L’emozione non ha voce, ma ha un font!

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

Photo by Bruno Martins

Se la parola scritta è la nostra voce, i font sono le nostre emozioni.

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Cos’è per voi un font? Che importanza ha in un progetto grafico?

Viviamo in un mondo frenetico, dove ai creativi viene richiesto di creare qualcosa di originale ed unico in poco tempo. Chi ne subisce maggiormente le conseguenze negative sono i font, costretti spesso a vivere nella menzogna perché obbligati a raccontare emozioni che non gli appartengono.

Vi racconto, come esempio, la storia del Comic Sans creato da Vincent Connare, un creatore tipografico della Microsoft Corporation:

Era notte fonda a Redmond (USA) e Connare si trovava a lavoro, pronto ad accogliere con entusiasmo il nuovo promettente software: Microsoft Bob, creato per attirare bambini e neo ti del computer con una grafica infantile, nel quale il protagonista principale era un cagnolino di nome Bob.

All’improvviso, il designer si accorse che c’era un grande difetto: il font di Microsoft Bob era Times New Roman: un carattere tipografico troppo antiquato per un software così allegro e adorabile.

Connare si sentì in dovere di fare qualcosa e preso da mille idee iniziò subito a disegnare. Fu così che nacque il famigerato e temuto Comic Sans, ispirato da fumetti e composto da forme arrotondate e fluide che richiamano la calligrafia di una ragazzino delle medie.

Purtroppo, Microsoft Bob era stato totalmente impostato con le misure del
Times New Roman e il povero Comic Sans fu rifiutato. Il software uscì in commercio con il suo aspetto originario e infatti fu un flop.

Il font di Connare nato per divertire e di certo non per suscitare odio o tristezza, iniziò invece ad essere utilizzato per qualsiasi genere di comunicazione, ad esempio, anche sulle ancate delle ambulanze o, peggio ancora, sulle lapidi commemorative. Attualmente è il font più odiato al mondo per colpa di un abuso insensato e se potesse parlare direbbe: “Creativi, lasciatemi giocare in pace con i bambini”.

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Da questa storia, vediamo come ben due font sono stati decontestualizzati e costretti ad indossare abiti troppo stretti. Questo, oggi, è quello che vivono la maggior parte dei caratteri tipografici e spesso, come è avvenuto per il povero Comic Sans, diamo la colpa a loro se la comunicazione non funziona.

Quanta crudeltà verso le colonne portanti della storia della grafica!

Basterebbe documentarsi sulla storia della grafica dal Novecento no ai giorni nostri per capire, ad esempio, che Londra non avrebbe avuto un’identità così forte e riconoscibile, se nel 1916 Edward Johnston (calligrafo, tipografo e insegnante di inglese, considerato il padre della calligrafia moderna) non avesse creato per lei il Johnston Sans: primo carattere ad essere stato disegnato per uso quotidiano, quindi senza scopi politici né culturali e che diede vita ad una vera identità tipografica, propria della città.

Il Johnston Sans è considerato, tutt’oggi, parte di una delle più efficaci immagini coordinate che siano mai state create.

Ma non finisce qui!

Barack Obama, forse, non sarebbe diventato il primo presidente Afroamericano degli USA, perché il motto YES WE CAN, non avrebbe avuto lo stesso valore se, a sostenerlo, non ci fosse stato il Gotham.

Font creato nel 2000, dalla Hoefler&Frere – Jones (fonderia newyorkese) per la rivista GQ magazine (rivista statunitense che si dedica all’universo maschile) e nato dalla passione per la New York degli anni venti e le sue caratteristiche insegne e dal ricordo della crisi di quell’epoca che segnò l’evoluzione delle strade newyorkesi.

Un font forte e determinato che esprime la vera essenza americana: l’ideale per valorizzare la corsa alle presidenziali di Obama del 2008.

Pensate quindi che scegliere un font sia facile?

Ogni carattere tipografico è stato creato con uno scopo preciso e ha l’intenzione di trasmettere determinate emozioni. Se queste ultime non vengono rispettate, il messaggio sarà confuso.

Come diceva il nostro amico Edward Johnston:

“Abbiamo tanto il diritto di usare le lettere migliori per scrivere o per stampare un libro, quanto ne abbiamo di usare i mattoni migliori, se riusciamo a trovarli, per costruire una casa.”

Secondo me è un ottimo consiglio, utile per tutti i creativi!

Giunti al termine, non vi ho detto una cosa importante!

Questa è stata la mia tesi di laurea del triennio di Graphic Design, con la quale mi sono messa in gioco perché ero io stessa un soggetto da sensibilizzare riguardo l’importanza della scelta del font.

Ho studiato tutta la storia della grafica e della tipografia dal Novecento fino ai giorni nostri e l’ho racchiusa in un libro (scritto ed impaginato da me) composto da storie di font che hanno cambiato il mondo della grafica, dal nome “Identità caratteriali – tipografie font che hanno lasciato il segno”.

copertina della tesi di laurea
Copertina della tesi di Valentina

Ricordo che fu una grande emozione scoprire questo nuovo mondo perché improvvisamente cambiai punto di vista e sembrava come se no a quel momento, la mia creatività era rimasta in sospeso.

Mi sentivo come la bella addormentata nel bosco, dopo anni con gli occhi chiusi, un bel font mi baciò e io mi svegliai.

Good Morning

Valentina Baiocchi
I anno del Biennio Specialistico di Grafica e Comunicazione (A.A. 2015/16)


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