E tu, preferisci il giorno o la notte?

Pubblicato da Hdemia SantaGiulia il

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Ci piace molto dividere il mondo in categorie, ne godiamo, quasi.

Gli amanti del caffè o del the. Chi preferisce la montagna e chi il mare.
Collocare le persone e le cose che conosciamo in cassettini disparati ci aiuta a guadare le nostre giornate con la consapevolezza che se non sapremo che dire a Tizio, appartenente al cassettino Cane, parleremo amabilmente dei Border Collie che nostra suocera ha appena comprato, mentre se ci imbatteremo in Caio, cassettino Gatti, dovremo ingegnarci in altro senso.

Un po’ un ‘bigino’ alla vita, che ci risparmia silenzi imbarazzati e disagi sociali.

E ogni tanto capita che ci venga richiesto di auto diagnosticare la nostra, di appartenenza ad uno o l’altro cassettino, che sia parlando del più o del meno con una persona nuova, o in ambito accademico, come il caso corrente.

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Preferisco la notte o il giorno?

Quando sono più produttiva?

Insomma, belle domande.
Di giorno tendo alla procrastinazione cronica.
‘Ho tempo, eh, se ne ho. Ancora una pagina di questo libro. Ancora una merenda.’
Una eterna lotta al ‘fare’, anche se l’attività mi piace, per questione di puro principio: se posso star facendo dell’altro, allora, per Dio, farò dell’altro.

C’erano invece tempi in cui, forse per residuo di infanzia, quando calava il sole il mio cervello pur di non dormire se ne inventava di ogni, con il risultato di svegliarsi a orari improbabili per buttare giù un’idea.
Abitudine ora persa, sacrificata ad abitudini di sonno più equilibrate.

A livello di preferenza, però, la questione è diversa.
Come non amare le notti piene di suoni ovattati del mondo che scema e riposa?
Le brezze estive e le piogge imbronciate dell’autunno che rispettivamente filtrano dalle persiane e scrosciano fuori dalla finestra, solcando il buio?
La ricchezza e la pulizia della notte ammaliano.
L’arroganza e la frenesia del giorno instillano energia e buonumore, anche nelle peggiori giornate, e quindi non se ne può dire male.

Non potrò mai scegliere tra una notte sotto le stelle fredde del Canada, cullata dall’ululato dei coyote e dal gracidare dei rospi, seguendo con occhi stanchi i passi luminosi delle lucciole, e una giornata cremonese di primavera, soffocata dal sole caldo e dai piumini dei pioppi, il Torrazzo che splende contro il blu del cielo basso della pianura.

Per stavolta ho un piede in entrambi i cassetti, e va bene così.

Cosima Neumann


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