Bombardieri della scultura

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

I segreti del mestiere: in studio da Remo e Stefano Bombardieri

12 aprile – Brescia.

Varcato il portone della cascina dove Remo e il figlio Stefano Bombardieri vivono e lavorano, abbiamo abbandonato la periferia industriale per immergerci nel loro mondo dove le idee prendono forma in dimensioni insolite al nostro sguardo: sculture enormi si sono mostrate al nostro cospetto, in particolare una trottola e un rinoceronte.

Gli artisti sono stati ben lieti di accoglierci nei loro laboratori, due strutture adiacenti in continua comunicazione, debordanti di opere, di ogni tecnica e materiale.

É stato interessante vedere la loro evoluzione creativa al primo colpo d’occhio.

Lo spazio di Remo, organizzato a livello espositivo, racconta le stagioni della sua attività artistica, cominciata dopo la precedente professione come meccanico.

Quest’ultima si riflette in tutta la sua produzione, come è evidente nella scelta del perno con il quale far ruotare tutte le sue sculture: fedele al fatto che se la scultura è a tutto tondo, deve essere vista in ogni direzione, e pertanto anche dal basso.

Cavalli, figure femminili classiche, maschere, germinazioni subiscono un processo di sintesi, passando dal figurativo al raggiungimento di forme essenziali e pure nelle ultime opere. Analogamente, dall’utilizzo del ferro Remo passa al legno, alla terracotta sino ad usare le resine, sovvertendo il modo tradizionale di lavorare questi materiali e sapendo anche adeguarsi al contemporaneo. Mettersi in gioco, sperimentare sono aspetti non scontati, in quanto non è facile affrancarsi da alcuni materiali e forme tradizionali.

Nella sua sintassi linguistica, il vuoto ha una importanza pari a quella che nella musica ha la pausa.

Partendo dalla lavorazione di questi nuovi materiali sintetici, quali: poliuretano espanso, polistirolo, gomme siliconiche, fibra di vetro, e anche grazie alle nuove tecnologie, Stefano ci ha condotto nel suo atelier, spiegandoci in modo più tecnico come questi siano utilizzati anche nella sua produzione.

La scelta è dettata dalle dimensioni che la sua idea di scultura esige, proibitive per altri materiali anche più tradizionali.

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Se l’animale prediletto del padre è il cavallo, memore del Futurismo e del Blaue Reiter, per Stefano è il rinoceronte l’animale “totem” – tratto dalla visione del rinoceronte nel film E la nave va di Federico Fellini, citazione a sua volta del gruppo scultoreo ad Ancona di Trubbiani – scelto come metafora e alter-ego e inserito, spesso sovra-dimensionato, in luoghi atipici con effetto spiazzante e di spaesamento.

Altrove il rinoceronte si fa esso stesso luogo, accogliendo biblioteche e citando così il mito della Caverna platonica.

Gli aneddoti di vita, la semplicità e generosità con la quale si sono raccontati ci hanno avvicinato, e nonostante la distanza generazionale, dal colloquio con loro è emersa una stessa idea della scultura, basata sul fare.

Uscendo dal laboratorio, ci siamo sentiti più consapevoli nella conoscenza di quello che avviene nel mondo lavorativo e nel sistema dell’arte.

Ciò che emerge è una commistione tra arte e vita: nessuna distanza tra il lavoro e la vita privata, ma una cosa sola. Come deve essere.

Per concludere con Remo, vive la vie!

Francesco Allegri, Davide Foppa, Camilla Gagliardi, Carlo Ricchini, Madalina Serotti, Sarah Vigier, Laura Zanga
Fotografie di Camilla Gagliardi


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