorno

Gli spazi da noi fotografati sono stati:

  • L’ingresso
  • La Sala delle Statue
  • Il Ridotto (il cui ultimo restauro è stato a opera dei corsi di Restauro della nostra Accademia!)
  • La Sala Grande
  • Il Palcoscenico
  • I Palchi

La prima cosa evidente è stata che la pratica in certi casi, è ben più complessa della teoria. Bisogna tenere conto di vari elementi per riuscire a realizzare un fotografia corretta.

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L’obiettivo dal palco rivolto a la Sala grande e ai Palchi

SCENA 2
Accademia SantaGiulia – Interno, giorno
Intervista

Abbiamo intervistato la professoressa Tiziana Arici che ha sottolineato quali sono stati i problemi e le soluzioni adottate insieme a noi studenti.

Qual è la complessità di fotografare al Teatro Grande? Cosa serve tecnicamente?

“La complessità del fotografare al Teatro Grande è legata all’architettura ed alla grandezza del Teatro che rende necessario l’utilizzo corretto di focali grandangolari.
Gli scatti devono essere realizzati con l’utilizzo di un treppiede sul quale viene posizionata la macchina fotografica per poter realizzare scatti con tempi lunghi, non disponendo il Teatro di sorgenti di luce diffuse molto potenti ma di luci puntiformi.”

Come hanno affrontato queste difficoltà i ragazzi?

“I ragazzi del corso di Fotografia hanno risposto con curiosità e sperimentando le competenze acquisite durante la parte teorica del corso: l’uso dei tempi, del diaframma e la bassa sensibilità per ottenere miglior qualità di immagine.”

Quali sono stati gli errori commessi?

“Gli errori che sono stati commessi sono stati per lo più legati alle inquadrature, alla scelta del punto di vista o la scelta del dettaglio appropriato, ma totalmente giustificati dal fatto che sono state realizzate solo due sessioni di riprese fotografiche all’interno del Teatro.
Ognuno ha cercato di rendere al meglio le architetture attraverso il proprio sguardo, lasciandosi catturare da viste di insieme o da inquadrature più strette, meno descrittive e più emozionali.”

Il ridotto. SOPRA: Affresco del soffitto; sotto: pareti laterali con affreschi, stucchi, specchi e cornici lignee

Quali sono stati i risultati raggiunti dal punto di vista estetico? E didattico?

“I risultati sono espressi dalla gratitudine dei ragazzi riguardo all’opportunità di accedere a spazi del Teatro Grande esclusivi, che solitamente non sono accessibili; e sono espressi dagli scatti che sono stati realizzati con attenzione e riguardo del luogo, con il desiderio di guardare ed osservare un ambiente sia dal punto di vista architettonico che dalle numerose decorazioni, stucchi, affreschi, allestimenti, ed oggettistica”.

È stato inoltre fondamentale potersi muovere con la macchina fotografica decidendo autonomamente i punti di vista e le inquadrature per poter illustrare e descrivere attraverso l’obiettivo il fascino di questa struttura.

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La sperimentazione dopo la parte teorica è assolutamente necessaria in quanto offre la possibilità di cercare un proprio sguardo.

La revisione delle immagini di ognuno degli studenti alla fine del percorso pratico diventa fondamentale per acquisire attraverso la visualizzazione di tutto il materiale scattato dai partecipanti la consapevolezza del lavoro svolto e di quanto e in che modo si è riusciti a restituire la grande bellezza di un luogo.

L’obiettivo rivolto verso “l’occhio” del soffitto della sala grande

SCENA 3
Accademia SantaGiulia – Interno, giorno

Dal nostro punto di vista, ovvero quello dello studente a secondo anno del percorso di Scenografia, accedere al Teatro Grande è stata una grande opportunità per mettere effettivamente alla prova tutto ciò che abbiamo appreso durante il corso, ma non solo.

L’opportunità è stata anche quella di esprimere noi stessi attraverso il mezzo fotografico.

Revisionando i lavori in classe, infatti, ci siamo accorti di quante possibilità ci fossero di presentare attraverso delle immagini questo spazio: ognuno di noi ha dato il proprio punto di vista, diverso dagli altri, seppur il soggetto fosse lo stesso.

Fotografare significa scrivere con la luce, catturare frammenti di realtà facendo in modo che questi divengano veicolo di senso e mezzo di trasmissione di contenuto.”

– Alessandro Cinque

E come ad ognuno di noi appartiene un tipo diverso di scrittura, così vale anche per la fotografia: ognuno ha il proprio sguardo, la propria prospettiva e la propria modalità di comunicare il proprio mondo.

La fotografia, inoltre, gioca un ruolo importante nel lavoro dello Scenografo in quanto è in grado di restituire una visione diretta e asettica/oggettiva dello spazio in cui si andrà a lavorare così da poterlo studiare in tutti i suoi dettagli.

Con l’utilizzo de giusti strumenti di post produzione (Adobe Photoshop, After Effects, Lightroom, …), infine, é possibile creare in digitale ciò che poi verrà realizzato: molto utile per avere un’idea più chiara della resa a lavoro finito e poter, in caso, modificare il progetto prima della sua effettiva concretizzazione.

Francesca Muzio e Caterina Moioli
II anno del corso di Scenografia


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